Sono otto i giorni che ci separano dalla Cerimonia di Apertura delle Paralimpiadi di Parigi 2024 (qui la guida completa), ma per Valentina Petrillo i Giochi delle critiche sono già iniziati. Lei, prima atleta transgender a competere a una Paralimpiade, adesso è al centro di numerose polemiche, tanto che si è acceso mediaticamente un caso simile a quello di Imane Khelif alle Olimpiadi.
La più recente stoccata, in ordine di tempo, è arrivata dalla Spagna, dove l’avvocata Irene Aguiar, specializzata in diritto sportivo internazionale, ha criticato l’azzurra convocata nell’atletica paralimpica delle Nazionale italiana, accusandola di aver “rubato” il posto alla collega Melani Berges, atleta cieca parziale al 90% di 34 anni.
Non è la prima volta che, durante la sua storia sportiva, Valentina Petrillo si è trovata al centro di questi dibattiti. Eppure lei vorrebbe che tutto questo clamore mediatico non ci fosse, e che il mondo si concentrasse unicamente sui suoi risultati da atleta, come ci ha raccontato qualche mese fa in un nostro podcast.
Chi è Valentina Petrillo?
Valentina Petrillo è nata a Napoli il 2 ottobre 1973 sotto il nome di Fabrizio. Fin da bambina si avvicina all’atletica dopo aver visto alcune gare del suo mito Pietro Mennea. A 14 anni le viene diagnosticata la Sindrome di Stargardt, una malattia che la rende ipovedente. Oggi Petrillo gareggia nella categoria T12 femminile (Visually Impaired) dell’atletica.
Prima dell’atletica leggera paralimpica però, inizialmente Petrillo ha praticato calcio a 5 per ciechi e atletica paralimpica maschile, dove ha vinto 11 titoli nazionali. Poi nel 2018 ha intrapreso il percorso di affermazione di genere con il supporto del Gruppo Trans APS.
A livello internazionale, nella categoria femminile, Petrillo ha già conquistato 2 medaglie di bronzo, rispettivamente nei 200 e 400 metri ai Campionati Mondiali di Parigi 2023. Precedentemente, nei 400 metri dei Campionati Europei di Bydgoszcz 2021 (Polonia) ottenne un quinto posto.
Su Petrillo sono emersi numerosi dibattiti, alcuni dei quali la accusavano di essere agevolata nelle gare per via della sua struttura fisica, affermando che si trattava di discriminazione nei confronti delle donne, come emerge in uno scritto di FeministPost del 17 marzo 2023.
Anni fa un comitato di 30 atlete inviò una diffida alla FIDAL contro l’ingresso di Petrillo negli spogliatoi femminili, “nonostante io abbia un documento al femminile e sia riconosciuta come donna dallo Stato”, dichiarò la stessa atleta al Corriere della Sera.
Infine nel 2023 Petrillo rinunciò ai Campionati del Mondo Master di atletica paralimpica in Polonia in quanto, dopo insulti e minacce, gli organizzatori della manifestazione sportiva avevano preallertato il servizio di sicurezza: una situazione che portarono l’atleta a non sentirsi sicura a gareggiare.
Valentina Petrillo: “La storia delle persone fa la storia del mondo”
Nel nostro podcast datato aprile 2024 e dedicato alla storia dell’atleta, Petrillo ha espresso il desiderio di essere ricordata per i suoi meriti sportivi: “Io sono una persona che si allena tutti i giorni – dichiarò -. Sono una persona che ha avuto delle difficoltà come le possono avere tutte le persone nella vita”.
E sulla volontà di seguire questo percorso di affermazione di genere, Petrillo ha voluto spendere le seguenti parole: “In realtà ci ho provato tutta la vita a combattere me stessa ad andare contro quello che era il mio istinto, contro quello che era la mia natura. Poi a un certo punto nel 2018 non ce l’ho fatta, lasciando comunque un mondo maschile dove comunque ero una vincente, perché non è che non vincessi da maschio. Quello è un momento che ho fatto per la mia sopravvivenza, perché poi quando ci sono dei momenti scatenanti nella vita, delle situazioni che poi arrivano, questa cosa qui che hai dentro non ti lascia più vivere. Non volevo più vivere da maschio”.
Su tutte le notizie riguardati la sua affermazione di genere, Petrillo cerca di non badarci più di tanto: “Non ho mai capito tutto questo clamore. Oggettivamente sì, è una notizia che può fare scalpore, però vista dal mio punto di vista è qualcosa che rappresenta la normalità di una persona. Per me era una violenza continuare a vivere spazi maschili, essere considerata un maschio. Oggi sto bene con me stessa, sono una donna realizzata, una donna consapevole del suo percorso, una donna che non chiude con il suo passato: Fabrizio per me rappresenta un percorso, e se oggi sono Valentina lo devo anche a Fabrizio”.
Parigi 2024 la vedrà sotto tantissimi riflettori, ma Petrillo pensa già al post-Giochi: “Dopo le Paralimpiadi sogno un mondo in cui si possa finalmente parlare di qualcosa di diverso, di accostare Valentina a un risultato sportivo e non ai soliti stigmi e alle solite parole e dicerie che si possono dire. Mi aspetto che Valentina sia ricordata per quello che ha fatto Parigi, speriamo per una medaglia, e che la mia esperienza possa servire per smetterla di volerci umiliare e violentare: siamo persone, non siamo generi, non siamo diverse”.
“È la società che mi definisce transgender in modo convenzionale – aggiunse l’atleta – per distinguere una persona che è nata biologicamente uomo, ma si identifica nell’identità di genere femminile. Io sono una persona, e voglio essere ricordata come una persona che ha fatto forse qualcosa di unico e non so se facilmente ripetibile. Che ha sicuramente superato i propri limiti e un certo mondo che ti vuole stigmatizzare e stereotipare”.
Tuttavia Petrillo sa bene il ruolo che ricoprirà ai Giochi, per questo precisa che non vuole essere un’etichetta, ma un messaggio da diffondere: “Quello che è importante è pensare a tutto il sacrificio, a tutti questi anni in cui io inseguo questo sogno, e quindi quel momento lì [le Paralimpiadi, ndr] sarà un momento fondamentale per me, per la mia storia, per la mia storia di persona e per tutti i messaggi che posso veicolare attraverso questo risultato. Ed è importante perché comunque la storia delle persone fa poi la storia del mondo. E quindi io spero davvero che da quel momento in poi ci si possa vedere ai mondi che rappresento in una maniera diversa finalmente, e stavolta uso io la parola diversa”.
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