Catturata l’orsa Jj4 che ha ucciso il runner in Trentino: la convivenza con gli animali selvatici è possibile?

Redazione:

La sera del 18 aprile 2023 l’orsa Jj4, ritenuta responsabile di aver ucciso il runner 26 anni Andrea Papi nei boschi di Caldes nella Val di Sole in Trentino, è stata catturata con la tecnica della gabbia a tubo e trasferita nel centro faunistico di recupero di Casteller, dove si trova anche l’orso M49. Quali saranno le sorti dell’esemplare?

Catturata l’orsa Jj4: che fine farà?

L’orsa Jj4 dovrebbe restare fino all’11 maggio prossimo all’interno della struttura di Casteller, giorno in cui il Tar di Trento dovrebbe pronunciarsi sulla sospensione dell’ordinanza di abbattimento firmata dal presidente della Provincia, Maurizio Fuggati. “Avremmo voluto abbatterla – ha dichiarato Fugatti -. Se il Tar ci darà ragione, l’esecuzione avverrà tramite eutanasia“.

A “Zona Bianca” la madre di Andrea, Franca, ha detto che l’eliminazione dell’animale selvatico non è la soluzione: “L’orso? Non voglio che sia abbattuto. Il suo abbattimento non mi ridarà indietro mio figlio”. Il destino di Jj4 però apre le porte a un effetto a catena dalle difficili previsioni: da una parte quella degli altri orsi selvatici, come MJ5 e M63, per i quali lo stesso Fugatti ha annunciato la previsione di cattura e abbattimento perché ritenuti pericolosi; dall’altra, le condizioni dei 3 cuccioli in fase di svezzamento al secondo anno di vita dell’orsa Jj4.

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L’orsa Jj4, il runner ucciso in Trentino e la convivenza uomo-animale

Nelle ultime ore è stato alimentato un dibattito polarizzato tra due fazioni: abbattere o meno l’orsa Jj4. Si tratta comunque di una questione spinosa e complessa, e risulta semplicistico posizionarsi da una parte o dall’altra del campo – visto che, di mezzo, c’è la morte di una persona e il dolore dei familiari.

Il mezzo dei poli è contraddistinto da numerose sfumature, che lasciano spazio a svariate tematiche, come la convivenza tra uomo e animale selvatico, un rapporto piuttosto conflittuale che spesso l’essere umano ha sedato attraverso la cancellazione degli esemplari ritenuti aggressivi. Ma come mai siamo sempre in conflitto con la natura selvatica?

Pensiamo ad esempio ai cinghiali o ai gabbiani che popolano il centro abitato di grandi città, e che ogni giorno si spingono sempre di più al suo interno, e non solo per un’insufficiente gestione dei rifiuti cittadini. Secondo una ricerca di Nature pubblicata nel febbraio 2023, la crisi climatica sta amplificando il conflitto tra uomo e fauna selvatica, con il declino della stessa fauna selvatica.

Insomma, dietro al complesso rapporto tra natura selvatica e l’essere umano c’è l’essere umano stesso. La IUCN Red List of Threatened Species, nota anche come Lista Rossa IUCN delle Specie Minacciate, l’inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale, ci informa che 41.200 specie sono a rischio estinzione. Le cause, come sottolinea il Parlamento Europeo, sono il cambiamento climatico, lo sfruttamento diretto (caccia e pesca), l’inquinamento e le modifiche nell’utilizzo del suolo (disboscamento, monocolture intensive, urbanizzazione), cioè azioni riconducibili alle azioni umane.

Eppure alcune soluzioni ci sarebbero. Ad esempio, l’Unione Europea si è impegnata “a proteggere almeno il 30% sia delle zone terrestri europee (foreste, zone umide, torbiere, praterie ed ecosistemi costieri) che di quelle marine, oltre a preservare il 10% almeno di oceani e territori dell’UE fra cui le foreste primarie e gli altri ecosistemi ricchi di carbonio”. Inoltre, “ha giustificato la necessità di una revisione urgente dell’iniziativa dell’UE sugli impollinatori, motivandola col fatto che il calo degli impollinatori non rappresenti solo una perdita di biodiversità, ma anche una minaccia per la sicurezza alimentare”.

Infine, secondo un rapporto dell’European Wildlife Comeback, una convivenza tra essere umano e fauna selvatica è possibile ed “essenziale per la salute del nostro pianeta”. “Con le specie selvatiche di tutto il mondo che stanno scomparendo a un ritmo allarmante – si legge nel documento -, il nuovo rapporto mostra che la fauna selvatica tornerà se le diamo spazio per riprendersi e ci sforziamo di vivere al suo fianco in armonia. Mostra che misure come una migliore protezione giuridica, l’ampliamento e il collegamento delle aree protette, il lavoro di recupero delle specie dedicate (comprese le reintroduzioni) e il miglioramento degli habitat sono efficaci. Mostra anche l’importanza di continuare a ridurre le pressioni, come la perdita di habitat e la caccia, anche per quelle specie che stanno tornando”.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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