Solitudine: che cos’è e come possiamo combatterla

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La solitudine è una condizione mentale che presenta due facce della stessa medaglia: da una parte può essere positiva per il nostro benessere interiore, in quanto è costruttiva per approfondire, esplorare ed evolvere la conoscenza di sé stessi; dall’altra può rivelarsi complicata da gestire, comportando condizioni come depressione, ansia, sofferenza, angoscia, bassa autostima e sfiducia di sé.

Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, la solitudine protratta per lunghi periodi causa danni alla nostra salute, generando soprattutto l’innalzamento del livello di cortisolo (ormone dello stress), che può provocare infiammazione dell’organismo e la comparsa di malattie croniche come diabete di tipo 2 e ipertensione. La solitudine può anche essere classifica in diversi stati:

  • solitudine esteriore, cioè restare isolati. Si tratta di una condizione che dura poco, in quanto dipende fortemente dal momento della vita che stiamo vivendo;
  • solitudine interiore, cioè la condizione mentale che non ci porta ad apprezzare la vicinanza delle persone che abbiamo intorno, facendoci sentire comunque soli;
  • solitudine desiderata, cioè la decisione consapevole di una persona di stare da sola, alla ricerca di un momento intimo;
  • solitudine subita, cioè che ci fa pensare di essere soli quando siamo circondati da molte persone, creando solamente relazioni superficiali che non annullano questo pensiero.

Sintomi: come riconoscere la solitudine?

La solitudine può essere riconosciuta attraverso alcuni segni inequivocabili:

  • insicurezza;
  • senso di inadeguatezza;
  • timore del giudizio altrui;
  • sensazione di sentirsi soli anche in mezzo ad altre persone;
  • giudicare molto faticoso il contatto con gli altri;
  • avere pensieri negativi;
  • difficoltà a dormire;
  • ipertensione;
  • avere solo conoscenze superficiali;
  • percezione di un vuoto interiore;
  • aritmie;
  • infiammazioni.

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A cosa è dovuta la solitudine?

La solitudine può avere diverse cause, ma prima di andarle a vedere, vale la pena evidenziare che questa condizione mentale può inficiare sulla vita di ognuno di noi – sebbene colpisca più gli anziani e le donne.

Questa condizione mentale può colpire persone che non hanno una rete di amicizia o una famiglia, genitori soli, caregiver, chi cambia città, lavoro, scuola o università, chi ha problemi di mobilità (come le persone che presentano alcune tipologia di disabilità), chi presenta gravi problemi economici, chi subisce discriminazione, chi sta affrontando un lutto o chi ha ansia sociale.

In merito alle cause, possiamo rammentare che attualmente sono sempre più note le notizie secondo cui ci sentiamo sempre più soli, e motivi possono essere riconosciuti su vari livelli:

  • sviluppo rapido di nuove tecnologie, il cui uso ci ha portato a isolarci;
  • sviluppo di un’urbanistica che presenza meno spazi aggregativi e di condivisione sociale;
  • ampliamento della cultura narcisista;
  • costante bisogno di essere pieni di cose da fare in ogni momento;
  • la concezione che l’eroe è tale solo se opera in solitaria.

In base a quanto riportato da IPSICO, alcuni studi di neuroimaging hanno evidenziato che il dolore della solitudine interessa una specifica area del cervello, l’area emotiva, “denominata regione del cingolo anteriore dorsale, che è la medesima che registra le risposte emotive al dolore fisico”.

Quali sono le conseguenze della solitudine?

La solitudine è una condizione che può avere effetti dannosi sulla nostra salute, sia quella fisica che mentale. Tra le varie conseguenze troviamo:

  • meno esercizio fisico;
  • meno ore di sonno;
  • aumento del rischio di morte prematura;
  • depressione, ansia e suicidio;
  • aumento del rischio di demenza, ictus e malattie cardiache;
  • aumento del rischio di sviluppare malattie croniche come diabete di tipo 2 o pressione arteriosa alta;
  • aumento del rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer.

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Cosa fare quando ci si sente soli e tristi?

Come abbiamo visto, la solitudine può essere una condizione fortemente invalidante in termini sociali, e dunque può minare la nostra qualità di vita. Per uscire da questa situazione e combatterla, è possibile rivolgersi a uno psicologo o a uno psicoterapeuta.

Ci sono comunque delle accortezze che possiamo portare avanti nella nostra quotidianità – ma che non valgono per tutte le persone, per questo motivo è sempre meglio ascoltare uno specialista. Per tentare di far sparire la solitudine possiamo:

  • frequentare nuovi corsi;
  • cogliere occasione per fare nuove conversazioni;
  • rimanere in contatto con gli altri o andare a trovarli a casa;
  • fare volontariato;
  • stringere nuove amicizie;
  • iscriversi all’Università della terza età;
  • prendersi cura di sé;
  • dormire le ore necessarie a riposarsi;
  • fare attività fisica;
  • seguire una dieta sana ed equilibrata;
  • pianificare gli appuntamenti della settimana in anticipo;
  • parlare apertamente delle proprie emozioni a un amico, un familiare, un medico o uno psicologo.

Cosa non fare quando ci sentiamo soli?

Quando ci facciamo prendere dalla solitudine, rischiamo di compiere gesti e azioni che non ci aiutano a levarci di dosso questa condizione mentale. Spesso infatti gli errori che facciamo sono:

  • compiere tante azioni e tanti compiti in un’unica volta;
  • fissare il proprio pensiero su eventi o situazioni che non possono essere cambiati;
  • confrontarsi con gli altri;
  • credere di non poter stare meglio;
  • sentirsi costantemente minacciato da qualcosa.

Dunque resta indubbio che la miglior mossa per combattere la solitudine sia esporsi agli altri e combattere le paure che ci costringono a vivere all’interno di questa condizione. Impariamo a guardargli gli altri, e non a fissarci su come gli altri guardano noi: consideriamo il prossimo come persone capaci di avere stati mentali tali da poter vivere anche loro le nostre stesse emozioni.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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