Perché la storia del suicidio assistito di Gloria è così importante?

Redazione:

Alle 10:25 di domenica 23 luglio 2023 in Veneto è morta Gloria, una paziente oncologica di 78 anni che aveva chiesto (e poi ottenuto) il suicidio assistito. Si tratta della seconda persona in Italia ad accedere a questa pratica (dopo Stefano Gheller), stavolta però senza passare per un tribunale, come invece accaduto nel caso di Federico Carboni, che ottenne il suicidio assistito dopo 20 mesi di lotte legali, sebbene si dovette fare carico dei costi dell’acquisto del farmaco.

Si tratta di una notizia abbastanza storica, in quanto spesso le persone che devono richiedere accesso a questa pratica sono costretto ad andare in Svizzera, come accaduto a Elena (signora di 69 anni che ha richiesto il suicidio assistito a seguito della diagnosi di microcitoma polmonare) oppure a combattere strade legali tortuose che spesso finiscono con un nulla di fatto, come nel caso di Fabio Ridolfi (morto il 13 giugno 2022 attraverso l’interruzione dei trattamenti di sostegno vitale e la sedazione profonda e continua, e non per suicidio assistito, come invece disciplinato dalla sentenza costituzionale Cappato-Dj Fabo).

Gloria e il suicidio assistito: perché si tratta di un fatto storico?

Dunque, storicamente parlando Gloria è la seconda italiana a ricorrere al suicidio assistito in Italia, ma c’è un altro aspetto da non sottovalutare: l’ASL ha valutato il suo caso riconoscendo i requisiti della sentenza costituzionale 242/2019.

In poche parole, ha riconosciuto come “trattamenti di sostegno vitale” (uno dei requisiti per accedere al suicidio assistito) i “farmaci antitumorali mirati” (la chemioterapia) che la donna assumeva, e senza i quali sarebbe morta.

Su questi discorsi si dibatte da moltissimi anni, tenendo anche in considerazione che in Italia non esiste una legge nazionale sul Fine Vita. Gloria è scomparsa nella sua casa assistita da Marcio Riccio, lo stesso medico che nel 2006 concesse a Piergiorgio Welby la possibilità di interrompere il trattamento sanitario che lo teneva in vita.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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