Depressione reattiva: che cos’è, sintomi, cause e cura

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La depressione reattiva è una forma, appunto, di depressione legata a un evento psicosociale particolarmente spiacevole e doloroso, come il lutto di una persona cara, la perdita di un’amicizia oppure la sconfitta in un altro ambito di vita. In alcuni casi, questa condizione può durare nel tempo e minare profondamente la capacità di una persona di portare avanti la propria vita, le proprie relazioni e il proprio lavoro.

La caratteristica peculiare di questa forma di disturbo mentale è la tristezza dalla forte partecipazione emotiva, ed è molto frequente nell’adolescenza e nella vecchiaia, sebbene possa apparire indipendentemente dall’età. In soldoni, riguarda la risposta a una situazione specifica che viene percepita dal paziente come stressante e disorganizzante, provocando a sua volta nel paziente stesso un senso di inutilità, disperazione, smarrimento e impotenza.

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Quali sono i sintomi della depressione reattiva?

La lista dei sintomi della depressione reattiva può essere molto lunga, e spesso viene confusa con i segni di altre condizioni. In linea generale, i segni si manifestano entro 3 mesi dall’insorgenza dell’evento e non vanno oltre i 6 mesi dalla fine dello stesso. Possiamo riconoscere:

  • senso di disinteresse in ciò che lo circonda;
  • disturbi del sonno, fisici (come le cefalee) e di alimentazione;
  • apatia, ansia, astenia, calo del desiderio sessuale, stanchezza, senso di vuoto, perdita di speranza, sentimenti di disperazione;
  • umore mutevole;
  • agitazione, difficoltà di concentrazione, difficoltà di memoria, visione negativa di sé, rimarginazione, difficoltà nel prendere decisioni, irritabilità e senso di colpa;
  • perdita o aumento del proprio peso corporeo;
  • isolamento sociale;
  • numerosi riferimenti alla morte e al suicidio.

Quali sono le cause della depressione reattiva?

A onor del vero, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) non parla chiaramente di depressione reattiva, ma fa rientrare questa condizione nei disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti, cioè i Disturbi dell’adattamento: tecnicamente infatti, il paziente reagisce a un evento particolarmente stressante, che richiede un carico emotivo e comportamentale molto forte.

Gli eventi specifici che possono scatenare la depressione reattiva possono essere svariati: la perdita del lavoro o di una relazione sentimentali, le difficoltà economiche, avere una malattia cronica oppure cambiare radicalmente (e improvvisamente) la propria vita.

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Come diagnosticare la depressione reattiva?

Prima di ogni cosa, è necessario individuare la causa principale dell’insorgenza della depressione reattiva, in questo caso l’evento traumatico. Ci sono anche degli esami che possono essere realizzati per perseguire tale obiettivo, come l’elettroencefalogramma (EEG). Bisogna comunque fare attenzione a non confondere questa patologie con altre a lei simili: ad esempio, se i sintomi resistono per più di 2 anni, siamo di fronte al Disturbo depressivo persistente.

Come curare la depressione reattiva?

Prima di rispondere alla domanda riguardo a cura e terapia, rammentiamo che questo articolo non sostituisce in alcun modo il parere di un medico o di un professionista, è dunque necessario rivolgersi sempre agli specialisti. Di fatto ogni caso clinico è storia a sé, e va trattata in maniera precisa, puntuale e specifica.

Il trattamento prevalente contro la depressione reattiva è un percorso psicoterapeutico, in quanto generalmente la condizione è transitoria, e dunque non richiede ad esempio l’uso di alcuni farmaci come gli antidepressivi. In certe situazioni, comunque, possono essere somministrati gli ipnoiunducenti, per agevolare il sonno, o gli ansiolitici, per controllare l’ansia. I farmaci però possono dare solo sollievo momentaneo, e dunque non possono essere la soluzione per una condizione transitoria.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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