Matthew Perry: una vita tra “Friends”, dipendenze, solitudine e famiglia

Redazione:

Matthew Perry è morto all’età di 54 anni. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato sabato 28 ottobre 2023 nella sua casa a Los Angeles. Le cause della morte dell’attore, famoso per aver recitato Chandler Bing nella serie “Friends“, sono ancora da accertare, ma al momento l’ipotesi sull’assunzione di droghe illegali sarebbe solo una mera speculazione.

Fin dallo scoppio della notizia infatti, in molti hanno ipotizzato che la morte dell’attore fosse collegata al suo passato di dipendenza da droghe e alcool, voci smentite sul nascere proprio perché nella sua casa non sono state trovate droghe illegali, bensì prescritte, come  il farmaco RX, antidepressivi, farmaci ansiolitici e un farmaco per la BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva).

Riassumere la vita e la storia di Matthew Perry semplicemente per il suo passato di dipendenze è fuorviante e pleonastico, in quanto l’attore è stato un uomo come tanti, con la sua complessità e i suoi demoni.

Matthew Perry e “Friends”: dietro il volto di Chandler Bing

Tutto noi ricordiamo lo sferzante, ironico, insicuro e tagliente Chandler Bing, personaggio della fortunata serie televisiva “Friends” che, insieme a Jennifer Aniston, Lisa Kudrow, David Schwimmer, Courtney Cox e Matt LeBlanc, ha dato un significato al termine amicizia.

Ma già ai tempi di “Friends”, e probabilmente anche prima, l’attore stava combattendo contro la solitudine e la dipendenza: “Era solo un ragazzo alla disperata ricerca di fama – dichiarò in un’intervista a PEOPLE nel 2022 -, convinto che avrebbe sistemato tutto. Semplicemente ‘acceso’ tutto il tempo. È stato solo quando avevo circa 35 anni che ho capito che non dovevo farlo perché probabilmente è fastidioso per le persone. Avevo 24 anni quando ho ottenuto il ruolo e la malattia stava appena iniziando proprio in quel periodo”.

Fu un periodo molto complesso per Matthew Perry, sebbene ha spiegato di esser sempre stato sostenuto dal cast: “È come i pinguini. In natura, quando uno è malato o ferito, gli altri lo circondano. Gli girano intorno finché il pinguino non riesce a camminare da solo. Questo è più o meno quello che il cast ha fatto per me”.

Dopo esser tornato sobrio e dopo anni di lotte, Matthew Perry decise di raccontare la propria storia nel libro “Friends, Lovers and The Big Terrible Thing” (2022), attraverso il quale ha apertamente raccontato di non ricordare molto di 3 anni in cui ha recitato in “Friends”, in particolare dalla terza alla sesta stagione”.

Matthew Perry e i problemi della dipendenza

Nel proprio libro Perry parla approfonditamente della sua dipendenza, raccontando che è stato in riabilitazione 15 volte, ha subito 14 interventi chirurgici allo stomaco e ha rischiato di morire a 49 anni quando gli esplose il colon a causa della dipendenza da oppioidi. Inoltre stimò di aver pagato 9 milioni di dollari per tornare sobrio.

In merito alla dipendenza, in molti ricordano un evento in particolare, quando dopo un incidente con la moto d’acqua durante la produzione di “Fools Rush In” del 1997 lo portò alla dipendenza da oppiacei. “Il primo effetto fu euforia – svelò a PEOPLE -. E poi non avevo bisogno di bere, il che ti faceva sudare e farti puzzare di alcol. Alla fine è così che i miei amici hanno capito che stavo facendo qualcos’altro, perché ho smesso di bere. Ed è aumentato molto velocemente, quindi sono arrivato al punto di prenderne 55 [Vicodin] al giorno. Ero sceso a 128 libbre”.

