Armita Geravand (o Garawand): chi è e perché è in coma in Iran

Redazione:

Armita Geravand (anche se non è ancora chiaro se il suo cognome sia Garawand) è stata soprannominata la nuova Mahsa Amini in Iran, in quanto le due storie sembrano molto simili tra loro. Armita, ragazza di 16 anni, da domenica 3 ottobre 2023 è in coma a causa, secondo quanto dichiarato dall’Hengaw Organization for Human Rights, della polizia morale iraniana per l’inosservanza della legge sull’obbligo dell’hijab. Ma cosa sta succedendo?

Cos’è successo ad Armita Geravand?

La mattina di domenica 1° ottobre 2023 Armita Geravand avrebbe subìto una “grave aggressione fisica da parte degli agenti della polizia della Moralità nella metropolitana Shohada di Theran” per l’inosservanza dell’obbligo dell’hijab. È quanto viene segnalato dall’associazione Hengaw, ma anche dall’Iran Human Righst e altre associazioni sui diritti umani.

La sua storia è arrivata anche in Italia per via di un filmato diventato virale nelle ultime ore, in cui vediamo una ragazza, presumibilmente Armita, portata fuori da un treno da altre ragazze e posizionata sulla banchina del binario apparentemente priva di sensi. Non si capisce bene cosa le sia potuto accadere, in quanto il video mostra solamente immagini fuori il vagone, e non il suo interno.

Hengaw Organization for Human Rights parla di aggressione fisica, ma non solo. Secondo le loro informazioni, la ragazza sarebbe in coma presso il Fajr Air Force Hospital, l’ospedale dell’aeronautica di Teheran, e costretta a “rigide misure di sicurezza” a causa delle quali “non sono consentite visite alla vittima”, “nemmeno alla sua famiglia”. Secondo quanto riporta anche il The Guardian, una giornalista del quotidiano riformista Sharg, Maryam Lotfi, si sarebbe recata all’ospedale per coprire la notizia, ma sarebbe stata arrestata – per poi esser rilasciata qualche ora dopo.

In base a quanto riferisce l’organizzazione Hengaw, i funzionari governativi hanno affermato che “non si è verificato alcun alterco fisico“, mentre i media statali, citando le autorità della metropolitana di Teheran, hanno parlato di uno svenimento dato dalla bassa pressione sanguigna. I genitori della ragazza avrebbero rilasciato un’intervista all’agenzia di stampa ufficiale di governo, Fars, in cui affermano che la figlia non sarebbe stata aggredita.

Tuttavia l’Iran Human Rights parla di “intervista forzata” durante la quale “la madre balbetta mentre trattiene le lacrime”. Il The Guardian ricorda che “in passato le autorità iraniane hanno pubblicato interviste forzato con membri della famiglia”.

Leggi anche: Cosa succede in Iran, perché ci sono manifestazioni e chi è Mahsa Amini?

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Una manifestante iraniana in favore di Mahsa Amini in piazza del Campidoglio a Roma nel 2022 (Foto di Angelo Andrea Vegliante)

Armita Geravand come Mahsa Amini: un anno dopo la storia sembra ripetersi

La storia di Armita Geravand o Garawand presenta diverse similitudini con quella di Mahsa Amini, 22enne di origine curda morta in circostanze misteriose. Il 13 settembre 2022 la giovane, che si trovava con i genitori a Teheran, sarebbe stata fermata a un posto di blocco della polizia locale perché non indossava l’hijab in maniera conforme alla legge vigente.

Secondo la polizia e le autorità, Amini sarebbe morta per cause naturali, una versione però osteggiata da sempre dalla famiglia della 22enne. “Mi hanno fatto vedere il suo corpo, aveva lividi sul volto – aveva dichiarato il fratello Kiarash Amini al Corriere della Sera – ma non mi hanno permesso di fotografarlo, chissà come mai. Poi due giorni dopo la polizia della moralità ha detto che mia sorella era morta a causa di un infarto. Ma lei era sana, completamente sana e non soffriva di cuore”.

A seguito di questa vicenda, circa 150 città in tutto il mondo hanno cominciato a manifestare per chiedere l’introduzione della democrazia in Iran al grido di “Donna, vita, libertà”, attraverso anche l’iconico gesto del taglio dei capelli.

Leggi anche: In Iran le persone disabili vengono discriminate o tutelate?

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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