Gaza, 18.500 bambini palestinesi uccisi: l’elenco del Washington Post

Redazione:

Il Washington Post ha pubblicato un lunghissimo elenco con nomi ed età dei 18.500 bambini palestinesi uccisi a Gaza. Questa lista è stata resa possibile grazie ai dati diffusi dal Ministero della Salute di Gaza lo scorso luglio, che a sua volta si è servita dei registri ospedalieri e dell’obitorio, dei resoconti vagliati delle famiglie delle vittime e dei media affidabili.

Secondo Il Fatto Quotidiano, per leggere l’elenco completo senza pause ci vorrebbero oltre otto ore. Molto meno, invece, per capire i numeri di questo genocidio: sono 60mila gli abitanti morti a Gaza, di cui appunto 18.500 bambini, poco meno di un terzo del totale delle vittime.

Questo elenco, “l’unico documento ufficiale sui defunti“, scrive WP, elenca le vittime con età fino ai 17 anni. Per alcuni di loro sono presenti anche foto, dettagli sulla loro vita e circostanze della loro morte.

Alcune storie dei bambini morti a Gaza

Alcuni furono uccisi nei loro letti. Altri mentre giocavano. Molti furono sepolti prima di imparare a camminare – scrive WP -. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), Gaza è il posto più pericoloso al mondo in cui vivere per un bambino. Durante la guerra, i bambini palestinesi sono stati uccisi a un ritmo di oltre uno all’ora“.

Dati e informazioni che accrescono sgomento e rabbia per vittime e morti che si potevano evitare. Ma ancora più crude sono le storie e i volti dei bambini presenti lungo tutto l’elenco. Ad esempio c’è Sannd Abu al-Shaer, ucciso prima del primo compleanno, a solo 70 giorni di vita. Lui stesso fa parte di una lista di nomi che comprende oltre 900 infanti uccisi prima dell’anno di vita.

Scorrendo la lista, troviamo anche il nome e la foto di Sham Abu Ajwa, ucciso a 7 anni da un attacco israeliano insieme alla mamma. Il giorno prima avevano festeggiato il quinto compleanno dell’altra figlia. Poi c’è anche Hala Abu Saada, uccisa a 14 anni insieme alla madre, al fratello e alle cinque sorelle in un attacco il 16 ottobre 2024.

Infine, altri due nomi. Reem Badwan, uccisa a 3 anni in un attacco insieme al fratello Tariq di 5 anni. Il corpo di lei senza vita è stato ripreso in un video condiviso in tutto il mondo, mentre un suo familiare, Khaled Nabhan, ne sollevava il corpo, chiamandola “l’anima della mia anima”.

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Gaza e disabilità: cosa succede ai bambini che sopravvivono alle bombe

Il dramma dei bambini a Gaza è sempre più profondo, e duplice. Perché chi scampa alla morte, deve fare i conti con una disabilità nuova e permanente in un contesto di guerra, dove le bombe non risparmiano neanche i più piccoli.

Tempo fa, in un nostro approfondimento, abbiamo documentato proprio le condizioni dei bambini con disabilità a Gaza, definite tragiche, disumane, orrende. Attraverso svariati rapporti, è emersa la condizione di disabilità potenzialmente permanenti per, in media, 475 bambini al mese (circa 15 bambini al giorno), unite a situazioni di malnutrizione e insufficienti condizioni sanitarie.

Una guerra che non risparmia nessuno, neanche chi con una disabilità ci è nato. Come Ghazal, una ragazza di 14 anni con paralisi celebrare che ha implorato i suoi genitori di abbandonarla per mettersi in salvo. “Quel periodo è stato il più difficile che abbia mai attraversato – ha raccontato Ghazal a Human Rights Watch -. Sono ricordi neri a cui non voglio aggrapparmi perché non voglio continuare a pensare a loro. Non avevamo idea di dove andare. Ero un peso per loro, un peso in più insieme alle loro cose”.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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