L’attore ha inoltre raccontato l’episodio che lo ha spinto a smettere di assumere farmaci: “Ero in coma dopo la macchina ECMO e mi sono svegliato due settimane dopo e mi sono reso conto di avere una sacca per la colostomia. Dissero: ‘È tutto troppo disordinato laggiù. Non possiamo fare un intervento chirurgico. Ma tra circa un anno puoi invertire la situazione’. È stato davvero infernale averne uno perché si rompono continuamente. Quindi il mio terapista mi ha detto: ‘La prossima volta che pensi di prendere OxyContin, pensa solo ad avere una sacca per la colostomia per il resto della tua vita’. E si è aperta una piccola finestra, e sono strisciata attraverso di essa, e non voglio più l’OxyContin”.

E da qui la decisione di parlare della sua storia di dipendenza: “Pensavo che sarebbe stato accattivante. Soprattutto per le persone che hanno questo problema e quanto può diventare oscuro. I medici dissero alla mia famiglia che avevo il 2% di possibilità di vivere. Quello è stato il momento in cui mi sono davvero avvicinato alla fine della mia vita”.

Matthew Perry e la solitudine: un uomo in cerca di amore

In più di un’occasione Perry ha anche parlato del profondo senso di solitudine patito negli anni. In “Friends” sentiva di essere solo, nonostante la fama e il successo, e questa sensazione è rimasta impressa nella sua vita per tutti gli anni avvenire.

“A 49 anni, avevo ancora paura di stare da solo”, racconta nel suo libro – come riportato da Cinematographe -, e non è un caso che in lui sia insita questa paura, visto che lo stesso attore si è sempre descritto come una persona ipercritica su di sé, incapace di accettare la possibilità di felicità e amore, ma anche colpito da situazioni che lo hanno fatto arretrare, come “donne che volevano i miei soldi senza preoccuparsi veramente di me”, come dichiarò a PEOPLE.

Il mio cervello è fatto per uccidermi, e io lo so – scrisse nel suo libro -. Provo costante senso di solitudine, una forma di desiderio che si aggrappa all’idea che qualcosa al di fuori di me possa essere in grado di aggiustarmi. Ma ho avuto tutto ciò che l’al di fuori di me aveva da offrirmi! […] Per la maggior parte del tempo, ho questi pensieri soffocanti: non sono abbastanza, non sono importante, sono troppo esigente. Questi pensieri mi fanno sentire a disagio. Ho bisogno d’amore, ma non mi fido dell’amore. Se dismettessi il mio personaggio, il mio Chandler, e vi mostrassi davvero chi sono, potreste notarmi, ma, cosa peggiore, potreste notarmi e lasciarmi. E non riesco a sopportarlo”.

Matthew Perry e il ruolo della famiglia

Matthew Perry ha sempre sottolineato di non voler dare la colpa a nessuno del suo passato di dipendenza: “È una malattia. Ce l’ho e ce l’hanno anche più di 10 milioni di altre persone. Non dico: “Beh, questo è perché ho avuto un’infanzia terribile”. Ho il gene della dipendenza e, per qualche motivo, mi ci è voluto molto più tempo anche solo per cercare di sconfiggerlo”. A conti fatti però la sua infanzia è stata particolare.

I suoi genitori, John Perry e Suzanne Langford, sono ricordate come figure impreparate all’accudimento. “Una volta preso il barbiturico [pillola contro le coliche, ndr] – narra Matthew nel suo libro -, la piantavo all’istante [di piangere, ndr]. A quanto pare piangevo, la medicina faceva effetto, io andavo al tappeto, e mio padre scoppiava a ridere. Non voleva essere crudele; i bambini strafatti sono divertenti. Ci sono delle foto di me da piccolo in cui sembro completamente fuso, ciondolo come un tossico ad appena sette settimane”.

Quando i due divorziarono, Perry aveva 9 mesi e restò con la madre in Canada, per poi andare in California dal padre. Un momento che l’attore descrisse così: “Non aver avuto un genitore su quel volo è una delle tante cose che hanno condotto a un eterno sentimento di abbandono… Se fossi stato abbastanza importante non mi avrebbero lasciato viaggiare non accompagnato, giusto?”.

Nella sua vita, Matthew Perry si è sentito “un bambino escluso e osservato dalla famiglia così da fuori, da sentirmi ancora quel ragazzino in alto tra le nuvole, su un volo diretto da qualche parte, non accompagnato”.

Leggi anche: Si può morire di solitudine? Scopriamo cosa dice la scienza

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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