Rugby in carrozzina Tetraplegia
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Rugby in carrozzina

Il rugby in carrozzina, noto anche come Wheelchair Rugby, è una disciplina sportiva praticata principalmente da persone con tetraplegia, ma anche da persone con una disabilità che coinvolga sia gli arti inferiori che superiori (tri-amputati, poliomielitici, sindrome di Guillain-Barré, paralisi cerebrale, dismelia e alcune forme di distrofia muscolare). Questo sport nasce in Canada verso la fine degli anni Settanta da parte di un gruppo di persone tetraplegiche che cercavano un’alternativa al basket in carrozzina, in cui viene richiesto l’impiego degli arti superiori e di una buona manualità, abilità che la tetraplegia non consente pienamente. A livello internazionale il rugby in carrozzina è gestito dall’International Wheelchair Federation, mentre in Italia abbiamo la FISPES. A differenza di altre discipline sportive, in questo caso il contatto tra le carrozzine è molto duro, e di fatto sono presenti attrezzature tali da proteggere i giocatori.

Sport che puoi praticare con queste disabilità: Amputazione arti superiori, Paraplegia, Spina bifida, Tetraplegia

Storia del rugby in carrozzina

In base a quanto scritto da FISPES, la prima apparizione del rugby in carrozzina fuori dai confini canadesi risale al 1979, in particolare negli Stati Uniti, durante una manifestazione alla Southwest State University (Minnesota). E nello stesso anno venne organizzato anche il primo Campionato Nazionale Canadese.

Il primo torneo internazionale a squadre invece venne disputato nel 1981 tra team di USA e Canada, ma solo nel 1993 questa disciplina verrà riconosciuta ufficialmente a livello internazionale con la nascita della Federazione Internazionale di Rugby in carrozzina (IWRF). Nel 1989 un nuovo torneo internazionale fu costituito da Canada, Stati Uniti e Grand Bretagna.

Il Comitato Paralimpico Internazionale ha riconosciuto questo sport nel 1994 come sport paralimpico, e un anno dopo furono disputati i primi Campionati Mondiali di Wheelchair Rugby a Notwill, in Svizzera, con la partecipazione di 8 squadre.

Ma è solo ad Atlanta 1996 che il rugby in carrozzina fa il suo ingresso alle Paralimpiadi come sport dimostrativo, per poi tornare alle Paralimpiadi di Sydney 2000 come disciplina inseita nella rassegna ufficiale, e quindi con la premiazione delle medaglie.

Regole del rugby in carrozzina

Le regole del rugby in carrozzina sono abbastanza semplici:

  • LA PALLA: rispetto alla classica forma ovale, la palla del rugby in carrozzina è rotonda, come il pallone da pallavolo
  • LE CARROZZINE: presentano un sistema di antiribaltamento, paraurti o altre modifiche per garantire la sicurezza dell’atleta
  • LA SQUADRA:
    • ogni squadra mette in campo solo 4 giocatori, ma deve essere composta da 12 giocatori con tetraplegia o con disabilità equivalenti, e possono essere un mix di uomini e donne
    • ogni giocatore viene classificato in base al proprio livello di disabilità, e di fatto ogni squadra può schierare atleti in base a un mix determinato dalle classificazioni funzionali
  • IL CAMPO:
    • lungo 28 metri e largo 15 con un pavimento preferibilmente in legno
    • la meta viene contrassegnata con due coni
  • LA PARTITA:
    • composta da 4 tempi da 8 minuti ciascuno, in caso di parità si va verso i tempi supplementari
    • per segnare un punto i giocatori devono superare la meta con entrambe le ruote della carrozzina
    • in campo sono previsti 3 arbitri
  • REGOLE PRINCIPALI:
    • ogni azione può durare massimo 40 secondi
    • il tempo massimo per passare dalla zona di difesa a quella di attacco è di 12 secondi
    • ogni 10 secondi deve essere fatto un passaggio o un palleggio
    • la Key Area è una zona dove non possono sostare più di 4 giocatori
    • i falli intenzionali possono essere sanzionati con ammonizioni ed espulsioni

Ranking mondiale rugby in carrozzina

A livello internazionale, il ranking del rugby in carrozzina vede sul podio USA, Australia e Giappone. Di seguito, la classifica completa stilata dal WWWR:

  1. Stati Uniti
  2. Australia
  3. Giappone
  4. Gran Bretagna
  5. Canada
  6. Francia
  7. Danimarca
  8. Nuova Zelanda
  9. Germania
  10. Colombia
  11. Brasile
  12. Svizzera
  13. Svezia
  14. Corea
  15. Olanda
  16. Argentina
  17. Isaraele
  18. Cile
  19. Repubblica Ceca
  20. Paraguay
  21. Finlandia
  22. Spagna
  23. Polonia
  24. Italia
  25. Austria
  26. Irlanda
  27. Belgio
  28. Cina
  29. India
  30. Malaysia
  31. Messico
  32. Norvegia
  33. Russia
  34. Sudd Africa
  35. Thailandia

Il rugby in carrozzina in Italia

A oggi l’Italia del rugby in carrozzina sta migliorando i propri riconoscimenti a livello internazionale. Il risultato recente più noto è la vittoria della Divisione C dei Campionati Europei WWR di Rugby in carrozzina contro Austria, Svezia e Irlanda, che permetteranno agli Azzurri di giocare il prossimo torneo nella Divisione B. Al momento l’Italia non conta alcuna partecipazione alle Paralimpiadi.

La formazione italiana vittoriosa nella Divisione C era composta da: Filippo Di Fiore, Luca Zaganelli, Davide Giozet, Paolo Macaccaro, Ahmed Raourahi, Paolo Roberto Sacerdoti, Massimo Girardello, Nicolas Battistella, Kbadi Hassan, Giuseppe Testa, Nicolò Toscano e Andrea Colombo.

A livello di club invece abbiamo 5 compagini: Padova Rugby, Polisportiva Milanese, Mastini Cangrandi Verona, H81 4Cats Vicenza e Ares-Romanes Wheelchair Rugby Roma. Tra queste, il Padova Rugby è la squadra che conta il palmares più fornito: 6 scudetti (2017, 2018, 2019, 2021, 2022, 2023), 3 Coppe italiane (2019, 2021, 2022), 3 Supercoppe italiane (2021, 2022, 2023) e 2 Campionati regionali (2017, 2018).

Nonostante ciò, nel Bel paese c’è un problema nel reclutare atleti per questa disciplina sportiva. L’allarme è stato lanciato dal coach di Padova e della Nazionale Italiana Franco Tessari: “Nel rugby in carrozzina il tipo di disabilità è grave: tetraplegie, paresi spastiche… Molto spesso la maggior parte di questi ragazzi arriva da infortuni, incidenti o situazioni gravi, non è facile coinvolgerli, ma anche trovarli: sono molto protetti dalle famiglie, c’è molta difficoltà a uscire dalla situazione di conforto che trovano dopo aver avuto un trauma grave e mesi in ospedale. In più c’è poca promozione e anche un problema economico legato alla necessità di carrozzine molto costose, il personale che segue i ragazzi, lo staff adeguato, il meccanico… Non è così facile aumentare il numero dei partecipanti”.