Che c’è la psicosi affettiva e quanto ne sappiamo

Redazione:

La psicosi affettiva (o schizofrenia affettiva) è un disturbo psichico di carattere cronico e fa parte dei disturbi affettivi. È formata dai tratti tipici della schizofrenia e della depressione. Esistono 2 tipi di psicosi affettive:

  • psicosi affettiva bipolare: alternanza o mescolanza di emozioni ai poli opposti, come depressione e iperattività legata a eccessiva autostima (tipico nei giovani adulti);
  • psicosi affettiva depressiva (o unipolare): caratterizzata peculiarmente da episodi di grave depressione (tipico negli anziani).

Le cause

A oggi non sappiamo con certezza quale sia l’origine della psicosi affettiva. Sono comunque riconosciute una serie di fattori genetici combinati ad altre condizioni che possono causare tale patologia, come le cause familiare e genetici, biologiche, traumatiche e da assuzione di sostanze psicoattive o psicotrope.

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Quali sono i sintomi della psicosi affettiva

In genere la psicosi affettiva insorge un mese dopo agli episodi di schizofrenia. Perciò, devono dapprima essere riconosciuti deliri e allucinazioni, con una successiva condizione di depressione mista o maniacale. Questo perché, appunto, tale patologia è una combinazione della schizofrenia, della depressione e del disturbo bipolare.

Tali condizioni possono essere così persistenti da condizionare negativamente la qualità di vita di una persona. È anche vero inoltre che possono scomparire, per poi riacutizzarsi in un periodo successivo. I sintomi principali che possiamo trovare sono:

  • allucinazioni e deliri (legati alla schizofrenia);
  • disturbi dell’umore (legati alla depressione e al bipolarismo).

Più nel dettaglio, abbiamo anche:

  • senso di fatica;
  • cambiamento del peso corporeo;
  • nervosismo;
  • disturbi del sonno;
  • autosvalutazione;
  • pensieri legati al suicidio e alla morte;
  • tristezza e sentimenti negativi;
  • mancanza di motivazione o interesse;
  • improvvisa ed eccessiva autostima;
  • isolamento sociale;
  • apatia;
  • alterazione comportamentale.

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Diagnosi

Diagnosticare la psicosi affettiva è abbastanza complesso. Innanzitutto perché si tratta di una condizione che potrebbe improvvisamente scomparire e riapparire successivamente. In secondo luogo, poiché la malattia può essere confusa con altre condizioni (come Sindrome da iperattività e deficit d’attenzione, psicosi maniaco-depressiva e abuso di sostanze in grado di alterare il quadro clinico). Il Manuale diagnostico dei disturbi mentali specifica alcuni dettami per una corretta rilevazione della patologia:

  • presenza di disturbi maniacali e depressivi in una condizione mai interrotta;
  • 2 settimane di deliri e allucinazioni;
  • costante presenza di disturbi dell’umore.

Gli esami indicati per una diagnosi certa sono, ovviamente, la valutazione psichiatrica e gli esami per escludere la presenza di altre patologie o se c’è stato un abuso di qualche sostanza. Ecco perché, prima di una cura, è sempre consigliato di rivolgersi a un medico specializzato.

Si guarisce dalla psicosi affettiva?

Una cura per la psicosi affettiva si basa sempre sulla tipologia di diagnosi della condizione in sé. Di fatto, come abbiamo visto, diagnosticare tale disturbo non è così semplice. Bisogna quindi sempre rivolgersi a un medico e a uno psicoterapeuta per valutare la strada più efficace da seguire.

In linea di massima, le soluzioni fornite per una cura sono farmaci (stabilizzatori dell’umore, antidepressivi o antipsicotici), terapie specifiche (percorso individuale, familiare o cognitivo-comportamentale) o supporto sociale.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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