Ghosting: cos’è, significato, perché le persone lo fanno e come difendersi

Redazione:

Probabilmente, almeno una volta nella propria vita, ognuno di noi ha subìto ghosting, cioè quando una persona sparisce bruscamente dalla nostra vita senza lasciare spiegazioni. Si tratta di una dinamica diventata di uso comune, e spesso viene utilizzata per chiudere improvvisamente (e immotivatamente) relazioni d’amore e di amicizia.

Colui che applica questa pratica, il ghoster, tende a sparire completamente dalla circolazione. Sì, potrebbe riapparire, ma difficilmente è un buon segno. Mentre chi resta vittima di ghosting è costretta a lavorare su di sé per lenire le proprie ferite.

Qual è il significato di ghosting e cosa vuol dire?

La prima volta che sentiamo parlare di ghosting è all’incirca nel 2015. Possiamo tradurre questa parola in diversi modi: “sparire come un fantasma“, “diventare un fantasma” o “fantasmare“, in quanto deriva dal termine inglese “ghost”, cioè fantasma. Addirittura nel nostro Paese è stato italianizzato con il termine verbale “ghostare“.

Nella pratica funziona così: tra due persone che si frequentano, hanno una relazione o hanno instaurato un legame di amicizia, c’è un individuo che di punto in bianco sparisce, senza spiegare le ragioni della rottura, lasciando chi è stato ghostato in un vortice di pensieri senza fondo, alla ricerca di un nesso che non può essere trovato dentro sé.

Una plateale conseguenza nella vittima è l’attribuzione di responsabilità che non sono proprie. Chi invece sparisce viene definito, appunto, ghoster, poiché chiude una relazione improvvisamente senza terminarla veramente, quindi senza alimentare un confronto con la persona che si sta abbandonando. Insomma, c’è una persona che si dissolve come un fantasma.

Si tratta di un fenomeno in rapidissima ascesa, soprattutto a causa della modalità di comunicazione odierna, che avvengono principalmente all’interno dei social media e nelle app di incontri, dov’è possibile notare la facilità con la quale alcuni individui smettono improvvisamente di rispondere ai messaggi.

Secondo quanto riportato da Istituto Beck, il fenomeno è molto diffuso tra i 18enni e i 30enni, senza differenza di genere. Un’altra percentuale interessante arriva dagli Stati Uniti: circa il 23% è stato vittima almeno di un episodio di ghosting.

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Perché le persone fanno ghosting: quali sono le cause?

Vale la pena ricordare che il ghosting non è solo una questione amorosa, ma può riguardare qualsiasi tipologia di legame e ogni persona indipendentemente dal genere. Il senso di abbandono che scaturisce da questo fenomeno infatti può colpire psicologicamente ognuno di noi, più o meno pesantemente a seconda della propria natura – e che spesso mina a cancellare il valore sociale della persona ghostata.

Secondo il Prof. Roberto Pani, psicoanalista e docente di Psicologia Clinica presso l’Università di Bologna, intervenuto a TheWom, “le persone che spariscono hanno difficoltà a giustificare il fatto di sentirsi inadeguati in una relazione che sta assumendo un significato importante”. In pratica, nel momento di una possibile evoluzione, “può accadere che lui o lei non riesca più a sostenere una parte che ha recitato sino ad allora” adottata attraverso “comportamenti inconsapevoli”.

Questo comportamento trova un terreno florido ai giorni nostri in quanto molte relazioni nascono e muoiono dietro uno schermo, e questa modalità di comunicazione permettere alle persone di prendere facilmente le distanze dai rapporti: in questo modo, il ghoster evita di prendersi la responsabilità di affrontare una conversazione giudicata negativa.

Che problemi ha chi fa ghosting?

Finora abbiamo delineato il ghostatore come una persona che non vuole prendersi la responsabilità di chiudere un rapporto. Eppure spiegare l’identikit del “fantasma” in questo modo è abbastanza riduttivo, visto che entrano in campo questioni psico-sociali molto complesse.

