Cosa sappiamo sulla nebbia cognitiva post Covid 19

Redazione:

Attraverso un post sul suo sito Goop, Gwyneth Paltrow ha ammesso di provare sensazioni riconducibili alla nebbia cognitiva post Covid. Lei stessa ha rivelato di esser stata contagiata dal nuovo Coronavirus e, una volta negativizzata, di aver provato sensazioni di spossatezza e confusione mentale, noti ai più come strascichi del virus. Facciamo ordine per capire di cosa stiamo parlando.

Che cos’è la nebbia cognitiva Covid?

Nelle ultime settimane abbiamo imparato il termine nebbia cognitiva post Covid, brain fog o nebbia cerebrale. Stiamo parlando di una condizione attualmente in fase di studio e che viene annoverata nell’insieme dei disturbi di carattere neurologico.

Stando alle prime informazioni diffuse dagli esperti, è una condizione transitoria che colpisce una persona su 20, inficiando principalmente le nostre capacità mentali. Riguarda, ovviamente, chi ha sviluppato il Covid, indipendentemente dalla gravità della malattia e dall’età.

Di fatto è un disturbo con entità variabile, il cui fenomeno riguarda anziani e giovani (in particolare individui tra i 18 e i 50 anni), anche se hanno mostrato sintomi lievi da Covid e non sono stati ricoverati in ospedale. Ciò che tutti lamentano in egual misura sono sensazioni di spossatezza, stanchezza e poca lucidità mentale, anche per le attività quotidiane.

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cos'è nebbia cognitiva post covid 19

Sintomi della nebbia cognitiva post Covid 19: come si manifesta?

Persino la sintomatologia della nebbia mentale è in fase di studio. Ciò che sappiamo finora è che i segni possono durare qualche mese dopo la guarigione da Covid, e che questa condizione da “cervello annebbiato” è stata riscontrata anche in altre due malattie da Coronavirus: SARS e MERS. Sulla rivista Neurology Clinical Practice, i ricercatori del NewYork-Presbyterian e dell’Irving Medical Center della Columbia University hanno descritto i seguenti sintomi da nebbia cognitiva post Covid:

  • Astenia;
  • Stanchezza mentale, cronica e cognitiva;
  • Difficoltà a concentrarsi;
  • Senso di smarrimento;
  • confusione mentale;
  • disorientamento;
  • amnesie;
  • perdita di memoria.

Quanto dura la nebbia cognitiva post Covid?

Al momento è molto difficile rispondere a questa domanda con precisione, poiché si tratta di una condizione data da un nuovo virus che ancora stiamo imparando a conoscere. Ciò che è possibile affermare comunque è che, indipendentemente dai sintomi, la nebbia cognitiva post Covid può durare persino per mesi, con effetti passeggeri che si risolvono spontaneamente.

Le cause della nebbia cognitiva Covid

Come può una malattia respiratoria causare problemi di livello neurologico? Al momento ci sono diversi studi internazionali che stanno provando a capire cosa determina l’origine di questa brain fog. Una delle teorie più accreditate riguarda la risposta immunitaria causata dal nostro organismo per combattere il nuovo Coronavirus, la quale farebbe insorgere un’infiammazione dei vasi sanguigni che portano al cervello, con conseguenti problematiche.

Una seconda ipotesi al vaglio dei ricercatori è nelle citochine, una molecola infiammatoria che il nostro organismo rilascia per combattere il Coronavirus, ma che al tempo stesso rischia di diventare dannosa per il nostro cervello (processo noto come mimetismo molecolare, che accade ad esempio con la polmonite da streptococco). In linea generale, comunque, si osserva al fenomeno come fosse simile ad altre infezioni, tipo la mononucleosi o il virus dell’herpes.

brain fog nebbia cognitiva covid 19

Cosa fare contro la nebbia cognitiva?

Trattandosi di una condizione ancora non totalmente conosciuta, non ci sono delle vere e proprie terapie curative in senso stretto. Il dottor Gianluigi Mansi, primario di Riabilitazione psichiatrica degli Istituti Clinici Zucchi ha spiegato a Gazzetta Salute che “quello che si può fare è dare un sostegno a chi ne soffre. Ed è un lavoro che può fare benissimo uno psicologo, un medico di medicina generale o che si può fare anche da soli informandosi attraverso i tanti articoli pubblicati finora che sottolineano come si tratti di una sindrome transitoria, che poi passa”.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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