A Gaza si consuma il dramma dei bambini con disabilità

Redazione:

Non c’è via di fuga a Gaza. Neanche per i civili, neanche per i bambini. Bambini che oggi, per chi ancora è rimasto in vita, devono fronteggiare le conseguenze di scelte scellerate altrui. Danni fisici e psicologici che rimarranno per sempre, e che sono il frutto di decisioni prese dall’alto.

Ed è questo che emerge da vari report internazionali, dalle storie che vengono raccontate attraverso foto e video e dalle parole di chi sente addosso la propria vita cambiata per sempre. Un cambiamento che non è stato deciso, pianificato, desiderato, ma inserito in un ampio quadro internazionale che non tiene conto delle vite dei civili, di chi in questa guerra sta perdendo tutto. A cominciare dai bambini.

Gaza e i bambini: i dati del massacro

Le condizioni dei bambini con disabilità a Gaza sono tragiche, disumane, orrende. È Save The Children a documentare una situazione pressocché drammatica, analizzando il rapporto del Gaza Protection Cluster, dal titolo Material Assistance Shortages: Impact on the Protection Situation in Gaza.

E i dati sono allarmanti. Nei primi 11 mesi del 2024, sulla Striscia di Gaza almeno 5.230 bambini hanno riportato ferite così profonde da richiedere un costante supporto riabilitativo, che purtroppo però non è accessibile a causa del crollo del sistema sanitario, della distruzione delle strutture sanitarie e della scarsa disponibilità dei farmaci.

Nonostante le stime siano considerate al ribasso, i numeri destano profondo sconforto: in media 475 bambini al mese (15 bambini al giorno) hanno riportato disabilità potenzialmente permanenti, sempre a causa delle armi esplosive che hanno colpito Gaza. Oltre alla condizioni citate precedentemente, il quadro generale è fortemente condizionato dalla malnutrizione e dalle insufficienti condizioni sanitarie.

A confermare ancora di più il contesto inumano a cui le persone a Gaza sono sottoposte, ci pensa Human Rights Watch, che nel suo report spiega che gli attacchi israeliani su Gaza hanno creato conseguenze gravissime: molti bambini palestinesi necessitano di cure urgenti, e spesso devono sopportare tempi di attesa lunghissimi e interventi chirurgici senza anestesia. Tutto ciò non ha solo un elevato costo fisico, ma anche psicologico: siamo di fronte a cicatrici durature che difficilmente guariranno.

Secondo quanto riporta HRW, il costante assedio di Gaza, gli attacchi israeliani senza preavviso a strutture fondamentali per i civili, i numerosi ostacoli agli aiuti umanitari, l’uso della fame come arma di guerra e il danneggiamento degli ospedali “causano danno sproporzionati ai bambini con disabilità, che lottano per accedere a cure e forniture mediche disperatamente necessarie, dispositivi di assistenza, cibo e acqua“. “Alcuni dei bambini morti di fame o malnutriti – si legge ancora – sono bambini con disabilitò o patologie croniche“.

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By gaysorn1442 da envato elements

Le disumane storie dei bambini disabili a Gaza

Grazie alle interviste a familiari di bambini con disabilità e a operatori sanitari e umani, oltre all’accesso a cartelle cliniche e documenti video-fotografici, ciò che emerge è una situazione di sicurezza precaria. In questo contesto, ognuno lotta per rispettare gli “ordini di evacuazione dell’esercito israeliano e la mancanza di un efficace preavviso di attacchi“.

Ma per le persone con disabilità molto spesso è difficile poter evacuare un’area: di fatto gli ordini israeliani non tengono conto della poca accessibilità o delle esigenze specifiche richieste dalle persone disabili. Con il rischio che poi alcune persone vengono abbandonate o le famiglie non vogliono abbandonare i propri cari con disabilità. E questo – racconta sempre Human Rights Watch – porta anche al trauma psicologico per le persone disabili di sentirsi un peso per le loro famiglie.

