Eutanasia in Italia: proposte di legge, casi di cronaca e referendum

Redazione:

Sono oramai più di vent’anni che si parla di Eutanasia in Italia. Eppure, a conti fatti, l’avanzamento legislativo e culturale in materia va ancora a rilento, nonostante esistano diversi tipi di eutanasia (come l’eutanasia attiva e passiva). Cosa dice la legge italiana in materia?

Cosa significa Eutanasia?

In greco antico, il termine Eutanasia significa “Buona morte“. Nei tempi odierni la parola definisce l’intervento medico che procura la morte di una persona consenziente, malata o menomata in modo permanente. In particolar modo, quindi, riguarda persone terminali, con svariate disabilità gravi o con situazioni cliniche che ne destabilizzano fortemente la qualità della vita.

Quali sono i diversi tipi di Eutanasia in Italia?

Nel corso degli anni, l’argomento si è ramificato nella società del Bel paese, circoscrivendo il tema su varie tipologie di Eutanasia. Ecco quali sono:

  • Eutanasia attiva – Quando il medico causa direttamente la morte del malato;
  • Attiva volontaria – Se il medico agisce su richiesta esplicita del malato;
  • Eutanasia passiva – Nel caso in cui il medico si astiene dal praticare cure volte a tenere in vita il malato;
  • Suicidio assistito – Autonomamente il malato pone termine alla propria vita in presenza di un medico, il quale fornisce i mezzi per il raggiungimento dello scopo.
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Quando l’Eutanasia è legale in Italia?

Prima di studiare caso per caso, è doverosa una precisazione: in Italia non esiste una regolamentazione unica riguardante l’eutanasia, quindi non è mai consentita. Tuttavia, per ognuna delle tipologie presentate finora, il codice penale prevede delle conseguenze.

Eutanasia attiva e omicidio del consenziente

L’eutanasia attiva è assimilabile all’omicidio volontario, ai sensi dell’art. 575 c.p. (“Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno”). Ma se si dimostra il consenso del malato (eutanasia attiva volontaria), allora interviene l’art. 579 c.p., cioè l’omicidio del consenziente (“Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione dai 6 ai 15 anni”).

Eutanasia passiva e omicidio volontario

Più difficile, invece, la questione dell’eutanasia passiva. Se è vero che può essere configurato il reato di omicidio volontario secondo l’art. 40 c.p., è altrettanto corretto affermare la difficoltà nel dimostrarne la colpevolezza. Come mai? La sospensione delle cure da parte del malato è un diritto inviolabile della Costituzione Italiana. L’art. 32, comma 2, in particolare, recita che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Si veda il caso di Piergiorgio Welby.

Suicidio assistito

Infine, il suicidio assistito è equiparato all’istigazione o all’aiuto al suicidio, come disciplina l’art. 580 c.p. (“Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da 5 a 12 anni”). Ma nel novembre 2017 il Tribunale di Milano ha stabilito che non si può ostacolare la volontà di un malato di recarsi all’estero per richiedere il suicidio assistito. In questo caso, si legga la storia di Dj Fabo.

Eutanasia in Italia: quali sono le alternative?

La domanda dunque sorge spontanea: cos’é possibile praticare in Italia in termini quasi vicini all’Eutanasia? Di seguito, un elenco di possibilità:

  • terapia del dolore: somministrazione di farmaci analgesici che alleviano le sofferenze del paziente non procurandone la morte;
  • libertà di cura e terapia: basata sugli articoli 13 e 32 della Costituzione Italiana, nessuna persona capace di intendere e di volere può essere costretta a un trattamento sanitario, anche se ritenuto indispensabile per la propria sopravvivenza;
  • rifiuto dell’accanimento terapeutico: il medico può interrompere o rifiutare trattamenti gravosi per il malato;
  • dichiarazione anticipata del trattamento (DAT): il testamento biologico (entrato in vigore in Italia il 31 gennaio 2018);
  • sedazione palliativa e continua: i pazienti terminali vengono addormentati per non costringerli a soffrire (non provoca la morte);
  • cessazione delle cure dopo diagnosi di morte: in particolare avviene con la morte cerebrale.

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Legge eutanasia in italia

La storia delle proposte di legge in Italia sull’eutanasia

Il 1984 è l’anno in cui l’eutanasia è accostata per la prima volta alla politica italiana. In particolare, il parlamentare Loris Fortuna (uno dei padri della legge sul divorzio) presentò una legge per disciplinare l’interruzione delle terapie ai malati terminali. Nell’agosto 2001, poi, i Radicali presentarono una pdl dal titolo “Legalizzazione dell’eutanasia”.

