Sì, parliamo di omosessualità e disabilità con Nadir Malizia

Redazione:

Nadir Malizia è un 42enne italiano di Marotta di Mondolfo (Marche) con tetraparesi spastica. Il suo nome ha ottenuto una buona risonanza pubblica grazie alla sua attività di scrittore. Tra le opere, a emergere con grande notorietà è Vita su quattro ruote, autobiografia che ha ottenuto anche la postfazione di Platinette. Nel suo primo libro (al momento è in lavorazione il terzo), Nadir Malizia affronta il tema delle barriere architettoniche e mentali, con ampio spazio al dualismo omosessualità e disabilità. Ci siamo fatti una chiacchierata con lo scrittore proprio su questo argomento.

Nadir Malizia, come mai hai deciso di raccontare la tua vita attraverso il medium del libro?

“Credo sia importante farlo. Mi è sembrato giusto non lasciare nel cassetto la mia storia, ma poterla raccontare ed essere di aiuto anche agli altri, che magari devono ancora trovare quel quid in più per affrontare la disabilità. A ogni intervista dico che ogni storia è soggettiva, non bisogna mai giudicare. Io forse ho avuto quel coraggio o quella positività per affrontare il tema in maniera diversa perché, attraverso la mia disabilità, ho trovato molti spunti da portare avanti. È stato il mio trampolino di lancio [ride]. La mia sfortuna è stata la mia fortuna”.

Nel libro affronti il tema dell’omosessualità. Come mai hai voluto far emergere questo argomento? Come se ne parla in relazione alla disabilità?

“Se n’è cominciato a parlare, ma non abbastanza. Ho deciso di affrontare il tema dell’omosessualità all’interno della disabilità perché, al tempo dell’università, ho conosciuto i ragazzi disabili omosessuali che facevano parte dell’associazione LGBT. Il presidente ha voluto che io parlassi della mia testimonianza. Anche perché ho notato che molti di questi ragazzi, purtroppo, non riuscivano a essere ‘sereni’ con il proprio orientamento sessuale. Sostenevano che, in quanto disabile, fosse per me più difficile portare questo ‘peso’ dell’omosessualità. Si chiedevano cosa la gente fosse portata a pensare”.

Il rischio è di esser discriminati due volte.

“Esatto. Mi hanno spesso chiesto come faccio, però non so cosa rispondere. Forse è una cosa naturale. Ci sto bene, sia nella mia omosessualità sia nella mia disabilità. Negli anni sono riuscito a trovare un mio equilibrio. Come sostengo sempre, se uno trova il proprio equilibrio, riesce a stare bene con gli altri, indipendentemente da com’è”.

Esiste una situazione paradossale nel nostro paese: facciamo fatica ad integrare la diversità. Quant’è importante, quindi, che si parli di certi temi?

“Importante perché la diversità è un valore fondamentale, in quanto ognuno di noi è diverso. Se ognuno di noi imparasse a portare la propria testimonianza, questi fattori di omosessualità o disabilità non vivrebbero di pregiudizi“.

Ti è mai capitato di esser giudicato prima per il tuo orientamento sessuale e per la tua disabilità e poi come persona?

“Sì, parecchie volte. Negli anni ho imparato a difendermi. La risposta più consueta che ripeto è la stessa: ‘Io mi sento uguale agli altri, ho una mia diversità e sto bene con me stesso’. Se tu non stai bene con te stesso, non stai bene con gli altri”.

Sei mai stato trattato in maniera pietistica?

“Altroché, spesso. Specialmente in età scolastica“.

Come si può cambiare tutto ciò?

“Raccontando la propria testimonianza, mettendoci la faccia e, soprattutto, informare la società in modo positivo. Facendo capire che, sì, nella disabilità ci sono le difficoltà, però si possono superare soltanto mettendo anche la società alla prova. Solo così possiamo preparare la società e i giovani a un domani ‘aperto’ a qualsiasi tipo di diversità“.

Qual è il concetto della Disabilità Positiva di Nadir Malizia?

“La disabilità significa avere un’altra abilità. Io ho altre abilità che si trasformano in positivo”.

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