Cosa succede in Iran, perché ci sono manifestazioni e chi è Mahsa Amini?

Redazione:

Da diversi giorni molte persone si chiedono cosa succede in Iran e perché le manifestazioni che stanno attanagliando il Paese asiatico siano collegate al nome di Mahsa Amini. Sono domande legittime, visto che anche in Italia sono state organizzate proteste e sit-in per approfondire la questione iraniana, con moltissime donne che si sono togliate i capelli per solidarietà. Perché sta accadendo tutto ciò?

Cosa succede in Iran e perché riguarda Mahsa Amini?

Cosa succede in Iran può essere riassunto con due date ben precise. La prima è il 15 agosto 2022, quando il presidente Ebrahim Raisi ha firmato un decreto con un elenco di nuove e aggiornate restrizioni su come donne e ragazze devono vestirsi all’interno della comunità locale, incrementando le norme riguardanti appunto lo hijab e la castità, andando a inficiare su una normativa sempre più stringente che risale addirittura alla Rivoluzione islamica del 1979.

L’altra data è il 16 settembre 2022, segnata dalla morte di Mahsa Amini avvenuta in circostanze misteriose. Da diversi giorni la 22enne curda si trovava a Teheran con la famiglia, quando venne arrestata dalla polizia locale con l’accusa di indossare in modo poco consono il velo. Dall’edificio delle Forze dell’Ordine però uscirà solo su un’ambulanza, che la porterà in un ospedale dove, dopo 2 giorni di coma, morirà.

In base alla versione della polizia, si tratterebbe di un malore improvviso, ma la famiglia non ha mai creduto che questa fosse la verità, un sentimento che è stato raccolto anche dalla comunità iraniana, che ha deciso di insorgere per chiedere verità e giustizia sulla morte della giovane donna. Basti pensare che già durante i funerali della 22enne sono stati registrati i primi scontri tra manifestanti e polizia.

Intanto qualche ora fa è stato pubblicato il rapporto medico effettuato a Teheran sul corpo della donna e, secondo quanto apprende Ansa, Mahsa Amini sarebbe morta a causa di una malattia e non per le percosse. In base all’Organizzazione di medici legali iraniani quindi, la scomparsa della giovane sarebbe dovuta a “un intervento chirurgico per un tumore al cervello subito all’età di 8 anni”.

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Una manifestante iraniana in piazza del Campidoglio a Roma (Foto di Angelo Andrea Vegliante)

Non è la prima volta che la comunità locale insorge contro il regime degli ayatollah in carica in Iran. Per fare un esempio, nel 2009 ci furono grosse sollevazioni popolari a causa della rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, a cui presero parte centinaia di migliaia di persone, represse dal governo attraverso l’uso della violenza. Anche negli anni successivi ci furono altri moti para-rivoluzionari indirizzati contro l’attuale classe dirigente, che però ha sempre risposto con repressioni, garantendo al regime stesso di continuare a esistere nonostante i numerosi cortei.

A differenza del passato però, stavolta l’Iran ha conquistato l’interesse mediatico internazionale, anche perché a scendere in piazza sono soprattutto donne e studenti. La tragica storia di Amini, infatti, ha acceso una miccia fondamentale nel Paese, che ora è tornato a sollevarsi nuovamente – e con maggiori partecipanti – contro il regime teocratico iraniano degli ayatollah, ottenendo persino il sostegno da parte anche di alcuni Paesi europei, come l’Italia, dove numerose persone sono scese in piazza insieme alle comunità iraniane presenti nel nostro Paese.

In queste proteste non è da sottovalutare il ruolo delle donne, in quanto sono il motore portante delle proteste che stanno avendo luogo in Iran. Ad esempio, l’atto di tagliarsi i capelli come azione di solidarietà per le donne iraniane nasce proprio dalle stesse donne iraniane, che in alcuni video vengono riprese proprio mentre si tagliano i capelli oppure bruciano il proprio velo.

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Cosa succede in Iran tra manifestanti e polizia locale?

Secondo un’indagine pubblicata da Amnesty International, dal 19 al 25 settembre sarebbero state uccise 52 persone (tra cui 5 donne e 5 minorenni) dalle forze di sicurezza iraniane. Inoltre, i documenti dell’organizzazione mondiale proverebbero il modo aggressivo con il quale il regime sta tentando di sopprimere le proteste.

In primis con l’impiego delle Guardie rivoluzionarie (uno dei corpi più fedeli al regime), delle forze paramilitari basiji, del Comando per il mantenimento dell’ordine pubblico, della polizia antisommossa e di agenti in borghese, oltre al ricorso “alla forza letale e alle armi da fuoco con l’obiettivo di uccidere manifestanti e nella consapevolezza che il loro uso avrebbe potuto causarne la morte”.

Come se non bastasse, sarebbero state documentate “torture ai danni di manifestanti e semplici passanti, di aggressioni sessuali ai danni delle donne in piazza”. Dall’altra parte della barricata però, sempre secondo Amnesty, la narrazione delle autorità iraniane è avversa ai manifestanti, descrivendoli come pericolosi e violenti.

