tiro con l'arco paralimpico

Tiro con l’arco paralimpico

Il tiro con l’arco paralimpico rappresenta uno degli sport più emblematici e affascinanti all’interno del panorama paralimpico, unendo abilità, precisione e determinazione. Tale disciplina sportiva permette agli atleti normodotati e con disabilità di gareggiare assieme. In questa guida, esploriamo la storia di questa disciplina, le regole e le certificazioni necessarie per partecipare, e alcuni dei più noti atleti italiani che hanno lasciato un segno indelebile in questa disciplina.

Sport che puoi praticare con queste disabilità: Amputazione arti inferiori, Amputazione arti superiori, Artrogriposi, Disabilità visiva, Paraplegia, Poliomielite, Sordità, Spina bifida

Storia del tiro con l’arco paralimpico

Il tiro con l’arco paralimpico viene considerato il primo sport mai inventato dalle Paralimpiadi: di fatto originariamente è stato introdotto nei Giochi di Stoke Mandeville nel 1948, ideati dal dotto Ludwig Guttmann, un evento sportivo precursore delle Paralimpiadi per i veterani della Seconda Guerra Mondiale con lesioni alla colonna vertebrale.

Successivamente, grazie ad Antonio Maglio, alle prime Paralimpiadi estive della storia, quelle di Roma 1960, il tiro con l’arco viene inserito come uno degli otto sport nella rassegna paralimpica.

Da allora, la disciplina ha continuato a crescere sia in popolarità che in competitività, accogliendo atleti con varie disabilità fisiche, tanto che nel 2009 questo sport viene regolamento dalla World Archery Federation. In Italia invece dal 2010 abbiamo la FITARCO, la Federazione Sportiva riconosciuta dal CIP che ne gestisce l’attività paralimpica.

Regole del tiro con l’arco paralimpico

Una caratteristica peculiare del tiro con l’arco è che permette agli atleti normodotati e con disabilità di poter gareggiare nelle stesse competizioni, seppur gli arcieri paralimpici possono competere in campionati indoor e outdoor.

Data questa particolarità, le regole del tiro con l’arco paralimpico non si discostano da quelle della disciplina olimpica, per cui:

  • il bersaglio misura 1,22 metri di diametro e si trova a 70 metri di distanza dall’atleta;
  • le competizioni si dividono in arco olimpico (noto anche come arco ricurvo) e arco compound;
  • gli atleti sono suddivisi per classificazione funzionali, cioè categorie date in base al livello della capacità fisica permesso dalla propria disabilità.

Classificazione funzionale tiro con l’arco paralimpico

Le principali differenze riguardano principalmente la disabilità dell’atleta. Di fatto, siamo di fronte a uno sport che può essere praticato da persone paraplegiche, tetraplegiche, con amputazioni o compromissioni agli arti, con disabilità visiva, con lesioni midollari e con disabilità intellettiva e relazionale.

In linea generale gli arcieri possono gareggiare seduti sulla carrozzina, in piedi (standing) oppure su uno sgabello. Chi presenta una disabilità visiva può usare il “mirino tattile”. A oggi esistono le seguenti classificazioni:

  • Open: atleti normodotati e in carrozzina
  • ST: atleti in grado di tirare in piedi
  • W1: atleti che devono tirare su una carrozzina e hanno problemi ad almeno 3 arti (gli atleti paraplegici possono avvalersi dell’aiuto di un tecnico per incoccare la freccia)
  • W2: atleti paraplegici o con disabilità equivalenti
  • B1 e B2/3: atleti con disabilità visive

Il tiro con l’arco paralimpico in Italia: gli atleti

L’Italia ha una storia ricca e orgogliosa nel tiro con l’arco paralimpico, con molti atleti che hanno raggiunto successi a livello internazionale.

Tra questi, spiccano nomi come Oscar De Pellegrin, medaglia d’oro a Londra 2012, ed Elisabetta Mijno, vincitrice di diverse medaglie in competizioni internazionali. Più recentemente invece Paolo Tonon ha conquistato il record mondiale ai Tricolori Indoor di Para-Archery.

Alle Paralimpiadi di Tokyo 2021 la delegazione azzurra era formata da Matteo Bonacina, Giampaolo Cancelli, Elisabetta Mijno, Asia Pellizzari, Vincenza Petrilli, Eleonora Sarti, Stefano Travisani e Andrea Maria Virgilio.