Una prima svolta però la si ha nel dicembre 2012: l’Associazione Luca Coscioni, Exit e Uaar presentarono una proposta di legge di iniziativa popolare. Dopo la raccolta firme avvenuta nel 2013, e l’interessamento dell’allora presidente della Camera Laura Boldrini, il 14 dicembre 2017 si arrivò alla legge sul testamento biologico.

Si tratta di una dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari, cioè un documento con il quale una persona elenca una serie di terapie a cui vuole sottoporsi o per cui decide di rifiutarsi. Se l’individuo non può esprimere il proprio volere, la responsabilità passa ai parenti di primo grado o ai rappresentanti legali.

Proposta di legge per Eutanasia: i casi Mantero e di Fine Vita

Tuttavia ancora oggi non esiste una legge che regolamenti l’Eutanasia in senso stretto, nonostante nel 2019 la Consulta diede un anno di tempo per legiferare in materia. Una delle due note positive riguarda un disegno di legge del senatore Matteo Mantero (ex Movimento 5 Stelle, ora Potere al Popolo) dal titolo “Disposizioni in materia di Eutanasia“, di cui però ancora non è iniziato l’esame. Questa proposta di legge è composta da 8 articoli, così composti:

  • ART. 1: “La presente legge tutela il diritto alla dignità e all’autodeterminazione della persona, garantendo una buona qualità della vita, libera da sofferenze non necessarie”;
  • ART. 2: con il termine Eutanasia si intende “la somministra­zione, da parte del personale medico, di far­maci aventi lo scopo di provocare, con il consenso del paziente, la sua morte imme­diata e indolore”;
  • ART. 3: ha diritto di richiesta di eutanasia il paziente “maggiore di età e capace di intendere e di volere, le cui sofferenze fisiche o psichiche sono insostenibili e irreversibili, o che sia affetto da una patologia caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta”;
  • ART. 4: la richiesta di Eutanasia deve essere una “scelta libera, certa e consapevole, ben pon­derata e volontaria e deve essere redatta per atto pubblico o mediante scrittura privata au­tenticata, alla presenza di almeno due testi­moni, datata e sottoscritta dal disponente e dai testimoni”. Può comunque essere ritirata in qualsiasi momento;
  • ART. 5: spetta al medico accettarsi che sussistano tutte le condizioni per il trattamento eutanasico, che dovranno essere confermate anche da un altro operatore sanitario;
  • ART. 6: in caso di morte per via eutanasica, la persona sarà “dichiarata dece­duta di morte naturale a tutti gli effetti di legge”;
  • ART. 7: “Le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale non si appli­cano al medico e al personale sanitario che abbiano praticato trattamenti eutanasici”, ma solo in determinate situazioni;
  • ART. 8: “Il Ministro della salute presenta annual­mente alle Camere una relazione sullo stato di attuazione della presente legge”.

Un altro caso più recente, e che potrebbe avere presto aggiornamenti, riguarda la proposta di legge di iniziativa popolareDisposizioni in materia di morte volontaria e medicalmente assistita“, anche nota come “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia“, composta dai 8 articoli:

  • ART. 1: proposta di legge che “disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile o con prognosi infausta di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente ed autonomamente alla propria vita”;
  • ART. 2: “Si intende per morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale, in esito al percorso disciplinato dalle norme della presente legge, si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e la supervisione del Ser- vizio Sanitario Nazionale;
  • ART. 3: può farne richiesta “la persona maggiore di età, capace di prendere decisioni libere e consapevoli ed affetta da sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili;
  • ART. 4: la richiesta può essere ritirata in qualsiasi momento, ma in caso di ricorso alla pratica “deve essere manifestata per iscritto e nelle forme previste dall’articolo 602 del codice civile” o “può essere espressa e documentata con qualunque dispositivo idoneo che gli consenta di comunicare e manifestare inequivocabilmente la propria volontà;
  • ART. 5: disciplina le modalità di morte per eutanasia in vari commi e specifica che tale decesso “è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge;
  • ART. 6: verranno istituiti i Comitati per l’etica nella clinica presso le Aziende Sanitarie Territoriali;
  • ART. 7: “Le disposizioni contenute negli articoli 580 e 593 del codice penale non si applicano al medico e al personale sanitario e amministrativo che abbiano dato corso alla procedura di morte volontaria medicalmente assistita;
  • ART. 8: il Ministero della Salute deve presentare una “relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui alla presente legge”.

