Distrofia di Steinert: cos’è, sintomi, diagnosi e come si cura

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La distrofia miotonica di tipo 1, nota anche come Distrofia di Steinert, è una malattia genetica caratterizzata dall’ereditarietà autosomica dominante. Ciò significa che un genitore con questa distrofia ha il 50% di probabilità di trasmetterla a ciascun figlio, indipendentemente dal sesso del feto. Tra le distrofie muscolari, è la più comune dopo la distrofia di Duchenne e Becker.

Cause e meccanismi genetici

La distrofia miotonica di tipo 1 è causata da un’anomala amplificazione di un segmento di DNA chiamato tripletta, che supera le normali trenta copie e può arrivare fino a mille copie. Questa alterazione si trova sul cromosoma 19 e codifica per una proteina chiamata miotonina kinasi (DMPK). La gravità della malattia è direttamente correlata all’espansione delle triplette: più grande è l’espansione, più precoce e severa sarà la manifestazione della malattia.

Sintomi e manifestazioni cliniche della distrofia di Steinert

La caratteristica principale della distrofia miotonica è il fenomeno miotonico: quando il paziente contrae i muscoli, come serrando la mano a pugno, si osserva una difficoltà nel rilascio, con i muscoli che impiegano alcuni secondi a decontrarsi. Questo fenomeno si manifesta principalmente nelle mani, nei muscoli orbicolari degli occhi, nei muscoli masticatori e della deglutizione.

Come nelle altre distrofie, anche in questa si osserva una debolezza muscolare che può interessare sia gli arti superiori che inferiori, sia a livello prossimale che distale.

Altri sintomi includono disfagia (difficoltà a deglutire), ptosi palpebrale, voce nasale (disfonia) e ipotrofia muscolare. Anche i muscoli respiratori, incluso il diaframma, possono essere coinvolti, portando a difficoltà respiratorie (dispnea), ipossiemia (bassa ossigenazione) e ipercapnia (alti livelli di anidride carbonica). Alcuni pazienti possono necessitare di ventilazione assistita a causa di insufficienza respiratoria acuta.

Quali sono le conseguenze della distrofia di Steiner

La distrofia miotonica di tipo 1 è una malattia multisistemica che può coinvolgere diversi organi e apparati del corpo umano. A livello cardiaco, i pazienti possono sviluppare aritmie, dilatazione cardiaca e sono a rischio di morte improvvisa. Le complicanze endocrine includono il diabete mellito, l’ipotiroidismo, alterazioni del ciclo mestruale e una ridotta fertilità.

Il sistema nervoso centrale può essere colpito con alterazioni cerebrali, ritardo mentale e deterioramento cognitivo. Inoltre, possono manifestarsi problemi psichiatrici come disturbi della personalità, ansia e depressione. Sul fronte gastrointestinale, i pazienti possono sperimentare difficoltà digestive, stipsi e, sebbene raramente, incontinenza fecale. Infine, il sistema genitourinario può essere coinvolto con sintomi di incontinenza urinaria e, negli uomini, impotenza.

Diagnosi della distrofia miotonica di tipo 1

Per quanto riguarda la diagnosi della distrofia miotonica di tipo 1, si utilizzano vari esami clinici e strumentali. Uno dei primi test effettuati è il dosaggio della creatin kinasi (CK), un enzima che risulta spesso elevato nei pazienti con questa condizione.

L’elettromiografia (EMG) è un altro esame fondamentale, che permette di rilevare la sofferenza muscolare e la miotonia. L’analisi genetica fornisce la conferma definitiva della diagnosi, identificando l’espansione delle triplette sul cromosoma 19.

Oltre agli esami menzionati, il percorso diagnostico per la distrofia di Steinert può includere una serie di valutazioni aggiuntive per determinare l’estensione e la gravità della malattia. Tra queste, la risonanza magnetica (RM) del cervello può evidenziare eventuali alterazioni cerebrali. Gli esami di funzionalità respiratoria, come la spirometria, sono cruciali per monitorare l’eventuale coinvolgimento dei muscoli respiratori.

