L’anemia nei neonati (anemia neonatale o anemia neonato) è una patologia abbastanza frequente che nella maggior parte dei casi si risolve con lo sviluppo (niente a che vedere con l’anemia falciforme o con l’anemia mediterranea).
Nella maggior parte dei casi infatti si parla di anemia sideropenica, ovvero quella derivante da una carenza di ferro nel sangue. Questa anemia (misurabile con la sideremia) emerge soprattutto nel primo anno di vita ed è legata a processi naturali.
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Cosa significa Anemia neonato?
Durante lo sviluppo dei bambini, il fabbisogno del ferro è molto elevato. Nel primo anno di vita, per esempio, il volume del sangue raddoppia e di conseguenza l’organismo necessita di un quantitativo superiore di ferro.
L’alimentazione dei bambini nel primo anno di età non prevede però grandi quantitativi di ferro e di conseguenza, è facile che un neonato possa avere eritrociti bassi (globuli rossi bassi).
Il ferro interferisce direttamente nell’emoglobina e le consente di trasportare e cedere ossigeno ai tessuti. Se il bambino è affetto da anemia sideropenica (derivante dalla carenza di ferro), significa che la sua produzione di emoglobina è bassa. Non c’è nulla da preoccuparsi, insomma, in caso di emoglobina bassa (hgb basso).
Ad ogni modo è necessario monitorare costantemente i parametri per capire se la forma di anemia è passeggera (come nella gran parte dei casi) o se invece è il sintomo di una patologia più grave.
La carenza di ferro infatti condiziona lo sviluppo psicomotorio del bambino ed è necessario rivolgersi sempre al pediatra: dopo aver svolto tutte le analisi, sarà in grado di esaminare con certezza il quadro clinico.
Carenza di ferro in età pediatrica
Il fabbisogno di ferro di un neonato è superiore rispetto a una persona adulta. Nella gran parte dei casi, però, l’alimentazione nel primo anno di vita prevede una scarsa introduzione di ferro. In particolare, nel primo semestre di vita la quantità di ferro necessaria al corretto sviluppo del neonato dipende esclusivamente dal latte (materno o artificiale) e dalle riserve presenti nell’organismo.
Nel latte materno la concentrazione di ferro è trascurabile (0,5 milligrammi per litro) ma ha il vantaggio di essere assorbita in maniera quasi totale. Di conseguenza, il neonato potrebbe essere “coperto” per almeno 6 mesi.
Nel latte in formula invece il ferro che si può assorbire è minore: per questo motivo, in questo latte artificiale viene inserita una quantità maggiore di ferro che punta a ridurre al minimo le possibilità di un’eventuale anemia sideropenica. Superato il primo anno di età, è importante che il bambino inizi a seguire una dieta varia e ricca in grado di garantirgli l’apporto necessario di ferro.
Anemia neonato: sintomi della carenza di ferro
In un neonato, i sintomi legati all’anemia da carenza di ferro sono molteplici. Innanzitutto, non si assiste alla classica vivacità che contraddistingue i nati nei primi mesi. I bambini si stancano facilmente e sono più irritabili. In aggiunta a questi sintomi si possono verificare fenomeni di inappetenza.
A livello delle mucose della bocca e delle palpebre inferiori, si può riscontrare un lieve pallore: se la carenza di ferro è considerevole, il pallore si può estendere in altre zone della cute. Altri segni caratterizzanti della mancanza di ferro sono la fragilità dei capelli e delle unghie, che possono apparire più assottigliate.
La carenza di ferro inoltre può provocare piccole fessurazioni nella bocca (cheilite angolare). Nelle forme più gravi, possono emergere disturbi nel sonno (le gambe tendono a muoversi in modo esagerato durante la notte e per questo motivo di parla anche di gambe senza riposo), tachicardia e respiro affannoso.
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Anemia neonatale: quali analisi fare?
Se si sospetta una carenza di ferro, è necessario effettuare l’esame del sangue (emocromo) per la valutazione del ferro presente nel sangue (emoglobina) e per capire la quantità e la forma dei globuli rossi presenti nel sangue.
In caso di globuli rossi piccoli (o più piccoli del normale), è probabile che ci si trovi di fronte a una forma di anemia microcitica. E nel caso in cui in questi globuli rossi sia presente una concentrazione ridotta di emoglobina, si parla di anemia microcitica ipocromica (il caso contrario è l’anemia microcitica ipercromica).
In alcune forme di anemia, l’esame emocromocitometrico può fare emergere un aumento delle piastrine. Le piastrine alte nei bambini, in linea di massima, non indicano una malattia di base e possono essere il segnale di una infiammazione (le piastrine aumentano in modo considerevole ogni volta che c’è un’infezione). Le piastrine basse nei bambini invece sono meno frequenti e in alcuni casi sono il sintomo che caratterizza alcune malattie infettive.
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Anemia neonato e alimentazione
In caso di carenza di ferro, è probabile che il pediatra possa somministratore alcuni integratori. Non bisogna mai procedere con cure fai da te: sarà sempre il pediatra a prescrivere il dosaggio più adatto in base alle analisi effettuate.
Di solito, la quantità prevista è di 3 mg per ogni kg. Per ottenere qualche risultato significativo, sono necessari almeno 3 mesi di terapia. Oltre agli integratori, è necessario prediligere una alimentazione che preveda l’assunzione di cibi che contengono ferro: carni rosse magre, tacchino, pollo, tonno, merluzzo e salmone.
In parallelo, bisogna associare anche alimenti contenenti vitamina C (uva, agrumi, kiwi, peperoni, pomodori, lattuga, arance, cavoli e broccoli). Andrebbero evitati invece alimenti che contengono sostanze che impediscono al nostro corpo di assumere ferro (latte, formaggio, té e cioccolato).