Nel luglio 2021 tale proposta di legge sull’eutanasia (il testo base) è stata approvata dalle Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera: Pd, M5S, Leu, Italia Viva, Azione e +Europa hanno dichiarato il proprio voto favorevole, mentre Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega hanno dato voto contrario. Il 25 ottobre 2021 il testo sarebbe dovuto essere esaminato dall’Aula della Camera, ma tale data è stata rinviata (data ancora non specificata).

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come funziona eutanasia in italia

Alcuni casi di Eutanasia in Italia

L’Eutanasia non è praticabile in Italia, dunque molte persone scelgono di andare all’estero per far valere le proprie decisioni. A ogni modo nel Bel Paese sono emersi diversi casi di cronaca che hanno sollevato l’urgenza di una regolamentazione più ampia sul tema.

Una delle storie più note è quella di Elena Moroni, in coma irreversibile a seguito di un edema cerebrale, alla quale il marito Ezio Forzatti staccò il respiratore che le teneva in vita, mentre minacciava il personale medico con una pistola. Tutto ciò accadde il 21 giugno 1998: il processo assolse Forzatti poiché il il fatto non sussisteva.

Altro nome, altro fatto. Eluana Englaro era una giovane donna di Lecco. Nel 1992 finì in stato vegetativo a causa di un’incidente stradale. Nel 2009 morì su richiesta del padre, che chiese la sospensione di qualsiasi terapia. Questa decisione fu presa con un decreto della Corte di Appello di Milano, confermato poi in Cassazione.

Una storia meno nota al grande pubblico, ma non per importanza, è quella Giovanni Nuvoli, paralizzato a causa della sclerosi laterale amiotrofica. L’uomo chiese di essere staccato dal respiratore artificiale, e trovò nell’anestesista Tommaso Ciacca un alleato. Quest’ultimo però fu bloccato dalle Forze dell’Ordine. Una svolta che però porto Nuvoli a iniziare lo sciopero della fame e della seta il 16 luglio 2007, fino a morire il 23 luglio 2007.

Una vicenda simile colpì nel 2006 anche Piergiogo Welby, il quale voleva essere staccato dal respiratore. In questo caso il desiderio fu esaudito il 20 dicembre 2006 a opera del medico anestesista Mario Riccio, poi prosciolto nel luglio 2007 in quanto il fatto non costituiva reato.

E ancora, abbiamo il caso di Dj Fabo, all’anagrafe Fabiano Antoniani, che fu accompagnato in Svizzera da Marco Cappato per avere il trattamento eutanasico: così Antoniani morì in una clinica il 27 febbraio 2017.

Storia simile riguarda quella di Davide Trentini, malato di sclerosi multipla dal 1993 che scelse suicidio assistito in Svizzera nel 2017, accompagnato da Marco Cappato e Mina Welby. Il caso ha destato particolare scalpore, arrivando fino alle aule della Giustizia, che nel 2021 in appello confermò l’assoluzione per Cappato e Welby.

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Mina Welby

Referendum Eutanasia Legale: cos’è e cosa chiede

Vista le intricate vicende giudiziarie, nel giugno 2021 l’Associazione Luca Coscioni aveva iniziato a raccogliere firme per il referendum sull’eutanasia legale, che vuole parzialmente abrogare l’art. 579 del codice penale, consentendo così di introdurre l’eutanasia attiva. L’obiettivo sembrava piuttosto ostico: ben 500mila firme entro il 30 settembre 2021. La cifra è stata ampiamente superata, raccogliendo più di un milione e 230mila firme.

Il coordinatore della campagna Matteo Mainardi ha spiegato ad Ability Channel che il successo è stato reso possibile grazie ai social e ai giovani, “che sono gli unici che possono essere informati tramite Instagram, YouTube e podcast. La televisione tradizionale ci ha dato veramente pochissimi spazi, iniziano a parlare del Referendum sull’Eutanasia Legale ora che le 500mila firme sono state raggiunte. Il passaparola è stato fondamentale per poter arrivare a questo risultato”.

Leggi anche: Referendum Eutanasia Legale, cosa succederà dopo il 30 settembre?

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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