Attori italiani contro Netflix: perché fanno causa e cos’è Artisti 7607

Redazione:

Gli attori italiani fanno causa a Netflix attraverso la società di riscossione del diritto d’autore nota come Artisti 7607, la quale ha citato in giudizio la piattaforma di streaming al tribunale civile di Roma. Così come accaduto qualche mese fa negli Stati Uniti d’America, anche gli attori italiani vogliono “ottenere il compenso adeguato e proporzionato spettante per legge ai propri artisti mandanti”, come riporta il comunicato stampa dell’associazione.

C’è il rischio di un’ondata di scioperi di lunga durata così come accaduto lo scorso anno a Hollywood? Forse è ancora presto per dirlo, intanto la futura decisione del tribunale civile di Roma potrebbe cambiare le carte della partita, oppure lasciare tutto così com’è. Nell’attesa, capiamo qual è l’oggetto del contendere, come funziona Artisti 7607 e come mai questo processo non riguarda solo i grandi nomi del cinema italiano.

Cos’è Artisti 7607 e cosa c’entra con Netflix?

Come si legge sul sito dell’associazione, Artisti 7607 nacque nel 2010 “per riaffermare in Italia, dopo un ventennio di gestione monopolistica dei diritti connessi, la libertà degli artisti di scegliere a chi affidarne la tutela”. Tanto che nel 2012 ha ottenuto il mandato di riscossione del diritto d’autore per conto dei propri associati.

Precedentemente questo compito era dell’IMAIE, ente che è stato liquidato nel 2009. Poi nel 2013 Artisti 7607 si è costituita come società di collecting. Tra i soci fondatori troviamo Urbano Barberini, Paolo Calabresi, Luca D’Ascanio, Augusto Fornari, Elio Germano, Carmen Giardina, Neri Marcorè, Cinzia Mascoli, Alberto Molinari, Paco Reconti, Alessandro Riceci, Claudio Santamaria e Giulia Weber.

Nella nota stampa diffusa dall’associazione in merito alla causa contro Netflix, Artisti 7607 spiega che dopo “oltre otto anni di sterili trattative per ottenere i dati necessari alla determinazione del compenso per gli artisti previsto dalla normativa europea e nazionale, Artisti 7607 si vede costretta a ricorrere al giudice ordinario per chiedere il rispetto della legge”.

La protesta degli attori americani contro Netflix: cosa accadde?

Il caso italiano non è il primo al mondo che vende Netflix al centro delle critiche riguardo agli equi compensi, ed ha probabilmente influenzato il nostro scenario cinematografico.

Lo scorso anno infatti negli Stati Uniti d’America sceneggiatori e artisti scioperarono contro il colosso dello streaming proprio per richiedere una retribuzione degna e migliori condizioni di lavoro. Una protesta, che molti addetti dei lavori chiamarono “Lo sciopero di Netflix“, che portò anche all’interruzione di alcune produzioni, come quella di “Stranger Things”, “Cobra Kai” e “Unstable”.

In un’inchiesta del Los Angeles Times, Jaclyn Moore, produttrice esecutiva e scrittrice di “Queer as Folk” su Peacock e “Dear White People” su Netflix, aveva sottolineato lo stesso problema che ora denunciano gli attori italiani: le società di streaming non forniscono dati dettagliati sugli spettatori, per cui è difficile poter quantificare un equo compenso per artisti e scrittori.

Dopo diverse settimane di scioperi, alla fine Netflix rese pubblici i dati sulle riproduzioni dei suoi contenuti ma, come segnala Il Post, sarebbero statistiche troppo sporadiche e generiche, in quanto riporterebbero solo le ore totali per le quali un contenuto è stato visto solo nei 6 mesi precedenti.

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artisti 7607 causa netflix
By osbmxhouse da envato elements

Cosa sta succedendo tra gli attori italiani e Netflix?

Arriviamo poi all’aprile 2024, mese in cui in Italia Artisti 7607 annuncia una causa contro Netflix allo scopo di rendere noti tutti i dettagli dei dati riguardo la fruizione dei contenuti della piattaforma, così da quantificare un equo compenso per gli attori italiani. Al centro della diatriba infatti vi è proprio la correlazione tra dati streaming e compensi degli attori, che secondo l’associazione di artisti non sarebbe in equilibrio.

Nel Bel paese però la questione diventa leggermente più complessa, in quanto entrano altri protagonisti in gioco. Oggi infatti esiste anche il Nuovo IMAIE, società che raccoglie e distribuisce i diritti per interpreti e doppiatori italiani, con la quale Netflix ha un accordo e paga a loro ciò che spetta. Secondo Artisti 7607 però, il compenso non sarebbe adeguato e proporzionato.

Tra i portavoce più noti di Artisti 7607 c’è Neri Marcorè che, come segnala SkyTg24, ha spiegato che tale scelta, quella di fare causa a Netflix, è “doverosa per difendere la dignità professionale non solo dei nostri artisti ma di tutta la categoria. Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming, per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero degli attori e sceneggiatori americani. Tutti reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi”.

Gli fa eco Valerio Mastrandrea: “Ci assumiamo questa responsabilità perché le scelte che vengono fatte oggi riguardano tutti e avranno ripercussioni sul presente e sul futuro di tanti artisti e di tante generazioni. Anche quelle che verranno dopo di noi, quindi a brevissimo”.

Secondo quanto scritto da IlSole24Ore, un portavoce di Netflix ha dichiarato che “il compenso degli artisti, interpreti ed esecutori è di fondamentale importanza per Netflix. Da molti anni abbiamo un accordo con Nuovo Imaie, la collecting italiana che rappresenta la maggioranza degli artisti, interpreti ed esecutori italiani. Abbiamo cercato a lungo di raggiungere un accordo con Artisti 7607 e abbiamo fornito loro tutte le informazioni previste dalla legge, come riconosciuto dall’Agcom nella sua decisione dello scorso anno. Artisti 7607 ha ripetutamente rifiutato la nostra offerta di pagamento e, pur augurandoci che la accettino, attendiamo ora la decisione del tribunale”.

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artisti italiani fanno causa a netflix
By puibunny da envato elements

Cosa c’è da sapere (di fondamentale) sulla causa tra attori italiani e Netflix?

Il dibattito – che ora sbarcherà al tribunale civile di Roma – tra artisti e Netflix non riguarda solo i nomi più noti del panorama italiano, come gli stessi Neri Marcorè e Valerio Mastrandrea, ma inficia anche sulla vita professionale di attori meno blasonati.

Rispetto a quanto crediamo, solo una fetta degli attori gode di una certa fama, e dunque di un certo livello di retribuzione: chi invece non ha questo privilegio, porta avanti la professione recitando ruoli marginali in pubblicità o in piccole produzioni, come video musicali o tanto altro.

A questi viene garantito un reddito, che però è limitato alla vita del progetto in questione, tanto da rendere precario questo lavoro. Ciò che invece garantisce una sicurezza maggiore e duratura nel tempo sono i diritti d’autore, che nel corso degli anni possono maturare e garantire introiti sufficienti a vivere di questa professione.

Prima dell’avvento del mondo digitale, censire il diritto d’autore era abbastanza semplice, in quanto bastava “contare” le repliche televisive, e così si calcolava l’equo compenso: ciò permetteva agli attori di sapere anche quante volte venisse visto un film o una serie televisiva, e dunque era un compenso proporzionato. Oggi invece questi dati sembrano essere inaccessibili, ed è qui che si gioca la contesa tra Artisti 7607 e Netflix.

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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