Sindrome di Ménière: cause, sintomi e rimedi

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Per Sindrome di Ménière si intende una malattia rara dell’orecchio che provoca episodi di vertigine, nausea e acufeni. I soggetti colpiti dalla sindrome possono avere giramenti di testa da sdraiati e percepire l’ambiente circostante in maniera ovattata. 

Viene anche detta labirintite cervicale e può interessare sia nervo vestibolare (la parte interna dell’orecchio che raccoglie di stimoli di accelerazione lineare ed angolare della testa) sia quello cocleare (che trasporta gli stimoli acustici). 

Cos’è la Sindrome di Ménière?

La Sindrome di Ménière (detta anche più comunemente labirintite) è una patologia legata alla parte interna dell’orecchio che provoca violente crisi vertiginose. Il nome deriva dal medico francese Prosper Menière che la descrisse per la prima volta nel 1861. Il disturbo nasce da un accumulo di liquido nel labirinto (idrope endolinfatica o idrope cocleare) ed è causato da una secrezione eccessiva o in alternativa da una disfunzione nel suo assorbimento. 

In generale, l’idrope endolinfatica è precedente alla comparsa della Sindrome di Méniére, che ad oggi viene considerata una malattia degenerativa incurabile che può portare a una graduale perdita dell’udito. Questa sindrome vertiginosa può iniziare a manifestarsi attorno ai vent’anni e costringe il soggetto colpito a trasformare per sempre il suo rapporto con la deambulazione. 

La malattia infatti è estremamente invalidante. La mancanza di equilibrio e i sintomi relativi ad esso peggiorano (e non poco) la condizione psicofisica del soggetto colpito e possono provocare ulteriori complicazioni come ansia, insonnia e disturbi mentali. 

In Italia la malattia colpisce circa 10 mila nuove persone all’anno. Nel 90% dei casi riguarda un solo orecchio e col passare degli anni, complice l’abbassamento delle difese immunitarie, può degenerare nella perdita dell’udito.

dottore spiega Sindrome di Ménière
Fonte immagine: Freepik

Cause della sindrome di Ménière

Ancora ad oggi le cause esatte della sindrome di Ménière sono sconosciute. Questo succede anche per altre sindromi (come quella di Poland). La scienza ha fatto passi avanti solo nell’evidenziare i fattori di rischio che possono concorrere all’accumulo di liquido nella parte interna dell’orecchio. Fra i fattori segnalati dagli studiosi compaiono squilibri ormonali o metabolici, traumi al capo, allergie, patologie autoimmunitarie, disturbi vascolari e infezioni all’orecchio. 

I fattori responsabili quindi dell’aumento di pressione dell’endolinfa sono molteplici e non sono legati a eredità genetiche. I soggetti colpiti dalla malattia possono solamente intervenire sui fattori scatenanti e cercare di gestire nel migliore dei modi il decorso della sindrome. 

Sintomi della sindrome: vertigini, nausea e instabilità

Uno dei sintomi più evidenti (e invalidanti) della Sindrome di Méniére sono le vertigini. Una crisi vertiginosa estenuante che può durare qualche secondo oppure alcune ore. Oltre a questo senso permanente di instabilità, i sintomi possono essere: senso di pressione auricolare, acufeni (sibili e ronzii all’interno dell’orecchio), abbassamento dell’udito, giramenti, movimenti incontrollati degli occhi, sudorazione fredda, ipotensione arteriosa, nausea costante, vomito.

L’orecchio interessato viene percepito come un corpo estraneo e ovattato e la crisi di vertigini può portare anche a cadute improvvise. I medici consigliano infatti di stare sdraiati a letto. In alcune donne, i sintomi sono strettamente connessi alla situazione ormonale e possono manifestarsi in modo acuto nella fase premestruale o all’inizio della menopausa. Alcuni pazienti colpiti dalla malattia possono soffrire di cefalea emicranica (emicrania vestibolare o vertigine emicranica).

Solo in rarissimi casi la patologia colpisce entrambe le orecchie e secondo gli scienziati è dovuto a disturbi del sistema immunitario. Altri sintomi generici che possono incidere in maniera significativa sono lo stress, lo stile di vita e l’alimentazione. 

dottore diagnosi Sindrome di Ménière
Fonte immagine: Crushpixel

Come diagnosticare la Sindrome di Ménière

Per una corretta diagnosi del morbo di Méniére è necessario procedere con una serie specifica di test audiometrici e una visita specialistica presso un otorinolaringoiatra. Non esistendo una vera e propria cura, il medico può solamente verificare il quadro clinico generale ed elaborare una terapia che si basa sull’alleviamento dei sintomi. 

