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Elezioni Europee 2024: la politica che non sa fare politica sulla disabilità

Redazione:

Ancora una volta la politica italiana sembra disinteressata alla difesa dei diritti delle persone con disabilità. O meglio, le Elezioni Europee 2024 hanno confermato che viene reputato un argomento così marginale da sminuire l’importanza che merita. E ciò si traduce in programmi elettorali simili tra loro, con proposte poco concrete e molto ripetitive.

C’è da dire che nel corso degli anni i temi relativi alla disabilità sono prepotentemente emersi nei discorsi politici, ma ancora oggi sono poco incisivi e citati per una questione puramente formale. Inoltre, a livello mediatico la disabilità non trova mai spazio tra le dichiarazioni elettorali precedenti il voto.

Insomma, la politica non sa fare politica sulla disabilità, e probabilmente non è neanche molto interessata a creare dibattiti convincenti e soluzioni tangibili in merito ai diritti delle persone disabili. Ma da dove emerge questa consapevolezza?

Elezioni Europee 2024 e disabilità: dove sbagliano i partiti?

La risposta alla precedente domanda è abbastanza semplice: basta sfogliare qualsivoglia programma elettorale per comprendere quanto il tema sia considerato così marginale da essere segregato in un capitolo, in un piccolo capoverso oppure perso in qualche argomentazione utile solo a citare la parola “disabile”.

Un trend notato già con le Elezioni Politiche 2022, ma che con le Elezioni Europee 2024 diventa quantomai allarmante: all’interno dei programmi, i diritti delle persone con disabilità sono riportati con argomentazioni fine a sé stesse, ripetitive nelle proposte (se sono presenti) e scritte con estrema superficialità.

In linea generale, il leitmotiv è sempre lo stesso: abbattimento delle barriere architettoniche, maggiore accessibilità e misure assistenzialistiche. Temi ripetuti e iterati, così tante volte che ormai il Paese dovrebbe essere pieno di rampe. E invece niente.

Tutto ciò si lega, purtroppo, anche a un altro bais cognitivo: pensare che la disabilità sia una caratteristica legata solamente all’immagine della carrozzina. Per cui, nella maggioranza dei casi, i programmi elettorali non citano anche altri aspetti, come la disabilità visiva o psichica. E quando accade, viene utilizzato sempre un approccio assistenzialistico. Come se l’indipendenza di una persona con disabilità non sia possibile. È più verosimile considerarle “persone fragili” a cui promettere assistenza continua, sempre e comunque (tra l’altro, promessa elettorale mai applicata concretamente).

Morale? La persona con disabilità è considerata un individuo che necessita unicamente di rampe, scivoli e figure mediche presenti h24 nella sua vita. E che sta sempre a casa, che non ha una socialità, un angelo caduto dal cielo o un supereroe da idolatrare. E la sfera lavorativa? E la sfera scolastica? E la sfera sessuale? E la sfera sociale? E la sfera sportiva? E le questioni relative alle pensioni di invalidità, agli importi non sempre sufficienti, a un accesso meno burocratico in materia di aiuti economici in caso di disabilità grave? Niente, meno di zero.

Eppure ci sarebbe tanto da parlare: come la difesa del diritto al lavoro delle persone con disabilità (che contrasta con l’immaginario comune secondo cui l’individuo disabile è un individuo che gode di pensioni sufficienti da garantirsi un presente o un futuro); come il contrasto alla dispersione scolastica degli studenti con disabilità (spesso legato meramente al tema delle barriere architettoniche); come la garanzia del diritto allo sport, all’accesso agli ausili sportivi e all’introduzione alla pratica sportiva già in periodo scolastico.

Nonostante la carne al fuoco sia tanta, nessuno porta il carbone per attizzare il fuoco. Al massimo, si pensa di fare una bella figura citando la Convezione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Sempre che qualcuno si ricordi di farlo. E così i programmi appaiono come un copia e incolla frettoloso e sbrigativo. Addirittura c’è chi parla della Disability Card, con il chiaro scopo di volerla rafforzare: come però non si sa. Stesso discorso per la questione dei caregiver familiari: un tema che finalmente ha attirato l’attenzione della politica, ma l’approccio risulta troppo approssimativo.

In sintesi, il metodo con cui la politica affronta le argomentazioni riguardanti i diritti delle persone con disabilità è confusionario, raffazzonato, superficiale e propagandistico. Ormai basta scrivere la parola “disabile” all’interno del programma per sentirsi progressisti. E chi invece non prevede alcuna parola per questi diritti, non crea alcun scalpore.

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By DC_Studio da envato elements

Elezioni Europee 2024 e il rischio di segregazione del tema della disabilità

Le considerazioni riportate in questo scritto sottolineano una certa predisposizione da parte della politica italiana a usare la bandiera della disabilità come orpello. Eppure tale disamina potrebbe essere contestata su un aspetto fondamentale: la persona con disabilità può essere interessata a tutti gli altri temi presenti in un programma elettorale, non semplicemente quelli riguardanti la sua disabilità.

Affermazione giusta e sacrosanta. La disabilità non definisce una persona nella sua interezza, ma è solo un aspetto. L’individuo resta il centro focale, con le sue idee e i suoi valori politici, capace di votare in primis come persona che condivide i principi del partito per cui simpatizza. Ma in questo, come in altri casi, c’è anche altro.

Così come una persona con difficoltà economica ricerca proposte nei programmi che possano aiutare la sua condizione, così come i giovani cercano politiche vicine alla propria condizione di vita (università, affitti, crisi climatica) o così come gli anziani giudicano le proposte in base alle proprie esigenze, anche le persone con disabilità ponderano su ciò che li riguarda più da vicino.

La disabilità è un argomento politico al pari di tanti altri, e necessita una particolare attenzione proprio in funzione di quell’integrazione e inclusione sociale di cui tutti si impastano la bocca: la partecipazione politica richiede (anche) di pensare alle argomentazioni riguardanti la difesa dei diritti delle persone disabili.

E ciò non vuol dire segregare un tema, ma realizzarne un’aggiunta approfondita, ponderata, studiata. Al contrario invece di come appare oggi: superficiale, improvvisata, puerile.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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