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Chi sono gli ayatollah?

Secondo la definizione data da Treccani, lo ayatollah è un titolo dato a dottori di scienze religiose e giuridiche, alti dignitari della gerarchia sciita, che costituiscono quasi un’aristocrazia teologica. Dal 1979 a oggi, gli ayatollah esercitano un profondo e forte ruolo politico all’interno dell’Iran.

Al momento l’attuale Guida Suprema dell’Iran è Alī Ḥoseynī Khāmeneī, politico e religioso iraniano, massimo esponente nazionale del clero sciita, ex presidente dell’Iran dal 1981 al 1989. In base a quanto riferisce Il Post, in queste settimane le proteste sarebbero concentrate proprio contro questa figura, tanto che molti manifestanti starebbe gridando a gran voce “morte al dittatore“, proprio in riferimento ad Ali Khamenei.

Cosa succede in Iran: quali sono i motivi delle manifestazioni?

Come detto precedentemente, il motivo principale per il quale il mondo sta raccontando cosa succede in Iran riguarda la scomparsa di Amini, la cui vicenda è ancora da chiarire definitivamente.

Tuttavia possiamo considerare questa storia come la miccia che ha fatto traboccare il vaso, visto che il Paese non vive un momento felice da diversi anni. Per questo motivo infatti possiamo affermare che le manifestazioni e i cortei che stanno avendo luogo nella nazione asiatica hanno radici molte profonde e coinvolgono vari aspetti della società locale.

Innanzitutto, dobbiamo tenere in considerazione la storia del luogo, fatta per lo più di repressioni violente nei confronti dei manifestanti: alla fine della fiera, il regime è riuscito a restare in piede anche per atti di forza perpetrati nei confronti della popolazione, che non hanno fatto altro che accrescere la rabbia negli abitanti. E anche ora, il regime sta rispondendo violentemente ai cortei di piazza.

Contemporaneamente, l’Iran non è un Paese che sta crescendo socialmente ed economicamente, anzi sta vivendo una crisi abbastanza seria: da una parte abbiamo un incremento percentuale dell’inflazione e della disoccupazione, dall’altra la corruzione è molto diffusa. In mezzo, una cultura ideologica che mal concilia personalità politiche e comunità.

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Quale potrebbe essere il futuro dell’Iran?

C’è comunque da sottolineare che nel Paese vi sono state anche manifestazioni a favore degli ayatollah, le quali, come riporta Euronews, avrebbero chiesto di giustiziare chi manifesta contro il velo obbligatorio. Quindi chiedersi cosa succede attualmente in Iran non è l’unica domanda da porsi, poiché il contesto attuale fa emergere la necessità di affrontare il futuro stesso della nazione.

Un futuro che, almeno nell’immediato, non sembra porterà a un depotenziamento dell’attuale regime in carica, visto che – come dimostra la storia – in passato la classe politica iraniana è stata capace di sopprimere ogni tentativo di manifestazione con la violenza, nonostante le persone coinvolte – soprattutto le donne – sia aumentato.

L’ipotesi più accreditata è che attualmente in Iran viene alimentata una bomba pronta a esplodere nel momento in cui vi sarà l’elezione della nuova Giuda suprema che prenderà il posto di Ali Khamenei: le prossime candidature infatti sono quelle dell’attuale presidente Raisi e del figlio di Ali, tale Mojtaba Khamenei. Questo scenario potrebbe portare a una fragilità politica interna tale da influenzare nuove manifestazioni ancora più partecipate.

Lo scenario futuro appare ancora più a lungo termine anche perché al momento i cortei non hanno colpito pesantemente il regime, che ancora rimane saldo e fermo nelle sue posizioni. Resta comunque evidente che il popolo iraniano ha ottenuto maggiore forza e consapevolezza dei propri mezzi, ma appare improbabile che tali movimenti possano rovesciare completamente la situazione politica dell’Iran in breve tempo.

Bisogna comunque sottolineare alcuni dettagli che nel lungo periodo potrebbero fare la differenza. In un’intervista rilasciata a Fanpage, il giornalista e docente di Sociologia politica all’Università di Padova Giuseppe Acconcia ha spiegato che “il popolo iraniano è giovanissimo e vuole un cambiamento radicale nel proprio paese: le proteste in Iran sono potentissime e possono avere degli effetti significativi sull’establishment politico”.

“Ma al di là di chi vi sta prendendo parte – ha continuato il giornalista -, i due elementi più significativi di queste proteste sono il fatto che riguardano i curdi e movimenti femministi. I movimenti femministi sono stati fondamentali nelle ultime manifestazioni perché se c’è una continuità con le proteste precedenti viene proprio dai movimenti che chiedono diritti per le donne”.

“Che il regime cambi è difficile – ha infine concluso Acconcia -, anche se quello che molti auspicano in Iran, quello che però è possibile è che ci sia una riforma che viene dal sistema della repubblica islamica: parliamo di eliminare l’obbligatorietà del velo, alleggerire le imposizioni delle leggi, restringere i poteri della guida suprema. Il popolo iraniano è giovanissimo e vuole un cambiamento radicale nel proprio paese”.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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