Carlo Calcagni sul trapianto: “Donare dopo la morte può salvare vite”

“Facciamo la nostra presenza per dare un bel messaggio, questo messaggio di vita e del donare anche dopo la morte perché possiamo salvare delle vite, ragazzi, ragazzini che tornano a vivere e a respirare vita, questo è il vivere che io intendo, questo è lo sport che a me piace”.

Questo è il messaggio in favore della donazione degli organi che Carlo Calcagni ha voluto fosse chiaro durante una 24ore di ciclismo a Roma, presso l’autodromo di Vallelunga. Il Colonnello infatti ha preso parte all’iniziativa sportiva dalle 19:30 del 16 luglio fino alle 19:30 del 17 luglio 2022, capitanando La Fenice, il nome di una squadra di sette ragazzi trapiantati e dializzati dell’Associazione ANED.

L’impresa parla chiaro: sono stati percorsi dal team 380 chilometri durante tutta la gara. Una sfida durissima, svolta nella fase diurna sotto un sole estivo e con la forte esigenza di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema molto sensibile.

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Carlo Calcagni con alcuni dei ragazzi del gruppo “La Fenice”

Carlo Calcagni e ANED, l’associazione: “Sport come strumento per stare insieme”

Sono state 24 ore di pedalate percorrendo il maggior numero di chilometri, 380, alternando i vari protagonisti della giornata, ma che in gran parte sono state fatte da Carlo Calcagni, spinto da una forza irrefrenabile al ritmo del motto “Mai arrendersi“.

I ragazzi l’hanno seguito felici, spinti nel loro desiderio di fare, nonostante le difficoltà quotidiane, perché lo sport è per tutti, è aggregazione, è inclusione, è valorizzazione delle differenze oltre che di confronto agonistico, ma soprattutto è uno strumento di trasformazione culturale, come sottolinea Bruno Galimberti di ANED: “Lo sport è lo strumento per far sì che i ragazzi possano stare insieme, partecipare e soprattutto non farli sentire ‘non idonei’ a fare attività fisica”.

La vittoria di questi ragazzi è a prescindere dal loro piazzamento, in quanto la loro partecipazione occupa il gradino più alto del podio e, soprattutto, la loro presenza ribalta il preconcetto che abbiamo delle persone malate ‘moribonde e a letto’. A ribadirlo è lo stesso Carlo Calcagni: “C’è il concetto che il malato deve stare moribondo nel letto: non è così”. E la sua forza è da esempio perché è vero che la malattia gli ha profondamente cambiato la vita, ma l’ha anche aiutato a crescere e a credere in se stesso, trasformando il tutto in qualcosa da donare.

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Carlo Calcagni all’avvio delle 15,30 dei giri in pista
Fabiola Spaziano
Autrice di campagne pubblicitarie stampa e web per brand internazionali e nazionali, gestisce l’immagine e il team creativo di Abilitychannel e di Heyoka, coordina ed organizza tutte le attività e i rapporti con sponsor e collaboratori.

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