Dopo una prima manifestazione dei sintomi (vertigini, giramenti di testa sdraiati a letto, pienezza auricolare, ovattamento, nausea al mattino) è necessario rivolgersi a uno specialista per effettuare un test audiometrico. Il paziente deve ascoltare i suoni tramite le cuffie e segnalare quando li sente o quando c’è una variazione attraverso un gesto (che può essere sollevare una mano o schiacciare un bottone). Se la malattia non è ancora degenerata, il soggetto dovrebbe essere in grado di superare il test audiometrico senza troppa difficoltà.

Poi si fa la prova dell’emissione di Otoacustic per capire il grado di danneggiamento dell’organo interno dell’orecchio chiamato coclea. Si esegue un electrocochleograpy, un test che misura la forza elettrica generata nella coclea a seguito dell’emissione di un suono. In questo modo è possibile individuare con una certa facilità la reale causa della perdita dell’udito. 

In parallelo a questi test, si effettuano le analisi del sangue. Un passaggio necessario per escludere altre malattie che presentano la stessa sintomatologia (neuroma acustico, otite, cera di orecchioi, tumori cerebrali, emicrania, anemia, tiroide, diabete e sifilide). 

visita per Sindrome di Ménière
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Cure e trattamenti per la sindrome di Mèniere

Contro la Sindrome di Ménière non esiste una cura. L’unica cosa che si può fare è intervenire nei fattori scatenanti nel tentativo di alleviare la sintomatologia. Per prima cosa sono necessarie una serie di sedute di fisioterapia per ristabilire l’equilibrio (riabilitazione vestibolare).

Di fondamentale importanza è poi la terapia del suono. Lo scopo è quello di aggiungere suoni dolci su cui le orecchie possono concentrarsi e di conseguenza distogliere l’attenzione sugli acufeni. 

L’obiettivo della terapia del suono (per la sindrome Ménière) è quello di consentire al cervello di riconsiderare il rumore dell’acufene: non più un fastidioso ronzio all’interno dell’orecchio ma un rumore di poco conto che si confonde assieme ad altri. Acufene, pressione orecchie e ansia sono strettamente connesse in questa patologia e riuscire a trovare sollievo può migliorare la qualità della vita.

Come funziona la terapia farmacologica

Di norma, alla riabilitazione vestibolare e alla terapia del suono, viene affiancata una terapia farmacologica che agisce direttamente sui sintomi (farmaci contro la nausea e il vomito, farmaci contro le vertigini, farmaci diuretici). Le vertigini e la nausea vengono placate con anticolinergici e benzodiazepine (se l’attacco è acuto). Nel caso in cui i farmaci non facciano effetto, si passa alle iniezioni locali di antibiotici. 

Nei casi più gravi si ricorre all’intervento chirurgico. Di solito si procede cono uno shunt endolinfatico che agisce direttamente sulla decompressione del sacco. Esistono ospedali, centri specialistici e cliniche private che hanno fatto passi da gigante in termini di cura della sindrome di Ménière.

Uno di questi è il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, che ha messo a punto una tecnica chirurgica innovativa che si dimostra risolutiva nella gran parte dei casi: la DASD (duct and sac dreinage). Qui non viene drenato solo il sacco che raccoglie il liquido ma si interviene in modo significativo sul dotto che collega l’orecchio interno con la struttura di raccolta. 

Cosa mangiare con la Sindrome di Ménière: dieta e consigli alimentari

La dieta dei soggetti colpiti dalla Sindrome di Ménière ha un solo obiettivo: ridurre l’idrope, ovvero la presenza di liquidi all’interno dei tessuti sottocutanei. Per ottenere questo risultato, è necessario attuare una corposa limitazione del sodio alimentare. Questo non significa soltanto che bisogna limitare l’uso del sale come condimento, ma che bisogna proprio limitare al mimino gli alimenti che contengono sodio. I medici consigliano anche di bere molta acqua (e di limitare uso di alcol e caffè). 

Ecco una serie di alimenti che andrebbero esclusi dalla dieta (o fortemente limitati): insaccati, affumicati, carni in scatola, pesce in scatola, formaggi stagionati, salse, snack di ogni genere, frutti e ortaggi conservati, legumi in salamoia. Meglio prediligere alimenti freschi e poco lavorati

Angelo Dino Surano
Giornalista, addetto stampa e web copywriter con una passione particolare per le storie di successo. Esperto in scrittura vincente e comunicazione digitale, è innamorato della parola e delle sue innumerevoli sfaccettature dal 1983. La vita gli ha messo davanti sfide titaniche e lui ha risposto con le sue armi più potenti: resilienza e spirito di abnegazione. Secondo la sua forma mentis, il contenuto migliore è quello che deve ancora scrivere.

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