Coma diabetico: cos’è, sintomi, cause, cosa fare e come evitarlo

Redazione:

Il coma diabetico è una delle complicanze a cui possono andare incontro i pazienti diabetici, sia con diabete mellito di tipo 1 che 2. Le cause sono varie, così come l’insorgenza dei sintomi e la relativa cura, ma sostanzialmente sono legate ad una presenza di glucosio nel sangue in valori non adeguati.

Per farci illustrare nel dettaglio cause e rimedi dei diversi tipi di coma diabetico abbiamo rivolto qualche domanda alla dottoressa Erminia Lembo di idoctors.it, specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo a Roma.

Cosa si intende per coma diabetico e quali possono essere le cause che lo determinano?

Il coma diabetico è la complicanza acuta più grave della malattia diabetica. Si può andare in coma diabetico sostanzialmente per due motivi: a causa di valori di glucosio estremamente bassi, quindi parliamo di ipoglicemia, o di valori particolarmente elevati, quindi di iperglicemia. In quest’ultimo caso dobbiamo inoltre distinguere due tipi di coma diabetico:

  • quello dovuto alla chetoacidosi diabetica, cioè quello che accade all’esordio del diabete mellito di tipo 1
  • e quella che invece è la sindrome iperglicemica iperosmolare, che avviene invece nei pazienti che hanno il diabete mellito di tipo 2 durante situazioni intercorrenti ad esempio di infezione o infiammazione (quali infezione alle vie urinarie, febbre, o altre patologie intercorrenti che portano ad uno scompenso metabolico grave).
cause coma diabetico
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Quali i sono i sintomi e la relativa terapia a seconda dei vari tipi di cause del coma diabetico?

Sia i sintomi, che poi la terapia, sono completamente differenti a seconda se ci troviamo davanti all’ipoglicemia o all’iperglicemia. In caso di ipoglicemia, il tipo di coma diabetico a cui più spesso si può andare incontro, ci sono due modi di agire:

  • qualora il paziente abbia già perso conoscenza e la glicemia sia a valori inferiori a 50 (molto spesso però i pazienti di tipo 1 sono anche abituati a viaggiare a questi livelli di glicemia, quindi quando si va in coma i valori sono ancora più bassi), è necessario intervenire quanto più prontamente assumendo il glucagone, un ormone controregolatore rispetto all’insulina, che determina un rialzo glicemico abbastanza istantaneo e può essere somministrato sia per via intramuscolare sia nella più recente formulazione in commercio, in spray nasale, metodo che ha rivoluzionato non poco la gestione dell’ipoglicemia più grave.
  • Quando invece il paziente si trova in uno stato di confusione e inizia ad avere, ad esempio, sudorazione, tremore, ma è vigile e soprattutto in grado di deglutire, è necessario risolvere l’ipoglicemia assumendo zuccheri (e tipicamente c’è la regola del 15: si assumono quindici grammi di zuccheri semplici, che corrispondono a tre cucchiaini di zucchero, si aspettano quindici minuti e se la glicemia ancora non è salita si somministrano ulteriori quindici grammi di zuccheri semplici). Quando la glicemia sarà salita a livello di 80-90 sarà comunque necessario somministrare una certa quota di zuccheri complessi (es. carboidrati, quindi crackers o fette biscottate) per cercare di stabilizzare il livello glicemico.

Per quanto riguarda invece l’iperglicemia, i sintomi sono simili sia per la sindrome iperglicemica iperosmolare sia per la chetoacidosi diabetica: entrambesono infatti caratterizzate soprattutto da astenia marcata, cefalea, sensazione di voler bene e/o urinare molto, calo ponderale, anoressia (nel senso che non si ricerca tanto il cibo), vomito e talvolta dolore addominale. L’insorgenza di questi sintomi e l’evoluzione delle condizioni del paziente sono però diverse nelle due condizioni. Nel dettaglio:

  • la sindrome iperglicemica iperosmolare è caratterizzata da livelli di glicemia particolarmente elevati (possono essere anche superiori a 300), un pH arterioso o venoso superiore a 7,3, non vi è presenza di chetoanemia e chetonuria, e l’osmolarità plasmatica aumenta a livelli anche superiori a 320. In questa condizione l’insorgenza dei sintomi è più lenta (può richiedere infatti diversi giorni) e lo stato di coscienza diventa quasi sempre comatoso;
  • per quanto riguarda invece la chetoacidosi diabetica, la comparsa dei sintomi può essere più veloce e lo stato di coscienza può variare da stato di coscienza vigile a uno soporoso/comatoso.Possiamo avere infatti un esordio lieve, moderato o grave. In questa condizione generalmente la glicemia è superiore ai 250, il pH arterioso nello stato più grave può arrivare ad essere anche inferiore a 7 (ecco perché si va in condizione di acidosi), chetoanemia e chetonuria sono presenti, e l’osmolarità plasmatica è variabile.

Sia la chetoacidosi diabetica chela sindrome iperglicemica iperosmolare determinano una ospedalizzazione, poiché necessitano di ristabilire appunto il pH adeguato, soprattutto tramite somministrazione di fisiologica e soprattutto di insulina.

Leggi anche: Ecco i valori della glicemia dopo pranzo

coma diabetico cosa fare
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Esiste un modo per prevenire l’insorgenza del coma diabetico?

Per i soggetti con diabete di tipo 1 insulinodipendenti può essere molto importante per esempio non scambiare l’insulina rapida (quella che si somministra prima dei pasti) con l’insulina basale (che si somministra una volta al giorno, generalmente la sera prima di andare a dormire), anche perché talvolta l’insulina basale viene somministrata in dosi maggiori rispetto all’insulina rapida, quindi fare un errore nella terapia prescritta può determinare delle conseguenze molto gravi ovviamente nel paziente diabetico. L’altro consiglio, ovviamente sotto prescrizione del diabetologo di riferimento e sempre per i pazienti con diabete di tipo 1, di avere sempre in casa e portare sempre con sé il kit con il glucagone, nonché di avere sempre dello zucchero semplice a portata di mano.

Anche i pazienti con diabete di tipo 2 possono andare incontro a ipoglicemie, soprattutto se hanno in terapia con determinati farmaci che hanno come effetto collaterale proprio delle ipoglicemie. Per fortuna però questa classe di farmaci è abbastanza datata e attualmente le linee guida propongono di scegliere altre classi farmacologiche che per fortuna non hanno questa complicanza. Per il paziente di tipo 2 che può andare incontro a sindrome iperglicemica iperosmolare, proprio perché come ho detto si arriva in diversi giorni a un coma di questo tipo, è infine importantissimo avere il glucometro a casa e misurare la glicemia, soprattutto quando ci sono delle condizioni che portano l’organismo a farne aumentare il livello.

Redazione - Ability Channel
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