Psicologo di base: chi è, come funziona e cosa dice la legge in Italia

Redazione:

In Italia lo psicologo di base sta diventando una necessità, tant’è che sia a livello nazionale che regionale stanno prendendo corpo iniziative che potrebbero finalmente determina la sua introduzione.

A seguito della pandemia da Covid, attraverso cui sono stati sollevati numerosi allarmi riguardo le conseguenze sulla salute mentale delle persone, l’opinione pubblica ha sempre più spinto governi e giunte a ripensare alle modalità di accesso per le sessioni di psicoterapie: nel privato i costi sono troppo alti per molti; nel pubblico la burocrazia è un ostacolo.

Per questo lo psicologo di base resta l’unica soluzione percorribile per garantire la difesa della salute mentale come cura primaria. In questa guida cerchiamo di capire come si sta attrezzando l’Italia e cosa stanno facendo le singole regioni.

Che cos’è lo psicologo di base?

Attualmente in Italia non esiste una legge che disciplini lo psicologo di base, ma nel novembre 2023 la commissione Affari Sociali della Camera ha adottato il testo base “Istituzione del servizio di psicologia di assistenza primaria nell’ambito del servizio sanitario nazionale”.

Attraverso questo testo dunque possiamo risponde ad alcune domande essenziali riguardo lo psicologo di base, a cominciare dalla sua definizione. Nel testo leggiamo che si tratta di un servizio “finalizzato a garantire un primo livello di intervento psicologico che prevede la rapida presa in carico del paziente e a svolgere un’attività complementare con gli altri servizi sanitari e socio-sanitari”.

Più nel dettaglio, tra i compiti previsti dallo psicologo delle cure primarie vengono elencati:

  • lo svolgimento delle attività riservate e tipiche della professione psicologica nell’ambito dell’assistenza sanitaria primaria;
  • la garanzia della promozione del benessere psicologico nell’ambito della rete della medicina generale e della pediatria di libera scelta e delle sue forme organizzative e operative comunque denominate nonché il sostegno e l’integrazione dell’azione dei professionisti delle cure primarie nell’intercettare e rispondere ai bisogni assistenziali di base dei cittadini, attraverso la promozione della collaborazione attiva e del rapporto con i distretti sanitari e le loro articolazioni funzionali, in particolare le attività delle Case della comunità;
  • l’erogazione di un primo livello di assistenza psicologica di qualità, accessibile, di rapida presa in carico del paziente, con un favorevole rapporto costo-efficacia, al fine di agevolare una capacità di valutazione e di risposta più complete e integrate ai bisogni del cittadino nonché di ridurre i tempi e i costi per le famiglie e per il Servizio sanitario nazionale;
  • l’utilizzo degli strumenti delle scienze psicologiche per svolgere l’attività di prevenzione, di promozione delle risorse psicologiche, di intercettazione e risposta precoce alle situazioni che compromettono il benessere psicologico e la salute, contribuendo a migliorare le competenze degli operatori delle cure primarie per una collaborazione in un’ottica biopsicosociale e che assicuri interventi centrati sulla persona nella sua globalità;
  • l’intervento in presenza o in tele-assistenza a livello individuale, di gruppo e di comunità che assicuri le competenze psicologiche alle attività nell’assistenza primaria, con particolare riferimento agli aspetti soggettivi dei disturbi somatici, delle patologie e situazioni di cronicità e disabilità e della loro gestione, degli interventi domiciliari, di psico-educazione e di psico-consulenza, l’assistenza psicologica decentrata rispetto ad alcuni tipi di cura nonché l’invio precoce e corretto ai servizi specialistici di secondo livello nel territorio, qualora se ne ravveda la necessità;
  • l’intervento, in sintonia con le funzioni di cui alla legge 18 febbraio 1989, n. 56, nelle seguenti situazioni: problemi legati all’adattamento nelle diverse fasi del ciclo di vita dovuti a lutti, perdita del lavoro, separazioni; disagi emotivi transitori ed eventi stressanti; diagnosi infauste e cronicità o recidività di malattia e difficoltà nell’aderenza alla cura;
  • la partecipazione a progetti di prevenzione della malattia e di promozione ed educazione alla salute; il miglioramento delle relazioni e della comunicazione tra gli operatori sanitari e gli utenti e il supporto alle équipe sanitarie ad alto impatto emotivo;
  • il collegamento tra le attività sanitarie di assistenza primaria e le attività in campo sociale, scolastico, formativo e dei soggetti della comunità locale;
  • l’attività di filtro per la ripartizione degli accessi di carattere urgente nei reparti di pronto soccorso e dei bisogni lievi nei livelli secondari di cura;
  • la predisposizione e la gestione dell’assistenza psicologica domiciliare.

Il testo inoltre spiega che in ciascun distretto sanitario ci deve essere un rapporto di uno psicologo di assistenza primaria ogni 4-7 medici di medicina generale o pediatri di libera scelta.

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Chi può fare lo psicologo di base?

In base alle disposizioni del testo, ogni regione dovrà provvedere a creare un proprio elenco di assistenza primaria in relazione a ciascuna ASL. Invece i professionisti che desiderano iscriversi agli elenchi dovranno avere i seguenti requisiti:

  • laurea magistrale in psicologia – classe LM-51, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, o laurea specialistica in psicologia – classe 58/S, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509;
  • iscrizione all’albo degli psicologi;
  • assenza di rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato con le strutture del Servizio sanitario nazionale;
  • attestato di abilitazione rilasciato dalla regione a seguito della frequenza e del superamento dell’esame finale di un corso annuale regolamentato sulla base di un accordo da stipulare in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Quando entra in vigore lo psicologo di base in Italia?

Al momento non esiste nessuna legge in Italia che abbiamo formalmente introdotto lo psicologo di base, e dunque non è possibile né richiederlo né avere la certezza di quanto entrerà in scena.

Ciò che possiamo leggere dal testo preso in analisi però è che entro 6 mesi dalla data in vigore di questa legge, il Ministero della Salute dovrà promuovere un decreto attraverso il quale individuare i modelli organizzativi del servizio di psicologia di assistenza primaria, comprese le relative dotazioni strutturali, strumentali e di servizi, favorendo la capacità di integrazione in ambiti multidisciplinari, la qualità, la prossimità e la continuità dell’assistenza.

Lo psicologo di base in Italia: cosa dicono le Regioni

Nonostante non esista una normativa che disciplini lo psicologo di base a livello nazionale, alcune regioni hanno deciso di muoversi autonomamente e di tentare la strada dell’istituzione di questa figura professionale. Ecco cosa succede regione per regione:

  • LOMBARDIA: nel gennaio 2024 è stata approvata una legge che disciplina l’istituzione e l’introduzione della psicologia delle cure primarie. Al momento però ancora non sono stati definiti tempi e modalità di richiesta
  • CAMPANIA: formalmente la prima Regione a introdurre lo psicologo di base, diventato operativo nel 2023, attraverso la legge regionale 3 agosto 2020 n. 35
  • PUGLIA: è già attiva la sperimentazione dello psicologo di base
  • SICILIA: servizio di psicologia di base attivo dal 2024
  • PIEMONTE: operativo il servizio dal marzo 2023
  • ABRUZZO: nel 2022 è stata approvata la legge “Istituzione del servizio di psicologia di base ed ulteriori disposizioni”
  • TOSCANA: entro la primavera ci sarà la sperimentazione della psicologia di base attraverso due delibere regionali, che permetterà a diversi professionisti di cominciare il proprio lavoro nelle case di comunità.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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