Mononucleosi, linee guida sulla malattia del bacio

Redazione:

La mononucleosi, nota anche come “la malattia del bacio” (kissing disease), è una patologia infettiva, virale, acuta e contagiosa. In linea generale, la mononucleosi si trasmette attraverso la saliva. Indirettamente, invece, può essere trasmessa entrando in contatto con oggetti contaminati dall’individuo affetto dal virus della mononucleosi.

L’infezione è causata dal virus di Epstein-Barr (EBV-virus | Epstein Barr Virus). Questa condizione colpisce prevalentemente durante l’infanzia e l’adolescenza, è può avere lunghi periodi di incubazione (dai 30 ai 50 giorni). I sintomi sono riscontrabili in malessere e stanchezza. E, proprio a causa di questi tratti comuni, può essere scambiata per altre malattie.

Che cos’è la mononucleosi?

La mononucleosi infettiva è una malattia che, generalmente, si trasmette con la saliva. È conosciuta anche con altri nomi: adenite acuta infettiva, febbre ghiandolare, febbre ghiandolare di Pfeiffer e linfoadenosi acuta epidemica.

In alcuni casi, i sintomi generali possono peggiorare e coinvolgere linfonodi, milza, fegato, cuore, polmoni e sistema nervoso centrale. Visto il carattere abbastanza comune dei segni, tale malattia può essere confusa con altre patologie (tipo la tonsillite batterica). 

Tuttavia bisogna rammentare che è poco contagiosa. Visto che parliamo di un virus, non è possibile eliminarlo del tutto, e quindi ci sono casi in cui si ripresenta nuovamente, anche a distanza di tempo.

Perché si chiama mononucleosi?

Il termine “Mononucleosi” deriva proprio dalla reazione del corpo all’infezione. Il virus, infatti, stimola la produzione dei globuli bianchi, delle cellule mononucleate o monociti nel sangue.

Come si prende la Mononucleosi?

Come avviene il contagio da mononucleosi? La trasmissione può avvenire principalmente con la saliva. Indirettamente, invece, con oggetti contaminati (anche di uso quotidiano, come spazzolini, piatti e bicchieri) dalle persone con la mononucleosi infettiva.

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Come evitare il contagio da mononucleosi?

Il virus della mononucleosi è considerato a bassa contagiosità. Fortunatamente, quindi, è abbastanza controllabile, ma bisogna essere cauti. Se abbiamo contratto la patologia, il virus può infettare per almeno 6 mesi.

Perciò, il consiglio principale è non entrare in contatto con altre persone, in primis con i bambini. Altresì, bisogna evitare di prestare oggetti personali agli altri, soprattutto se entrano in contatto con la zona oro-faringea. Infine, è opportuno evitare locali piccoli e i servizi di trasporto pubblico.

Mononucleosi in gravidanza

Nel caso in cui il contagio dovesse colpire una donna in gravidanza, non ci sarebbero pericoli. Né per lei né per il feto. Inoltre, è anche molto improbabile che i neonati possano contrarre questa malattia.

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mononucleosi in gravidanza

Quali sono le cause della Mononucleosi?

La causa della mononucleosi dipende dal virus Epstein Barr. È un virus facente parte degli herpes virus (come l’herpes labiale e il fuoco di Sant’Antonio). Del virus di Epstein-Barr esistono almeno due varietà.

Quali sono i sintomi della Mononucleosi?

Generalmente la mononucleosi è asintomatica o ha segni lievi, transitori e comuni all’influenza. Di fatto, ai test mononucleosi gli adulti possono risultare positivi anche senza ricordare di averla avuta. Quindi, per la mononucleosi sintomi iniziali possiamo riconoscere questi effetti:

  • senso di stanchezza, strascichi e debolezza;
  • ingrossamento dei linfonodi, della milza e del fegato;
  • febbre;
  • ittero visibile soprattutto alle sclere (la parte bianca dell’occhio);
  • gonfiore delle palpebre;
  • comparsa di macchioline per il corpo (dicasi esantema).

Visto il carattere asintomatico, può capire di contrarre la mononucleosi senza febbre, cioè senza mostrare uno dei segni più noti. In questo caso, comunque, l’infezione non viene ritenuta grave e può scomparire in circa 1/2 mesi. Può essere confusa con una brutta infezione da streptococco.

