Giornata contro la violenza sulle donne 2021: storia ed effetti pandemia

Redazione:

Ogni anno il 25 novembre ricorre la Giornata contro la violenza sulle donne, nota anche come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne o Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Tale commemorazione richiama diversi temi, come appunto la violenza sulle donne, la violenza di genere e il femminicidio.

Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: perché si ricorda il 25 novembre?

L’Assemblea generale della Nazioni Unite scelse il 25 novembre per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne attraverso la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999, partendo dall’assunto che ciò è una violazione dei diritti umani.

Questa data non è casuale, in quanto ricorda il barbaro e inumano assassinio ai danni delle tre sorelle Mirabal, avvenuto nel 1960. Il 25 novembre di quell’anno, infatti, le sorella Mirabal si erano recate a far visita ai loro mariti in prigione, ma furono fermate dal Servizio di informazione militare del regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), l’allora dittatore della Repubblica Dominicana.

Le donne furono torturate, massacrate, stuprate e infine gettate in un burrone a bordo della loro auto, facendo simulare la morte dovuta a un incidente. Ventuno anni dopo, nel 1981, a Bogotà andò in scena un raduno di femministe latinoamericane e caraibiche che scelse questo disumano episodio come simbolo della violenza contro le donne. In aggiunta, le tre donne divennero l’emblema della forza delle donne di tutto il mondo.

Quando è nato il termine femminicidio?

La criminologa Diana H. Russell usò la parola femminicidio nel 1992 nel libro “Femicide: The Politics of woman killing”, scritto in collaborazione con Jill Radford, per indicare un concetto che indicare una categoria criminologica vera e propria, una violenza perpetrata da un uomo a una donna in quanto donna, includendo situazioni in cui la sua morte sia esito/conseguenza di pratiche misogine.

cartello contro la violenza sulle donne

Giornata violenza donne, pandemia: quante donne hanno subìto violenza nel 2020?

A causa della pandemia da Covid, purtroppo il fenomeno della violenza sulle donne e di genere si è acutizzato. Ad affermarlo sono i dati Istat, che sottolineano quanto il 2020 sia stato un anno complesso per la lotta alla violenza. Basti pensare che le chiamate al numero di pubblica utilità contro violenza e stalking (1522) sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019.

Sempre in rapporto all’anno precedente l’arrivo della pandemia, gli aumenti sono stati registrati durante il primo rigido lockdown: +176,9% ad aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019; +182,2 nel maggio 2020 rispetto a maggio 2019. Oltretutto nella settimana tra il 23 e il 29 novembre del 2020, le chiamate sono più che raddoppiate: +114,1% rispetto al 2019. Le principali violenze segnalate sono state quella fisica (47,9%) e quella psicologica (50,5%).

Inoltre sono incrementate le richieste di aiuto delle giovani donne (fino a 24 anni di età), con l’11,8% nel 2020 rispetto al 9,8% nel 2019, e delle donne più anziane (con più di 55 anni), con il 23,2% nel 2020 rispetto al 18,9% nel 2019. Riguardo a chi agisce violenza infine, è stato scoperto che sono aumentate le violenze da parte dei familiari (18,5% nel 2020 contro il 12,6% nel 2019).

Sempre Istat ha recentemente diffuso alcune statistiche riguardanti i percorsi nei centri di antiviolenza, sempre in relazione al primo anno di pandemia, scoprendo che sono 15.837 le donne che hanno iniziato un percorso di questo tipo, la cui incidenza mensile è distribuita nel seguente modo:

  • 10,1% a gennaio
  • 9,3% a settembre
  • 9,2% a luglio
  • 8,7% a febbraio
  • 8,7% a giugno
  • 8,2% a maggio
  • 7,9% a ottobre
  • 7,4% ad agosto
  • 6,8% ad aprile
  • 6,7% a novembre
  • 6,4% a dicembre
  • 5,6% a marzo
  • 5,0% non risponde

Leggi anche: Catcalling: il significato e perché bisogna combatterlo

giornata contro la violenza sulle donne
Fonte dati: Istat

Dati della violenza sulle donne con disabilità

Il tema della violenza sulle donne riguarda anche la disabilità, ed è proprio la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità a specificarlo nell’art. 6, che riconosce donne e minori disabili come soggetti a rischio di “discriminazioni multiple“.

In questa sede, però, le statistiche non sono semplici da reperire, anche se qualche anno fa sono stati raccolti alcuni dati. Come riferito da un documento della FISH, citando statistiche ISTAT, in Italia abbiamo 2 milioni e 66 mila donne con disabilità vittime di violenza. In particolare:

  • il 36% ha subìto violenze fisiche o sessuali;
  • il 10% ha subìto stupri o tentati stupri;
  • il 31,4% ha subìto violenze psicologiche;
  • il 21,6% delle donne con limitazioni gravi, il 19,3% delle donne con limitazioni non gravi e il 18,4% delle donne con malattie croniche o problemi di salute di lunga durata hanno subìto comportamenti persecutori durante o dopo la separazione dal partner.

In una nostra recente intervista a Francesca Arcadu, membra del del coordinamento del Gruppo Donne UILDM, abbiamo scoperto che “nella maggior parte dei casi, le figure abusanti sono i familiari oppure gli operatori” che lavorano a stretto contatto con la disabilità.

Leggi anche: Violenza sulle donne sorde, a Bologna percorsi antiviolenza in LIS

nastro rosa giornata contro violenza sulle donne
Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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