“Io canterò come un sole improvviso in un giorno d’aprile.”
La vita…
Pierangelo Bertoli nasce nel 1942 a Sassuolo, in provincia di Modena, da una famiglia operaia all’interno della quale vive un’infanzia priva di ogni genere di bene superfluo, radio compresa. A dieci mesi è colpito da una grave forma di poliomielite che, privandolo dell’uso degli arti inferiori, lo costringe su una sedia a rotelle.
Vive un’infanzia regolare avvicinandosi gradualmente al mondo della musica grazie al fratello, che all’inizio degli anni ’60 si riuniva nella cantina di casa con il suo gruppo per suonare insieme.
All’epoca Bertoli non possedeva nessuna nozione musicale tecnica né interpretativa. Solo all’età di 25 anni, in occasione del suo compleanno, alcuni amici decidono di prestargli una vecchia chitarra. Ed ecco scoccare la scintilla. Dopo un anno di esercizi da autodidatta comincia a comporre le prime canzoni; inizialmente si esibisce di fronte agli amici, con il tempo davanti a platee sempre più vaste, soprattutto in occasione di feste di paese e di partito.
Pierangelo Bertoli ama la sua terra ed è spesso impegnato in iniziative di solidarietà e beneficenza. E la sua terra non l’abbandonerà mai.
…E la musica di Pierangelo Bertoli
Nei primi anni settanta entra a far parte dell’Unione Comunisti Italiani e con alcuni musicisti militanti del partito forma il Canzoniere Nazionale del Vento Rosso. Nel 1974 pubblica il suo primo album, Rosso colore dell’amore, che contiene dodici brani. Poco tempo dopo il partito si scioglie e con esso il Canzoniere; Bertoli decide quindi di radunare alcuni suoi amici musicisti come Francesco Coccapani, Marco Dieci e Gigi Cervi con i quali realizza un nuovo disco dal titolo Roca Blues.
In seguito al contratto con la CGD nel 1976 pubblica l’album “Eppure soffia“con il quale sceglie di puntare su temi quali l’impegno sociale e la riscoperta delle radici e del dialetto. Nel 1979 arriva “A muso duro“, una sorta di manifesto poetico che rappresenta senza dubbio uno degli episodi migliori della carriera di Pierangelo Bertoli e dal quale, oltre alla critica verso discografici e “falsi poeti”, traspare ciò che per Bertoli significa essere un cantautore: un modo per raccontare storie ed essere felici con se stessi. Nell’81 scala le classifiche di vendita con un disco in cui, oltre alla famosa Pescatore in coppia con Fiorella Mannoia, c’è il brano che dà il titolo all’album Certi momenti. Una canzone che affronta un tema forte, sostenendo il diritto all’aborto e criticando Chiesa e moralisti.
Nel 1986, per festeggiare i dieci anni di carriera, Pierangelo Bertoli produce il doppio album Studio & Live, e nel 1987, in Canzone d’autore interpreta alcuni brani di Conte e De André. Due anni più tardi esce Oracoli, che contiene un duetto con Fabio Concato. Nel 1989, Bertoli vince un Telegatto per lo spot televisivo a favore della “Lega per l’emancipazione dell’handicappato”, nel quale interpreta il ruolo di un avventore che non può chiamare la Polizia per segnalare un incidente perché trova delle cabine telefoniche non sono in grado di far passare la sua sedia a rotelle.
Nel ‘90 appare nella canzone Giocatore mondiale di Elio e le Storie Tese, nonché sigla del programma Mai dire Mondiali: la canzone tratta con ironia la questione delle barriere architettoniche. Nello stesso anno elabora l’inno ufficiale dei Giochi FISHA Canto di vittoria, che incide anche in inglese.
Pierangelo Bertoli e Sanremo
1991. Pierangelo Bertoli si presenta a Sanremo, insieme al gruppo sardo dei Tazenda, con Spunta la Luna dal monte. Il brano ottiene molto successo tanto da dare anche il titolo ad un album di “best” che vincerà il disco di platino.
L’anno seguente Bertoli torna a Sanremo con Italia d’oro, una denuncia senza filtri che anticipa lo scandalo di Tangentopoli che poco dopo avrebbe inondato l’opinione pubblica. L’album contiene anche la canzone Giulio, un’accusa diretta e mirata a Giulio Andreotti.
L’ultimo album, 301 guerre fa, composto da inediti e vecchie canzoni arrangiate e riproposte, esce poco prima della scomparsa del cantautore. Altre dieci canzoni, scritte con la collaborazione del figlio Alberto e di Ligabue che avrebbero dovuto dar vita al nuovo album del 2003, non sono state mai incise da Bertoli né pubblicate.
Pierangelo Bertoli, a causa di un tumore ai polmoni, si spegne presso il policlinico di Modena il 7 ottobre del 2002, ad un mese dal suo sessantesimo compleanno.
Apertamente vicino alla sinistra fin da giovane, nel 1992, dopo aver rifiutato un candidatura offertagli da un senatore del PSI, decide di candidarsi alle elezioni politiche per Rifondazione Comunista. Pierangelo Bertoli è un uomo interessato ed attivo, impegnato socialmente in iniziative di natura benefica e solidale, si batte in favore dell’abbattimento delle barriere architettoniche e partecipa a numerosi incontri per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’integrazione sociale dei disabili.
Il 10 novembre del 2001 canta per i detenuti del carcere di Sant’Anna a Modena.
“A muso duro”
E’ così che ha affrontato la vita, Pierangelo Bertoli, “A muso duro”. Un cantante con uno stile musicale ed un timbro inconfondibili, ingiustamente dimenticato e a molti giovani, purtroppo, sconosciuto. Un uomo che ha cantato una poetica impegnata, ricca di etica e morale. Ed è così che dovrebbe essere ricordato.
“Canterò le mie canzoni per la stradaed affronterò la vita a muso duroun guerriero senza patria e senza spadacon un piede nel passatoe lo sguardo dritto e aperto nel futuro.E non so se avrò gli amici a farmi il coro
o se avrò soltanto volti sconosciuti
canterò le mie canzoni a tutti loro
e alla fine della strada
potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.”