La consulenza cardiologica è altrettanto importante, con ecocardiogrammi e monitoraggi Holter per valutare lo stato del cuore e rilevare possibili aritmie. Test endocrini, inclusi dosaggi ormonali, aiutano a identificare disfunzioni tiroidee e diabete mellito. In alcuni casi, potrebbe anche essere necessaria una valutazione neurologica dettagliata per determinare l’entità del coinvolgimento del sistema nervoso centrale e periferico.

Quali tipologie di distrofia esistono

Tra le forme di distrofia muscolare di Steinert si riconoscono:

  • DM1 (malattia di Steinert)
  • DM2 (malattia di Ricker o Proximal Myotonic Myopathy). Ogni tipo ha caratteristiche specifiche che influenzano la gravità, l’età di insorgenza e i sintomi.

La DM1 è la forma più comune e grave della distrofia miotonica, rappresentando circa il 98% dei casi. È stata identificata per la prima volta nel 1909 da Hans Gustav Wilhelm Steinert. La gravità della DM1 è inversamente proporzionale all’età di insorgenza. Le forme congenite e infantili sono le più gravi, mentre quelle giovanili e tardive presentano sintomi meno severi. La complicanza maggiore della DM1 è l’aritmia cardiaca, che può essere fatale. Altri sintomi includono debolezza muscolare, difficoltà respiratorie, debolezza facciale, ritardi dello sviluppo psicomotorio e difficoltà nell’alimentazione.

Cause genetica della distrofia di Steinert

La DM1 è causata da un difetto nel gene DMPK (myotonic dystrophy protein kinase) situato sul cromosoma 19. Questo difetto comporta una ripetizione anomala della tripletta nucleotidica CTG del DNA. Una caratteristica peculiare della DM1 è l’anticipazione, ovvero il progressivo peggioramento e l’insorgenza più precoce della malattia nelle generazioni successive.

La prognosi per i neonati con DM1 è spesso infausta: circa il 40% non sopravvive a causa di insufficienza respiratoria. I sopravvissuti spesso presentano disabilità intellettiva e aritmie pericolose. La gestione della DM1 richiede un approccio multidisciplinare e un follow-up regolare per monitorare e trattare le complicanze cardiologiche, respiratorie e muscolari.

Come si cura la distrofia di Steinert

L’aspettativa di vita per i pazienti con DM2 può essere normale. La gestione della DM2 richiede una diagnosi accurata e un trattamento mirato dei sintomi muscolari e sistemici. I pazienti necessitano di un follow-up regolare per monitorare la progressione della malattia e le complicanze associate.

Attualmente, non esiste una cura definitiva per la distrofia di Steinert. La gestione della malattia comprende un approccio multidisciplinare e un follow-up annuale. È fondamentale un supporto psicologico e una terapia cognitivo-comportamentale per migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Il monitoraggio della salute cardiologica è fondamentale per individuare tempestivamente l’insorgenza di aritmie e prevenire la morte improvvisa, spesso attraverso l’impianto di pacemaker o defibrillatori. Sul fronte endocrinologico, è essenziale controllare le disfunzioni endocrine per mantenere un equilibrio ottimale dell’organismo. Le problematiche respiratorie possono essere affrontate con la ventilazione non invasiva, migliorando significativamente la qualità del sonno e riducendo l’eccessiva sonnolenza diurna.

Per quanto riguarda la salute fisica e ortopedica, le terapie fisiche sono cruciali per mantenere la funzionalità muscolare e prevenire deformità scheletriche. L’uso di miorilassanti, come carbamazepina, fenitoina e mexiletina, richiede una valutazione cardiologica accurata per alleviare la miotonia. Infine, la chirurgia della cataratta si rivela indispensabile per rimuovere questa condizione e migliorare la visione del paziente.

Leggi anche: Distrofia muscolare: cos’è, che tipologie esistono e come si cura

Angelo Dino Surano
Giornalista, addetto stampa e web copywriter con una passione particolare per le storie di successo. Esperto in scrittura vincente e comunicazione digitale, è innamorato della parola e delle sue innumerevoli sfaccettature dal 1983. La vita gli ha messo davanti sfide titaniche e lui ha risposto con le sue armi più potenti: resilienza e spirito di abnegazione. Secondo la sua forma mentis, il contenuto migliore è quello che deve ancora scrivere.

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