NEET: cosa sono e cosa sta avvenendo in Europa e in Italia

Redazione:

NEET è un acronimo che sta per “Not in Education, Employment, or Training“, che in italiano significa “Non in Educazione, Occupazione o Formazione“. Il termine si riferisce a una persona, di solito giovane, che non è impegnata in alcuna forma di istruzione, lavoro o formazione professionale.

Il concetto di NEET è spesso utilizzato per descrivere una condizione in cui i giovani sono disoccupati o non stanno frequentando un istituto educativo o di formazione. Questa situazione, temporanea o prolungata nel tempo, può essere dovuta a vari fattori, come la mancanza di opportunità di lavoro, la mancanza di qualifiche o la scelta di non impegnarsi in alcuna attività di studio o lavoro.

Quando nasce il concetto di Neet

Il concetto di NEET (Not in Education, Employment, or Training) è stato coniato in Giappone negli anni Novanta. Descrive una categoria di giovani adulti che non erano impegnati in attività educative, lavorative o formative. Col passare del tempo è diventato più utilizzato a livello internazionale per indicare giovani che non sono impegnati in alcuna forma di occupazione o istruzione.

Non vi è un singolo individuo accreditato per aver coniato il termine NEET. È stato introdotto inizialmente nel 1999 da Katsuhiko Fujimori, un sociologo giapponese. Fujimori ha utilizzato il termine NEET per descrivere la crescente popolazione di giovani giapponesi che non partecipavano a istruzione, lavoro o formazione professionale. Il termine ha poi guadagnato popolarità internazionale ed è stato adottato in altri paesi per descrivere situazioni simili. Nel corso degli anni, il concetto di NEET è mutato a seconda del contesto culturale e delle politiche di ciascun paese.

Cosa dice il report CGIL e ActionAid

CGIL e ActionAid hanno realizzato, nel 2022, un report che analizza la situazione italiana. L’Italia detiene il primato tra i Paesi europei per il più elevato numero di NEET, ovvero giovani tra i 15 ei 34 anni che non lavorano né studiano. Nel 2020 il loro numero ha superato i 3 milioni, di cui 1,7 milioni sono donne. Al Sud, la presenza di NEET è quasi il doppio rispetto al Nord Italia con una maggiore prevalenza tra le donne e nelle fasce di età più adulte, tra i 25 e i 29 anni (30,7%) e i 30 e i 34 anni (30,4%).

Nel Sud Italia si registra la presenza più elevata di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano. Rappresentano il 39% rispetto al 23% del Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e all’18% del Nord-Est. Tutte le regioni italiane superano la media europea dell’incidenza dei NEET sulla popolazione giovanile nel 2020, che si attesta al 15%. Le regioni meridionali si trovano ai primi posti, con quote molto elevate in Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%).

Chi sono i Neet in Italia

Secondo l’indagine condotta da CGIL e ActionAid, la maggioranza dei NEET italiani è costituita da inattivi, ovvero coloro che, scoraggiati hanno smesso di cercare lavoro. Questi rappresentano il 66% del totale. Si osserva una tendenza all’inattività soprattutto tra coloro che hanno un diploma (32%) o un livello di istruzione inferiore (16%).

Una disuguaglianza ulteriore si rileva nel contesto della cittadinanza e delle migrazioni. I giovani di origine straniera o senza cittadinanza italiana sono in numero inferiore rispetto agli italiani (pari all’18% del totale), ma anche in questo gruppo c’è una maggioranza di donne (57%). La maggioranza dei NEET con cittadinanza straniera (48,4%) possiede solo la licenza media.

Il rapporto di ActionAid e CGIL rivela che le disuguaglianze strutturali presenti nel Paese hanno un impatto significativo sulla situazione dei Neet, ma allo stesso tempo mette in luce la profonda sofferenza che affligge un’intera generazione di giovani. A differenza del passato, c’è chi fra lavoro e studio sceglie la terza via (ossia quella di non fare nessuna delle due cose).