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Mononucleosi complicanze

Quando le condizioni di un paziente con mononucleosi si aggravano, possiamo incorrere in alcuni complicazioni gravi. Tra le varie:

  • Epatite:
  • anemia emolitica e trombocitopenia;
  • Miocardite;
  • Sindrome di Guillain-Barre, meningite, encefalite.

Le complicanze della mononucleosi, perciò, esistono, ma sono piuttosto rare. Ad esempio, come abbiamo visto poc’anzi, possiamo riscontrare situazioni ematologiche (anemia emolitica e piastrinopenia) e a carico del sistema nervoso centrale e periferico (convulsioni, alterazioni comportamentali, encefaliti e meningiti).

Alcune complicanze possono coinvolgere inoltre cuore e polmoni. A volte, invece, la malattia è così latente da risultare subdola all’organismo: il virus infatti attende che le difese immunitarie si abbassino per poi colpire. In questo caso abbiamo la “sindrome da fatica cronica“, che può durare diversi mesi e inficia principalmente le energie fisiche e mentali.

Ci sono situazioni, poi, dove si ipotizza anche una relazione tra deficit immunitario, infezione da EBV e infezioni croniche. Nel recente passato, infine, la mononucleosi infettiva è stata relazionata anche con l’insorgenza del linfoma di Burkitt, il cancro nasofaringeo e altri neoplasma. Di base, infatti, è stato notato che alcuni virus alterano le cellule ospite in modo tale che sviluppi tumori (ma, al momento, non è stata accertata una causa-effetto).

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medico controlla mononucleosi sintomi

Quanto dura l’incubazione della Mononucleosi?

Il periodo d’incubazione della Mononucleosi è compreso tra i 30 e i 50 giorni riguarda peculiarmente gli adulti e gli adolescenti. Un decorso che, nei bambini, è nettamente inferiore: circa 10-15 giorni.

Prognosi Mononucleosi

La durata della mononucleosi è abbastanza variabile. La fase acuta può durare 2 settimane, mentre la debolezza generale può restare per diverse settimane o, in rari casi, anche per mesi.

Mononucleosi diagnosi

La diagnosi clinica della mononucleosi avviene grazie al riconoscimento dei sintomi della condizione. Le analisi del sangue possono aiutare a confermare e individuare la presenza di specifici anticorpi anti-EBV. Come spiegato prima, l’insorgere di segni quali malessere, febbre, ingrossamento dei linfonodi e altri portano a sospettare della mononucleosi.

Quali sono gli esami da fare per Mononucleosi?

Ci sono diversi test che possono essere fatti per la conferma della mononucleosi nell’organismo. Troviamo:

  • esame emocromocitometrico (un esame di laboratorio completo del sangue che aiuta a capire la quantità dei globuli, i livelli dell’ematocrito e dell’emoglobina, oltre a diversi altri parametri del sangue);
  • monotest (ricerca non specifica di anticorpi diretti contro tale virus);
  • ricerca degli anticorpi anti-EBV VCA (valuta la presenza nel siero di anticorpi specifici – Viral Capsid Antigen – per l’EBV);
  • ricerca degli anticorpi anti-EBV EA (riguarda gli anticorpi specifici del virus – Early Antigen).

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medico spiega mononucleosi diagnosi

Qual è il miglior trattamento per la cura da Mononucleosi?

Non esiste una cura efficace per la mononucleosi, come per quasi tutte le malattie virali. Per alleviare i sintomi, sono consigliati riposo e antidolorifici. Il cortisone è utilizzato in rari casi, principalmente se le tonsille sono molto gonfie e rendono difficoltosa la respirazione.

Tuttavia, resta sempre la criticità di capire fin da subito che si ha a che fare con la mononucleosi infettiva, a causa dei sintomi abbastanza comuni. Gli esami specifici – di cui sopra elencati – possono aiutare il medico nell’individuazione del virus. In genere, è possibile individuarla entro le tre settimane. Al momento, inoltre, bisogna ricordare che non esiste un vaccino per il virus Epstein-Barr.

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Come curare la Mononucleosi?

Innanzitutto, è possibile attendere la guarigione spontanea della malattia. L’importante è non usare antibiotici e l’amoxicillina, in quanto può provocare un fastidioso rush cutaneo. Perciò, è consigliabile mantenere la funzionalità del sistema immunitario con uno stile di vita sano, equilibrato e senza stress eccessivi.

