Perché il normodotato può (e deve) occuparsi di disabilità

Redazione:

Alcune delle parole più associate alla disabilità sono inclusione e qualità di vita. L’ultima è conseguenza della prima. Grazie a questo processo logico, possiamo intuire il livello d’integrazione di una società. Ma la disabilità è un caso limite, poiché è un argomento associato spesso alla ‘sfortuna umana’ o alla ‘nicchia sociale’: un qualcosa che riguarda solo chi ne viene colpito. Così, vale la pena ricordarlo: la disabilità non riguarda solo chi ce l’ha.

Il megafono della società

L’icona più famosa riguardante la disabilità è l’omino seduto su una carrozzina. Logicamente, quindi, i canoni estetici contemporanei presuppongono che esista un mondo popolato solo da persone disabili. Però non è così.

La società è una massa composta da molteplici differenze, non solo di tipo fisico e mentale. Per questo motivo, esiste una rappresentanza di cittadini che si incarica di rispettare i diritti di ognuno, qualsiasi sia la categoria di riferimento. Tuttavia, la garanzia dei diritti non è sempre immediata, ma ha bisogno di un megafono che ricordi ai governi di turno le priorità della cittadinanza.

Questo megafono non deve essere solo imbracciato da chi ha la necessità diretta. Una società è veramente inclusiva quando si muove all’unisono, quand’è in grado di intercettare i bisogni di tutti come un problema comune.

Verso i diritti equiparitari

Perché la disabilità dovrebbe essere un problema comune? Una società che non rispetta i diritti inalienabili di una persona è destinata al fallimento totale. Se una classe di individui non è salvaguardata, difficilmente potremo fare affidamento ‘alla propria casa’.

La guerra per i diritti equiparitari (concetto drasticamente rispetto all’uguaglianza) deve abbracciare ogni singola persona. Banalmente, un marciapiede senza rampa può creare notevoli disagi a chi siede su una carrozzina. Lo stesso ostacolo, però, risulterà proibitivo anche per anziani con difficoltà deambulanti e per genitori che trainano passeggini.

Insomma, la disabilità è ‘solo’ un tema, visto che la praticità delle richieste sociali possono investire trasversalmente diverse categorie appartenenti alla stessa comunità.

Anche il normodotato può parlare di disabilità

L’espressione massima di questo scopo, dunque, è vedere questo megafono imbracciato anche dai normodotati. I quali, oltretutto, si devono rendere conto di quale sia la battaglia di riferimento, perché è importante la loro presenza e quali azioni possono aiutare in tal senso.

Banalmente, si potrebbe cominciare a rispettare le segnaletiche stradali dedicate alla disabilità. O ancora, non fermarsi alle sole notizie che parlano di abusi e maltrattamenti, ma navigare alla ricerca della Disabilità Positiva. Oppure scoprire quali stereotipi sono vivi nella propria mente, così da abbatterli.

Una società di si dice inclusiva quando una massa si muove all’unisono anche per il rispetto dei diritti di una categoria. Ogni argomento sociale riguarda tutti, in un modo o nell’altro.

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