Alex Zanardi: prima la persona poi la disabilità (ma solo nei tragici eventi)

Redazione:

È il solito disco rotto: un celebrità con disabilità (Alex Zanardi) è protagonista di una vicenda dolorosa (un’incidente) e, immediatamente, la macchina social della rincorsa al post più commuovente si attiva.

Badate bene: non è un problema esprimere cordoglio e vicinanza nei confronti di una persona, ma risulta ipocrita farlo mentre, ad esempio, siamo soliti parcheggiare su posto non riservato a noi. Insomma, una riflessione è d’obbligo.

Alex Zanardi: quando si viene riconosciuti come persona?

Si tratta di un vero e proprio controsenso che distingue un po’ il genere umano: dimenticarsi delle persone con disabilità, ma riconoscerne l’effettiva umanità solo in circostanze drammatiche e pietistiche. Un fenomeno che non è semplice da spiegare, ma che alle volte fa emergere qualche perplessità e incoerenza di fondo che andrebbe analizzata tout court.

Partiamo proprio dalla questione del riconoscimento della persona prima della sua disabilità, che avviene solo in situazioni dolorose o alla morte del protagonista in sé. La gravità di un evento, il pietismo di fondo che ne scaturisce, porta inevitabilmente a riqualificare il personaggio in sé: non è più solo un disabile o un superuomo, ma una persona che lotta tra la vita e la morte.

Ma è proprio in vita che tale persona andrebbe esaltata per essere, di fatto, una persona, e non aspettare che la stessa diventi un ricordo. Basti pensare alla recente scomparsa di Ezio Bosso, in vita esaltato più per il superamento della propria condizione che come artista di fama mondiale.

Dal pietismo al superuomo: parliamo di persone

Stiamo parlando, oltretutto, di personalità che in vita sono ostracizzate tra due poli: dal supereroe all’angelo sceso in terra. Quando, nella realtà dei fatti, si trattano di persone con passioni e obiettivi, che hanno la fortuna di usare la propria figura per ribadire un concetto: la persona con disabilità è, prima di tutto, una persona.

Come al solito, però, si è preferito guardare il messaggero invece che il messaggio, il dito invece che la luna. Una reazione a catena che, appunto, si è improvvisamente inceppata di fronte a una triste vicenda, che portano una società (finora disinteressata a tutelare i diritti di una parte della propria comunità) a unirsi per pregare che Alex Zanardi vinca la sua ennesima battaglia.

Sostanzialmente, l’ipocrisia di fondo sta nell’essere uniti solo nei momenti bui di una persona, per poi dimenticarsi il suo reale valore in vita: ad esempio, il messaggio sociale di grande speranza espresso da Alex Zanardi a favore di una maggiore salvaguardia dell’equità, partendo dall’assunto che ognuno di noi è una persona.

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