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Robot per favorire le interazioni dei bambini con autismo: intervista

Redazione:

L’autismo avrà un nuovo compagno di avventure, il Robot Friend, un’idea robotica in grado di migliorare le interazioni umane di ogni bambino autistico.

L’iniziativa nasce a Milano, precisamente da LORF, una start-up italiana che ha come obiettivo la creazione di un laboratorio di robotica in cui bimbi autistici e normodotati possano incontrarsi e conoscersi, grazie proprio al Robot Friend. Tale progetto vuole che l’autismo infantile e, più in generale, il disturbo dello spettro autistico non siano esclusi dalla società.

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Autismo laboratorio robotico per le interazioni umane

Autismo, come funziona Robot Friend? La nostra intervista

Autismo e robotica, fusi insieme per un progetto inclusivo umano e sociale. Ma com’è stato possibile tutto ciò? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Buragina, co-fondatore della start-up LORF, ingegnere e padre di un bambino autistico. E siamo partiti proprio dai progetti primari della società, rinominati #RobotFriend e #ColorQuiz.

Cosa sono #RobotFriend e #ColorQuiz?

“#RobotFriend parte dall’idea di creare un laboratorio di robotica aperto a tutti, pensato per bambini autistici e normalmente abili, all’interno del quale vengano erogati dei giochi che hanno un livello basico. In questo modo, favoriscono l’interazione a la fruizione dei bambini autistici. Tale laboratorio diventa attrattivo anche per i bambini abili, perché ‘elevati’ al ruolo di tutor. Quando il bambino autistico non è in grado di interagire direttamente con il robot, il bambino normalmente abile ne facilita l’interazione.

Invece, #ColorQuiz è il primo gioco sui colori che abbiamo definito, erogato attraverso il robot. Si divide in due fasi: all’inizio, sullo schermo troviamo colori primari e secondari, poi il gioco passa dal digitale al cartaceo e i bambini devono indovinare con le tempere il colore che salta fuori. Nella seconda parte, invece, il robot umanoide fa delle domande legate ai colori degli oggetti abbastanza comuni”.

Come mai avete deciso di unire robotica e autismo?

“I temi sono due. In primis, il robot è percepito come un giocattolo. Di per sé, è attrattivo, e ha anche un tablet sul petto per veicolare contenuti multimediali. Altra caratteristica del robot: non cambia espressione facciale o tono di voce. Nell’interazione del bambino autistico è abbastanza neutrale. I bimbi autistici sono particolarmente influenzati da queste cose. Il robot è un facilitatore perché neutrale nell’interazione”.

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Com’è andato il crowdfunding su Eppela?

“La campagna aveva un obiettivo teorico di arrivare a 10 mila euro, con 5 mila di MSD Italia che ha supportato dall’inizio il nostro progetto. Questi soldi avrebbero consentito di comprare un robot più piccolo, con un’interazione meno performante rispetto al Robot Pepper.

Per quest’ultimo servivano 20 mila euro. La campagna si è conclusa sotto questa soglia, per cui il nostro target base è stato ampiamente raggiunto. Anche perché, presso la società dove avremmo acquistato il Robot Pepper, si è prospettata la possibilità di comprare un modello ricondizionato, quindi con un risparmio. Ciò che abbiamo risparmiato, lo utilizzeremo sulla parte software”.

Sono state fatte delle prove sui bimbi autistici?

“Abbiamo fatto un test iniziale prima di cimentarci in questa cosa, mettendo insieme bambini autistici e normodotati, e abbiamo avuto delle evidenze positive. Da questi risultati è nata l’idea di fare un laboratorio inclusivo. La finalità è favorire la socializzazione e, implicitamente, far conoscere la diversità e fare educazione alla diversità“.

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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