I nuovi poveri: le persone disabili maggiormente esposte al rischio povertà

Redazione:

Nonostante nel marzo 2021 la Commissione Europea adottò una strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, con l’obiettivo di ridurre la marginalizzazione economica e sociale , il rischio povertà e di entrare nella fascia dei nuovi poveri resta sempre comunque alto.

È quanto emerge da un’elaborazione di Openpolis su dati Eurostat aggiornati al settembre 2022, in cui queste statistiche vengono anche messe a confronto con le persone normodotate: in sintesi, chi presenta una disabilità è fortemente esposta al rischio povertà.

Chi sono i nuovi poveri?

I “nuovi poveri” sono persone che, nonostante hanno una casa, una famiglia o un lavoro, non riescono ad avere un reddito tale da potersi garantire una vita dignitosa. Si tratta di una fascia sociale in crescita negli ultimi anni (anche a causa della pandemia da Coronavirus), e in cui rientrano svariate tipologie di individui, come le persone con disabilità o non autosufficienti.

In particolare, nel caso delle persone disabili possiamo considerare come esempio l’impossibilità di impiegare il proprio reddito per ottenere un’assistenza, e dunque dover contare sui caregiver familiari, con tutte le conseguenze del caso.

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Nuovi poveri: cosa dicono i dati sulle persone con disabilità?

Al centro dell’analisi di Openpolis sono stati messi due fattori principali che permettono a una persona con disabilità di uscire dalla povertà: l’autonomia, cioè la possibilità di vivere e partecipare alla società senza alcun tipo di barriera; l’accessibilità, contro barriere architettoniche, culturali, sensoriali e sociali. Elementi profondamente legati tra loro, ma ancora molto complessi da raggiungere (soprattutto nelle scuole, dove l’inclusione scolastica resta ancora un miraggio).

In linea generale però la situazione europea è particolarmente allarmante. Tra i nuovi poveri o gli individui che rischiano la povertà ci sono anche le persone con disabilità, esseri umani che vivono in una condizione tale il cui reddito disponibile è al di sotto di una precisa soglia calcolata sull’intera popolazione, tanto da provocare una situazione di grave deprivazione materiale e sociale o con bassa intensità lavorativa. E il dato in Europa sta aumentando.

Ad esempio nel 2020 la percentuale di persone con disabilità a rischio povertà continua a essere molto alto rispetto agli anni precedenti, toccando addirittura il 21%, come accaduto nel 2019 (21,1%). Invece per le persone che non presentano una disabilità, possiamo considerare il dato in discesa (nel 2020 è inferiore al 15%, mentre nel 2016 era vicino al 16%).

Un rischio maggiore di entrare a far parte dei nuovi poveri significa aumentare le percentuali di esclusione sociale, e ciò vale per tutti i paesi europei. Tra le nazioni in cui le persone con disabilità rischiano maggiormente la povertà troviamo la Bulgaria (37,5%), seguita da Estonia (35,9%), Lettonia (33,7%) e Lituania (32%). Gli stati in cui invece la percentuale è minore sono la Finlandia (15,7%), la Danimarca (13,9%) e la Slovacchia (13%). L'Italia invece si attesta alla media europea (20,5%).

Contrastare la povertà significa garantire inclusione e integrazione degli individui all'interno della società: da queste statistiche emerge chiaramente la necessità di migliorare la comunità, visto che esistono fasce di popolazione che vivono o rischiano di diventare nuovi poveri, poiché emarginati socialmente ed economicamente per un determinato aspetto umano, in questo caso la disabilità.

Una discriminazione che dipende anche nel modo in cui uno Stato spende la propria spesa pubblica, in questo caso per malattie e invalidità. Nel 2020 Lituania (4,7%), Danimarca (4,6%) e Paesi Bassi (4,3%) si sono dimostrati esempi virtuosi di come spendere i propri soldi in quest'ambito in termine di proporzione del PIL, mentre in fondo alla classifica troviamo Malta (1%), Bulgaria (0,6%) e Cipro (0,5%). L'Italia riporta uscite pari al 2%, inferiori alla media dei paesi europei (3%).

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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