Ad esempio colpisce la storia di Ghazal, una ragazza di 14 anni con paralisi celebrare che ha implorato sua madre e suo padre di abbandonarla per mettersi in salvo. “Quel periodo è stato il più difficile che abbia mai attraversatoha raccontato Ghazal a HWR -. Sono ricordi neri a cui non voglio aggrapparmi perché non voglio continuare a pensare a loro. Non avevamo idea di dove andare. Ero un peso per loro, un peso in più insieme alle loro cose”.

Altresì Falasteen Mansour, in un articolo sul Middle East Eye, racconta come l’assenza di servizi essenziali per le persone con neurodivergenze sia complesso a Gaza ma anche nella Cisgiordania occupata.

Le risorse terapeutiche sono abbondanti in Israele – scrive -, ma scarse in Cisgiordania e a Gaza. Nel settore della terapia occupazionale, i centri per l’autismo e le strutture educative sono sottofinanziati e sovraffollati, il che rende più difficile per i bambini autistici ricevere le cure di cui hanno bisogno per crescere e partecipare attivamente alle loro comunità“. 

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La morte delle persone con disabilità a Gaza

Il missile [munizione] stava colpendo il supermercato e ho perso conoscenza – racconta Leila al-Kafarna all’HWR, madre di tre figli, riguardo un episodio accaduto il 24 ottobre 2023 in un centro commerciale di Nuseirat (nel centro della striscia di Gaza) -. Mi sono svegliata e tenevo ancora la mano di mio figlio, quindi ho iniziato a correre, e poi ho sentito come se mio figlio fosse leggero, come se non ci fosse peso sul braccio. Quindi, ho guardato e non ho visto mio figlio da nessuna parte vicino a me, ed è stato allora che ho scoperto che stavo tenendo solo il suo braccio“.

E ancora, in questi mesi Middle East Eye ha raccolto svariate storie di persone con disabilità vittime dell’esercito israeliano. Una è la storia di Duaa, una donna con paralisi cerebrale di 34 anni, incapace di parlare e muoversi autonomamente, è stata bruciata viva da un soldato israeliano, mentre era accampata nel cortile di una scuola trasformata in rifugio nel campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza.

A denunciare l’accaduto è il padre, Muhammed Ismail al-Hweihi: “C’era un soldato tra loro vestito in abiti civili che è andato alle tende, ha versato benzina sul legno e sul nylon e poi gli ha dato fuoco. Ha incendiato la tenda dove giaceva mia figlia Duaa. Guardavamo tutti mentre le fiamme lo avvolgevano, e carri armati e soldati sparavano ovunque. Non potevo urlare; non c’era nessuno con cui parlare. Con chi potevo parlare? Con i carri armati che non smettevano di sparare? […] Sono tornato, ma di lei non è rimasto nulla“.

Un trauma nel trauma, a cui si aggiungono le devastanti conseguenze psicologiche durature. Anni fa SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) scriveva che le conseguenze della guerra hanno un effetto devastante su tutti gli individui, in particolare per madri in gravidanza e bambini: “Aumenta la nascita prematura e la mortalità infantile. I bambini più grandi mostrano livelli aumentati di ansia e depressione e circa il 30-40% sviluppa PTSD. Tutto ciò porta a una salute mentale e fisica peggiore fino all’età adulta”. Un trama che si potrebbe estendere per circa “3 generazioni”.

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Gaza: Israele viole la Convezione ONU sui diritti delle persone disabili

Eppure la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità parla chiaro. All’articolo 11 infatti si legge quanto segue:

Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie e le catastrofi naturali“.

Invece, secondo quanto scrive Amanie Issa, ricercatrice di dottorato e borsista Hardiman presso l’Irish Centre for Huma Rights e il Centre for Disability Law and Policy, “lesioni e menomazioni non sono sfortunati sottoprodotti del ‘conflitto’, ma conseguenze dirette di deliberate strategie militari“.

La tesi di Issa è intensificata dai fatti: gli attacchi israeliani colpiscono principalmente aree densamente popolate e infrastrutture di grande importanza, come scuole, ospedali e centri comunitari. E poi, gli ordini di evacuazione di Israele non tengono conto delle necessità per le persone disabili. A Gaza ormai mancano i beni di prima necessità, e questo rende quasi impossibile riuscire a sopravvivere per chi ha una disabilità.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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