Rugby in carrozzina, Padova le vince (quasi) tutte: “Il gap si riduce, c’è poco ricambio di nuove leve”

Redazione:

Un altro, ennesimo, trofeo per il Padova del rugby in carrozzina, che proprio non ci sta a lasciare il palcoscenico alle altre compagini. L’ultima vittoria, in ordine di cronaca, è la terza Supercoppa Italiana, vinta il 18 febbraio 2023 ai danni della Polisportiva Milanese, che va a cementificare un incredibile palmarès: 5 scudetti (2017, 2018, 2019, 2021, 2022), 3 Coppe italiane (2019, 2021, 2022), 3 Supercoppe italiane (2021, 2022, 2023) e 2 Campionati regionali (2017, 2018). Contattato da Ability Channel, il coach Franco Tessari spiega quali sono le motivazioni dietro tutte queste incredibili conquiste.

Che cosa vi permette di essere sempre in cima al Monte Olimpo del rugby in carrozzina?

“È un insieme di cose. L’esperienza che deriva dal fatto che siamo stati i primi a giocare in Italia a rugby in carrozzina, e quindi i ragazzi, che venivano anche da altri sport, hanno imparato a conoscersi prima ancora che arrivassero i club, si giocava con la Nazionale italiana. Il tutto unito a un’amalgama di squadra molto buona, sono ragazzi che hanno doti personali elevate, con buona fisicità e capacità di interpretazione delle partite. Ci alleniamo bene e questo ci consente di rimanere a un buon livello.”

Ci sono squadre che quest’anno vi hanno impensierito?

“Milano ci ha impensierito nella finale scudetto di novembre 2022, è arrivata vicina a 4 punti, ha anche approfittato di un periodo in cui non eravamo al massimo della condizione per infortuni e defezioni. Quest’anno mi aspettavo che fossero sulla stessa linea. Abbiamo appena fatto la Supercoppa, però abbiamo vinto nettamente con Milano. Ci sono un po’ di alti e bassi con le squadre con le quali ce la giochiamo: Verona ci ha battuto in un torneo regionale lo scorso autunno, però poi in altre partite abbiamo sempre vinto. Forse Milano è l’antagonista, ma Padova è ancora la squadra da battere.”

Però il gap con le altre squadre si sta riducendo: come mai?

“I ragazzi stanno ‘invecchiando’, siamo la squadra più esperta e non c’è abbastanza ricambio: chi ha iniziato non è più venuto, per chi non è facile continuare, ci sono stati diversi infortuni… E quindi il gap si sta riducendo. Serve trovare nuove leve e dare il ricambio a questi atleti esperti. Poi ovviamente c’è anche la maggiore capacità di allenarsi delle altre squadre: i ragazzi maturano e quindi si riduce il gap.”

Il poco ricambio da cosa è dato?

“Nel rugby in carrozzina il tipo di disabilità è grave: tetraplegie, paresi spastiche… Molto spesso la maggior parte di questi ragazzi arriva da infortuni, incidenti o situazioni gravi, non è facile coinvolgerli, ma anche trovarli: sono molto protetti dalle famiglie, c’è molta difficoltà a uscire dalla situazione di conforto che trovano dopo aver avuto un trauma grave e mesi in ospedale. In più c’è poca promozione e anche un problema economico legato alla necessità di carrozzine molto costose, il personale che segue i ragazzi, lo staff adeguato, il meccanico… Non è così facile aumentare il numero dei partecipanti.”

Una soluzione potrebbe essere la promozione nelle scuole?

“La promozione nelle scuole riesce a dare l’informazione che questo sport esiste, ma lì non troviamo tanti ragazzi che possono giocare; magari ne troviamo uno in un intero istituto. Forse le Unità Spinali dovrebbero essere il punto di contatto. Per esempio in Veneto il CIP chiede quali sport vogliono provare le Unità Spinali e solo quella di Verona ha chiesto di provare il rugby in carrozzina, mentre le altre unità spinali non richiedono questo tipo di disciplina: forse lo ritengono poco adatto a persone con traumi gravi che devono riprendersi, e quindi forse gli propongono sport più facili.”

Vincere può portare a una flessione del desiderio di vincere?

“Forse sì, si può vedere un po’ di rilassamento nel momento in cui sei quasi sicuro di vincere. Però il fatto che si siano avvicinate le altre squadre ha già dato l’agonismo e la sana cattiveria che ti porta a voler primeggiare. Abbiamo visto nelle ultime vittorie: il momento successivo alla conquista è stato un momento di grande felicità, di poca assuefazione alla vittoria. Questo desiderio di primeggiare non è ancora finito.”

Leggi anche: Rugby in carrozzina, Italia rinuncia agli Europei: “Difficoltà logistiche insormontabili”

Breve storia del rugby in carrozzina

Il rugby in carrozzina, disciplina sportiva nota anche come Wheelchair Rugby, è nato in Canada nel 1977 grazie al contributo di un gruppo di persone con tetraplegia che cercava un’alternativa al basket in carrozzina. Nel 1996 si affaccia alle Paralimpiadi di Atlanta come sport dimostrativo, mentre entra di diritto nella competizione alle Paralimpiadi di Sydney 2000. In Italia la federazione di riferimento per tale sport è la FISPES.

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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