Una terapia efficace è quella farmacologica, consigliata dal medico in base alle condizioni cliniche del paziente in questione. Tale trattamento può prevedere la somministrazione di farmaci analgesici e medicinali antipiretici. Nei casi più severi, è consigliabile una terapia a base di immunoglobuline o anche di farmaci corticosteroidi (per pochi giorni).

La Mononucleosi può tornare dopo anni?

Trattandosi di un virus, sì, questa malattia può ricomparire dopo anni. Raramente, però, assistiamo a casi di ricadute croniche. Tuttavia, alcuni pazienti accusano stanchezza e difficoltà di concentrazione dopo esserne stati affetti.

Questo perché l’EBV può residuare latente nel tessuto linfoghiandolare e può esserci una riattivazione. Una dinamica conosciuta, come abbiamo visto prima, con il nome di “sindrome da fatica cronica“, uno stato che può durare diversi mesi e colpisce le energie fisiche e mentali.

Con la mononucleosi si può uscire di casa?

Parliamo sempre di un virus, quindi di base è consigliabile che l’individuo affetto da mononucleosi resti a riposare a letto ed eviti ingenti sforzi fisici (un richiamo soprattutto indirizzato agli sportivi).

La durata di ripresa può variare dalle 6 alle 8 settimane, soprattutto se viene riscontrato un ingrossamento della milza. A causa di ciò, raramente, può capitare che un paziente con questa malattia possa incorrere in traumi addominali. Siamo comunque nel caso di un’emergenza medica, e va opportunamente segnalato all’ospedale più vicino.

Mononucleosi bambini, a quando il ritorno a scuola?

Nel momento in cui febbre e stanchezza sono svaniti, il bambino potrà tranquillamente tornare a scuola.

farmaci per mononucleosi cura

Mononucleosi cosa mangiare?

La dieta ha un ruolo importante nella lotta alla mononucleosi. In particolare, è bene evitare cibi come fritti e salame. Cioè, tutti quegli alimenti grassi che possono danneggiare il fegato, reso vulnerabile proprio dall’avanzata del virus Epstein Barr. Insomma, il consiglio principale è nutrirsi in modo sano.

Tra i cibi consentiti troviamo pasta, riso, pane, latte, yogurt e formaggi magri, carni magre, pesce, uova alla coque, verdure, legumi, frutta, zucchero, miele, marmellate, prosciutto crudo e bresaola.

Invece, alimenti da limitare sono burro, prosciutto cotto, spezie e aromi, tè e caffè. Tuttavia non basta conoscere quali pietanze sono da tenere sott’occhio e quali meno, ma anche il modus operandi dell’alimentazione. Nel dettaglio, una persona con mononucleosi dovrà tenere in considerazione le seguenti buone pratiche:

  • Pasti piccoli, frequenti e ad alta digeribilità;
  • Assumere molta acqua e potassio;
  • Ricchezza di acidi grassi del gruppo omega 3 e di fitoelementi;
  • probiotici;
  • nutrienti a supporto del sistema immunitario.

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mononucleosi cosa mangiare

Transaminasi GPT e mononucleosi

Transaminasi GPT sono enzimi localizzati principalmente nel cuore e nel fegato. Cosa hanno a che fare con la mononucleosi? In caso di infiammazione causata da virus, si può determinare un’alterazione della permeabilità della membrana cellulare o addirittura la distruzione della cellula con liberazione di Transaminasi GPT. Livelli così alti sono riscontrati proprio nella mononucleosi, e aiutano il medico nella diagnosi.

LDH alto e mononucleosi

La lattato-deidrogenasi, meglio note come LDH, è un enzima citoplasmatico che permette la conversione dell’acido piruvico in acido lattico. Se il valore riscontrato di LDH è alto, è ipotizzabile uno squilibrio tra gli isoenzimi e quindi potrebbe esserci un qualche tipo di lesione ai tessuti. La mononucleosi causa questa aumento vertiginoso.

Oxana Corso e la mononucleosi

Oxana Corso è un’atleta russa, nata a San Pietroburgo il 9 luglio 1995, di adozione italiana. Nel 2016 Corso rilasciò un’intervista proprio ad Ability Channel, spiegando che due anni prima aveva scoperto di avere la mononucleosi. “È stato un anno abbastanza brutto per me – ci raccontò -. Ho avuto molti problemi, sia a livello psicologico che a livello fisico, e diciamo, che dopo il 2014, cambiando allenatore, e cambiando situazioni, sono riuscita, diciamo a rinascere dalle mie ceneri, come una fenice”.

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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