Uno studio del 2021 dell’Università di Padova ha tratteggiato il ghoster in base a tre caratteristiche oscure della personalità: psicopatia, machiavellismo e narcisismo. Ovviamente, ci sono ghoster e ghoster, non dobbiamo porre un’etichetta frettolosa a ogni persona: possiamo però notare che, anche se minimi, potrebbero essere presenti i tratti fin qui elencati.

Ma allora se non basta sintetizzare il ghoster in questo modo, perché chi fa ghosting lo fa? Cosa c’è dietro al ghosting? Quali sono le motivazioni che portano una persona a sparire bruscamente?

Chi pratica ghosting manifesta un comportamento incline a non voler affrontare i propri sentimenti o quelli della persona ghostata: come detto precedentemente, non si prende responsabilità. Dietro questo comportamento però potrebbe celarsi una persona che, nella sua storia familiare, potrebbe essere stato un bambino che ha ricevuto un attaccamento insicuro evitante da parte dei propri genitori.

Pensiamo ad esempio a promesse genitoriali disattese oppure a uno sviluppo di un comportamento incline a piacere ai propri genitori. Ciò lo ha portato al timore di essere rifiutato o giudicato dalla persona ghostata oppure a produrre rabbia (mai elaborata) da riversare nei confronti del prossimo, cercando una vendetta che però non avviene sulla persona desiderata, bensì sugli individui attorno a lui.

Dunque in età adulta avremo a che fare con individui molto insicuri su come costruire una relazione (di amore o di amicizia) dal coinvolgimento emotivo completo e con pochissima fiducia in esse.

Viene da chiedersi quindi se chi fa ghosting sta male o soffre nel momento in cui mette in atto tale comportamento. La risposta dipende dai casi, dalla persona e da altri fatti circoscritti all’unicità della relazione in questione. Comunque, secondo un sondaggio del 2020 prodotto dall’International Association for Relationship Reserch, il 16% dei ghoster ha rivelato di essere sparito per non ferire la persona rifiutata. Un altro 8% invece teme una reazione violenta da parte della persona che si sta rifiutando.

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Chi fa ghosting ritorna?

Questa domanda è molto comune nei rapporti con le persone, visto che chi viene ghostato spesso viene lasciato nell’insicurezza di essere responsabile della sparizione del ghoster. La risposta però è abbastanza semplice: chi è scappato, è scappato. Punto. Difficilmente un ghoster ritorna sui propri passi, e se lo fa è semplicemente dopo un lasso adeguato di tempo in base al quale il ghostato ha elaborato l’abbandono.

Le conseguenze: chi subisce ghosting come sta?

Insomma, possiamo parlare di una vera e propria violenza psicologica, in quanto chi subisce ghosting si sente profondamente ferito, di una ferita difficile da risanare. Ghostare fa male e comporta nella vittima un percorso interiore che lo porta a sentirsi colpevole di come sono andate le cose, annichilendo le sue qualità.

Ghostare influisce negativamente sull’autostima e sul benessere mentale, creando nella vittima emozioni contraddittorie e contrastanti senza che però venga data una risposta adeguata alla situazione – risposta che difficilmente può essere trovata dentro la psicologia della vittima.

Senso di colpa, rabbia e frustrazione sono le prime emozioni che un ghostato prova, visto che dall’altra parte della barricata trova solo un brusco silenzio che non concederà il confronto della chiarezza. Ciò determina l’impossibilità di creare a propria volta nuove relazioni, in quanto si perde fiducia e sicurezza nelle stesse a causa del sentimento di abbandono che il ghosting produce.

Cosa fare quando ti fanno ghosting?

Punire o scoprire come comportarsi con un ghoster non è la soluzione al problema. Dobbiamo infatti elaborare il trauma subìto, consapevolizzando che non possiamo essere colpevoli di qualcosa che non abbiamo potuto controllare. L’assenza di comunicazione imposta dall’altra persona è, appunto, un’occasione creata da un’altra persona, e rientra nella sfera di responsabilità dell’altro.

Ovviamente è giustificabile la ricerca dell’altra persona per chiedere spiegazioni, ma se di fronte a noi troviamo un muro invalicabile, è opportuno prendere le distanze e concentrarsi su come medicare la propria ferita. In questo modo, si potrà imparare qualcosa per le relazioni che verranno.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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