Non solo Babbo Natale: c’è anche la magia di Santa Lucia

Attenzione, spoiler Santa Lucia. A Bergamo di solito Babbo Natale passa e dà un’occhiata, ma non entra in tutte le case, perché spesso è stato preceduto dalla collega Santa Lucia, la santa rimasta cieca che passa dalle finestre volando insieme al suo asinello. In realtà forse entra dalla porta, ma questo non è dato saperlo. La notte tra il 12 e il 13 dicembre avviene una magia che non tutti i bambini d’Italia conoscono.

Si scrive una letterina alla Santa, sperando che possa avverare i nostri desideri, materiali e no, quindi la si lascia sul tavolo, accanto ad una tazza di latte caldo e dei biscotti. In basso, lì di lato, un po’ di pane secco e dell’acqua per l’asinello, il cui passaggio sarà inequivocabilmente verificato dall’impronta che lascerà sulla farina gialla sparsa vicino al suo ristoro.

Per farci stare buoni e non indurci alla tentazione di sbirciare oltre quella porta del soggiorno, ci veniva detto che chiunque avesse guardato negli occhi la Santa sarebbe diventato cieco. Sembra crudele come minaccia, eppure non sempre è servita a frenare la curiosità indomabile di noi piccoli, quando per esempio con passo felpatissimo e gli occhi socchiusi ci avvicinammo al buco della serratura, intravedendo solo le ombre e immaginando chissà quale fantasia.

E poi, alle sei del mattino, dopo una notte travagliata, mamma e papà, accompagnati dalle loro occhiaie, ma con un sorriso splendente, aprivano le porte dei desideri ed ecco che una stradina di caramelle e cioccolatini ci portava al tavolo gremito di sorprese. Era una festa, era come essere ancora in un sogno, tutti mezzi addormentati, con gli occhi gonfi e il pigiamino ancora addosso.

Si controllava se la Santa avesse bevuto tutto il latte e mangiato i biscotti e poi con soddisfazione si andava a verificare anche il passaggio dell’asinello: non ci ha mai delusi, ha sempre mangiato il suo pane secco lasciando anche delle briciole in giro.

Che bello, in un attimo erano le sette e mezza e già iniziavano le implorazioni per non andare a scuola, perché si voleva prolungare la magia e godersi i giochi nuovi; solitamente la Santa doveva tornare al lavoro, ops volevo dire i genitori dovevano tornare in ufficio e quindi anche noi bambini a scuola. Coi compagni, alcuni assenti perché l’avevano spuntata ed erano rimasti a casa, ci si confrontava sui doni ricevuti e ci si scambiavano le caramelle. Addirittura, c’era chi aveva ricevuto il carbone, anche se di solito dovrebbe portarlo la befana, ma insomma, se uno si è comportato male la voce gira in fretta.

Il suono della campanella di fine lezioni era un’altra gioia, perché i nonni ci venivano a prendere per portarci a casa loro, dove anche lì era passata la Santa e aveva portato altri regali, con una scenografia diversa e altrettanta sorpresa da parte nostra. Ma quanto è meraviglioso il mondo dei bambini?

Così che, una volta appagati dalla Santa, il Natale era vissuto in maniera diversa, ci si concentrava sul presepe, sull’attesa del Gesù bambino e verso i dieci anni di età si aspettava la messa di mezzanotte per uscire tardi come i grandi. Se fossero arrivati i regali sarebbero stati simbolici, ma niente a che vedere con lo spettacolo del 13 dicembre.

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martina caironi durante la festa di santa lucia
Una piccolissima Martina Caironi (foto concessa da Martina Caironi)

Oggi, adulta e agnostica, vivo le feste natalizie come una bella occasione per riunire la famiglia allargata e passare giornate all’insegna del buon cibo, del buon vino e della musica. A volte ci si annoia, certo, e ci si sente scoppiare, ma intanto ci si sente abbracciati da quel calore che l’affetto e l’amore sanno dare. Nessuno di noi va più a messa e senza nessun senso di colpa. Rispetto naturalmente chi ancora crede in un dio, ma più passano gli anni più mi rendo conto che sia un semplice pretesto per fare questo e quello, per fare del bene o del male e poi chiedere perdono. Come se affidarsi al divino ci deresponsabilizzasse.

Già la piccola Marty una volta svanito l’incanto della Santa Lucia, capì che tutto poteva essere creduto, se ben pubblicizzato. Quindi gradualmente smisi di credere in Dio e mi convinsi che fosse più importante credere nell’uomo, seppur sempre con uno sguardo più ampio.

Buona magia a tutti voi, che possiate credere in qualcosa e dare il meglio di voi in questo 2023 tutto da scoprire!

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Martina Caironi
La vita a 18 anni le ha fatto cambiare idea e prospettive in seguito all'amputazione della gamba sinistra. E’ diventata un’atleta paralimpica che ha scritto alcune delle più belle pagine dell’atletica leggera salendo, per l’Italia, sul gradino più alto del podio. E’ componente del consiglio internazionale degli atleti dell’IPC, ha girato il mondo, imparato lingue ma soprattutto è messaggera di positività ed inclusione. Per lei non si deve parlare di disabilità ma di abilità, di quello che le persone possono, devono fare, avendo ben presente gli obiettivi da raggiungere.

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