Cittadinanza italiana, un calvario per la disabilità: “Sono in Italia da 20 anni ma non posso averla”

Ottenere la cittadinanza italiana non è affatto semplice, il percorso burocratico è tortuoso e i requisiti possono essere, in certe occasioni, limitanti. Una situazione figlia anche del fatto che la normativa vigente non rispecchia i trend del momento: basti pensare che stiamo parlando di una legge datata 5 febbraio 1992, cioè di 30 anni fa.

In questo lasso di tempo, molte cose sono cambiate, e dunque è abbastanza comprensivo parlare di una disposizione vecchia. E ciò inficia anche la quotidianità delle persone con disabilità.

Cittadinanza Italiana, la storia di Emanuel Cosmin Stoica

È il caso di Emanuel Cosmin Stoica, ragazzo 23enne nato il 26 luglio 1999 a Fălticeni, nel distretto di Suceava (Romania), che vive a Torino dall’età di 3 anni, dove studia Giurisprudenza. Una storia che lui stesso ha raccontato qualche giorno fa in un post sui social, che usa ironizzare sui temi legati alla sua disabilità, l’atrofia muscolare spinale di Tipo 2, tanto da raggiungere anche più di 146mila follower su Tik Tok e oltre 12mila su Instagram.

Mentre nel mondo digitale è il “CEO of 104” – come autoironizzano le sue bio online -, fuori i recinti social Stoica è fortemente impegnato a migliorare alcuni aspetti della società: oltre a essere consulente per l’accessibilità per la Consulta Regionale, nel 2020 ha fondato l’associazione civica Educivica, mentre nel 2022 è diventato presidente dell’Associazione Diritti Negati (ADN), realtà che si occupa di difendere i diritti delle persone con difficoltà.

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Emanuel Cosmin Stoica (foto concessa da Stoica)

E, proprio parlando di diritti, Stoica racconta ad Ability Channel il suo diritto negato per un cavillo meramente legislativo: “Oltre agli anni di residenza per ottenere la cittadinanza italiana è richiesto di avere una sussistenza economica, e quindi avere un reddito e dimostrare di essere un buon contribuente, ma anche di poter vivere in base alle condizioni economiche dell’Italia”.

Un aspetto non così strano, se non fosse che lo studente, così come anche altre persone con disabilità nella sua stessa situazione, riceve sussidi legati alla disabilità, come l’indennità di accompagnamento e la pensione di invalidità, che “non fanno reddito e quindi non possono essere utilizzate per dimostrare la propria capacità economica”. Perciò, niente cittadinanza italiana.

Nonostante ciò, esiste una possibile soluzione. Con la sentenza n. 4628/2019, il Tribunale di Ancona ha stabilito per una persona con riconosciuta inabilità al lavoro dell’85%, data dal morbo di Parkinson, che il sussidio per la disabilità può essere considerato congruo dallo Stato Italiano “ai fini del suo sostentamento”, e dunque “sussiste il diritto – si legge nel documento – alla concessione della cittadinanza italiana”.

Una sentenza fondamentale, che Stoica intende impugnare anche per il suo caso, dopo che il ministero dell’Interno non ha potuto fare molto, viste le regole dell’attuale normativa. “In più – sottolinea lo studente – mi è stato anche detto che, visto che l’anno scorso eravamo in piena pandemia, la mia esigenza e l’esigenza di altre persone con disabilità non era una priorità per quel governo”.

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Cosa dice la legge sulla cittadinanza italiana?

In Italia la cittadinanza è legiferata dalla legge n. 91 del 5 febbraio 1992 ed è basata sul concetto dello Iure Sanguinis: in pratica, ottieni la cittadinanza italiana se nasci o se sei adottato da cittadini italiani. Ci sono anche alcune requisiti per i quali uno straniero può fare domanda anche se nato fuori dal Belpaese: per matrimonio e per naturalizzazione.

La cittadinanza ottenuta attraverso la naturalizzazione è uno dei dibattiti ancora oggi aperti, in quanto contiene tempistiche e metodologie che alcune parti politiche vorrebbero modificare. Al momento, la normativa prevede che si può fare domanda in determinati casi:

  • se lo straniero nato in uno degli Stati Membri dell’UE è residente in Italia da almeno 4 anni;
  • se il titolare di protezione individuale e gli apolidi sono residenti in Italia da 5 anni, così come per i maggiorenni adottati nel Belpaese;
  • se lo straniero di un Paese non appartenente all’Unione Europea è residente in Italia da 10 anni.

Questi punti sono fortemente sintetizzati, in quanto per acquisire la cittadinanza italiana è necessario fornire ulteriore prove atte al conferimento. Ad esempio, non bisogna avere precedenti penali e non si deve essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica Italiana.

Un altro fattore imprescindibile è la questione reddituale. Il richiedente senza persone a carico dovrà dimostrare di essere in possesso di un reddito pari 8.263,31 annui per i 3 anni antecedenti la domanda. Cifra che sale a 11.362,05 euro nel caso in cui ci sia un coniuge a carico. È prevista inoltre una maggiorazione di 516 euro per ogni ulteriore persona a carico.

Differenza tra Iure Sanguinis, Ius Soli, Ius Scholae

Come abbiamo visto precedentemente, l’attuale normativa si regge sul principio dello iure sanguinis, eppure nel corso del tempo la politica italiana ha tentato di introdurre nuove concetti per aggiornare una legge vecchia di 30 anni.

Uno dei temi su cui si è discusso animatamente è lo Ius Soli, una sorta di antitesi dello Iure Sanguinis, in quanto permette l’accesso alla cittadinanza italiana indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza dei genitori. Tale principio è diffuso in Francia, in Germania, nel Regno Unito, negli USA, in Canada e in Brasile.

Recentemente invece si è parlato dello Ius Scholae, una proposta di legge attualmente alla Camera, che consentirebbe a un minore straniero nato in Italia o arrivato nel Paese entro i 12 anni di età, a ottenere la cittadinanza se ha frequentato regolarmente 5 anni di uno o più cicli di studi del Sistema Nazionale di Istruzione o di percorsi professionali triennali e quadriennali atti a garantire una qualifica professionale.

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Emanuel Cosmin Stoica (foto concessa da Stoica)
Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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