Il 24 marzo di ogni anno ricorre la Giornata mondiale della tubercolosi, nota anche come giornata mondiale della lotta alla tubercolosi. L’istituzione di questa data è stata voluta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per omaggiare il microbiologi tedesco Robert Koch, che nel 1882 annunciò la scoperta del Mycobacterium tubercolosis, il batterio della tubercolosi.
Giornata mondiale della tubercolosi: la situazione in Italia
In base ai dati diffusi dal ministero della Salute nel 2019, l’Italia vive una situazione di “bassa endemia“, in quanto questa malattia viene registrata su meno di 10 casi ogni 100mila abitanti. Oltretutto:
- i casi di tubercolosi continuano a scendere dal 2006;
- i casi segnalati passano da 4.461 nel 2011 a 3.944 nel 2017;
- il 37,4% dei casi segnalati fa parte della classe di età 25-44 anni;
- l’incidenza calcolata sulle notifiche nazionali scende da 7,5 casi per 100.000 abitanti nel 2011 a 6,5 casi per 100.000 abitanti nel 2017.
Sul fronte internazionale, le Nazioni Unite hanno posto l’obiettivo per il 2030 di porre fine alla tubercolosi.
Che cos’è la tubercolosi?
La tubercolosi (TBC) è una malattia infettiva causata, come abbiamo visto precedentemente, da uno specifico batterio, noto anche come bacillo di Koch. Attacca principalmente gli alveoli dei polmoni, dove avviene lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica, e altri organi come l’intestino e l’apparato urinario. Se non curata, può essere fatale.
Come nel caso del Coronavirus, anche la tubercolosi si trasmette attraverso le goccioline di saliva (droplets) emesse dal portatore del batterio. In moltissimi casi, comunque, non si sviluppano sintomi, e il sistema immunitario ferma fin da subito la nascita della malattia.
Visto ciò, la medicina distingui tra tubercolosi latente (infezione tubercolare) e tubercolosi attiva (malattia tubercolare). In quest’ultimo caso, i sintomi iniziali che troviamo sono perdita di peso, febbre, mancanza di appetito, affaticamento e sudorazione notturne. Nel primo caso, invece, il batterio rimane nel nostro organismo in maniera latente e senza sviluppare alcun segno.