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Community Network Approach, un modello per trattare l’autismo (e non solo)

Redazione:

Il Community Network Approach è un modello di intervento integrato, di tipo cognitivo–comportamentale, che favorisce la qualità della comunicazione e lo sviluppo delle abilità sociali e delle autonomie della persona presa in carico, utilizzando un lavoro di rete e avvalendosi di professionisti con diverse qualifiche.

Come nasce il Community Network Approach

La sottoscritta, psicologa, specialista in psicologia clinica e psicoterapia individuale e di gruppo, presidente della cooperativa sociale Tutti giù per terra Onlus, con la sua equipe, supervisionata dai prof. Michele Zappella e Ron Larsen II, ha elaborato il modello. Il Community Network Approach, ai suoi esordi, è stato condiviso anche con diversi centri di ricerca, studio e cura, quali l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese-Policlinico Santa Maria alle Scotte e l’Università degli studi di Siena.

Le peculiarità dell’approccio cognitivo-comportamentale

La particolarità di questo modello è che, essendo molto flessibile, ha permesso di integrare al suo interno le parti migliori di altri metodi specifici e validi per gli autismi, ma anche per molti disturbi dell’età evolutiva. Il Community Network Approach pone particolare attenzione all’aspetto relazionale/affettivo, che ha un impatto positivo anche sulla sfera personale e sociale. Un’altra caratteristica importante consiste, inoltre, nell’essere realizzato attraverso un progetto individualizzato e centrato sulla persona, sul suo mondo e sul suo progetto di vita.

I punti fondamentali dell’approccio sono la relazione basata sulla fiducia, l’aiuto visivo e l’organizzazione spazio temporale delle attività. Tutto ciò comporta una facilitazione degli apprendimenti naturali. Il Community Network Approach viene definito modello di rete perché si ottimizzano le risorse presenti (in primis la famiglia, la scuola, le attività sportive).

Cosa si acquisisce

Il modello prevede un’analisi puntuale del bisogno del bambino/ragazzo e del suo contesto di riferimento, attraverso un’attenta valutazione funzionale e un’analisi della domanda. Si costruisce così una risposta che segua lo sviluppo del bambino ed il reale bisogno nello specifico momento evolutivo. Tale risposta può però essere messa in discussione, a seguito di un monitoraggio e/o supervisione clinica (attività entrambe periodiche), che ne evidenzi la necessità.

Gli obiettivi

Il Community Network Approach vuole “cucire addosso” alla persona con bisogno speciale una strategia che sia nel contempo sociale e sanitaria, attingendo da metodologie approvate dalle linee guida nazionali specifiche per ciascun bisogno riscontrato, ovvero evidence based.

Gli strumenti

Relativamente ai disturbi dello spettro autistico e sindromi correlate, il Community Network Approach prevede l’utilizzo di:

  • TEACCH, ausili specifici – shoebox tasks;
  • lavoro intenso sulla relazione Attivazione Emotiva o Reciprocità Corporea;
  • comunicazione aumentativa–alternativa (CAA);
  • educazione cognitivo affettiva (cat-kit);
  • Denver Model e intervento sulle abilità sociali.

Non solo autismo

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Il Community Network Approach può essere declinato, oltre che per i disturbi dello spettro autistico e sindromi correlate, anche per diversi disturbi della fase evolutiva:

  • i disturbi dell’apprendimento (DSA);
  • i Bisogni Educativi Speciali (BES), che comprendono anche difficoltà dovute a svantaggio sociale, culturale o scarsa conoscenza della lingua e della cultura italiana;
  • disturbi alimentari psicogeni;
  • disturbi della relazione e della regolazione (iperattività).

Dopo una valutazione funzionale, il trattamento specifico sugli apprendimenti segue una presa in carico globale, che, a seconda dei casi, prevede diverse modalità di valorizzazione ed espressione (laboratorio di teatro, attività di volontariato, interventi assistiti con gli animali).

Articolo di Fabiana Sonnino

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