Chi sono i Neet in Europa

La distribuzione dei NEET in Europa varia notevolmente tra i diversi Stati membri dell’Unione Europea. Alcuni paesi, come Paesi Bassi, Svezia, Slovenia, Danimarca, Lussemburgo, Islanda e Norvegia, hanno già raggiunto o superato l’obiettivo a lungo termine dell’UE per il 2030, con tassi di NEET inferiori al 9% entro il 2021.

Ad ogni modo ci sono nove Stati membri che presentano tassi di NEET superiori alla media dell’UE, che è del 13,1%. In particolare, Italia e Romania registrano i tassi più elevati, con oltre il 20% dei giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono né occupati né impegnati in attività educative o formative. In pratica, la percentuale di giovani NEET in Italia è 4,2 volte superiore a quella dei Paesi Bassi.

Complessivamente, la percentuale di NEET nell’UE è diminuita del 2,3% tra il 2011 e il 2021, un segnale decisamente positivo. I paesi che hanno ottenuto i migliori risultati in termini di riduzione sono l’Irlanda (-12,6%), la Bulgaria (-7,1%) e la Lettonia (-7%). Tuttavia, ci sono anche cinque Stati membri, tra cui l’Italia, che hanno registrato un aumento dei tassi di NEET dal 2011. Questi paesi sono il Lussemburgo (2,2%), l’Austria (0,9%), la Romania (0,8%), l’Italia e Cipro (entrambi 0,6%).

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I giovani fra disagio sociale e mancanza di lavoro

Gli ultimi dati diffusi da Eurostat e Istat confermano i dati CGIL e ActionAid. I Neet infatti rappresentano il 25,1% della popolazione compresa tra i 15 e i 34 anni (circa tre milioni di giovani). Gianluca Salvatori, segretario generale della Fondazione Italia Sociale, ha commentato che questi numeri suscitano grande preoccupazione. Il 12,7% dei giovani italiani ha abbandonato prematuramente gli studi. Questi hanno raggiunto al massimo il diploma di scuola media e decidendo successivamente di non frequentare la scuola superiore o altri percorsi di formazione.

Questa percentuale è superiore di tre punti rispetto alla media europea, e corrisponde a 517.000 ragazzi e ragazze, con una prevalenza maschile (14,8%) rispetto a quella femminile (10,5%), e con differenze significative tra le diverse regioni: Sud e isole (16,6%), Nord (10,7%) e Centro (9,8%). Solo uno su tre di questi giovani che abbandonano precocemente il sistema scolastico riesce a trovare lavoro, dando così origine alla condizione di Neet, come ha sottolineato Salvatori.

Bonus 2023 Neet: come funziona e chi può richiederlo

Il Decreto Lavoro 2023 ha introdotto un nuovo incentivo volto a favorire le assunzioni. Tale incentivo, noto come Bonus Neet, è riconosciuto ai datori di lavoro del settore privato che assumono giovani di età inferiore ai 30 anni che non sono né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione, ovvero i cosiddetti Neet.

Dal 1° giugno al 31 dicembre 2023 i datori di lavoro che decidono di assumere tali giovani riceveranno un incentivo pari al 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, valido per un periodo di 12 mesi.

L’incentivo è riconosciuto per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato, inclusi quelli in somministrazione e con apprendistato professionalizzante e di mestiere. È destinato a coloro che assumono giovani Neet entro la fine dell’anno 2023, ossia ragazzi e ragazze che non studiano né lavorano e che risultano registrati al Programma Operativo Nazionale “Iniziativa Occupazione Giovani”.

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Angelo Dino Surano
Giornalista, addetto stampa e web copywriter con una passione particolare per le storie di successo. Esperto in scrittura vincente e comunicazione digitale, è innamorato della parola e delle sue innumerevoli sfaccettature dal 1983. La vita gli ha messo davanti sfide titaniche e lui ha risposto con le sue armi più potenti: resilienza e spirito di abnegazione. Secondo la sua forma mentis, il contenuto migliore è quello che deve ancora scrivere.

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