Candida Auris: cos’è, sintomi e perché questo fungo preoccupa

Redazione:

La Candida Auris è la nuova preoccupazione del momento e arriva dagli Stati Uniti d’America. O meglio, l’allarme è stato lanciato dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC), che ha segnalato quanto i casi nel Paese a stelle e strisce siano aumentati a un ritmo “allarmante“, rappresentando in pieno “una minaccia urgente“.

Ma cosa affrontiamo quando stiamo parlando di Candida Auris? Perché preoccupa così tanto e quali sono le categorie di persone a rischio? C’è qualche correlazione con il Covid? Facciamo chiarezza.

Che cos’è la Candida Auris e quali sono i sintomi?

La Candida Auris è un micete (o lievito) isolato per la prima volta in Giappone nel 2009, dall’orecchio di una donna di 70 anni (auris=orecchio), sebbene retrospettivamente è stato individuato un caso anche in un campione coreano isolato del 1996. Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il primo caso è stato registrato nel luglio 2019 in Liguria, con un primo focolaio nelle regioni settentrionali tra il 2020 e il 2021. Invece i primi focolai europei sono stati registrati nel 2015 in Francia.

La Candida Auris è conosciuto anche con altri nome, ad esempio come super fungo, in quanto è particolarmente resistente ai farmaci antimicotici usati per contrastare le infezioni fungine, oppure fungo killer, poiché risulta altamente letale per le persone più fragili, come chi ha problemi di salute persistenti o chi necessita di dispositivi medici invasivi (cioè in situazioni dove il sistema immunitario è indebolito). Teniamo a mente questi due aspetti, in quanto ci aiuteranno a consapevolizzare meglio come mai questo fungo preoccupa così tanto.

Prima di ciò, capiamo come si manifesta. I sintomi della Candida Auris variano a seconda del sito corporeo interessato, anche se potrebbero essere non così evidenti fin da subito. Di fatto bisogna tenere in considerazione che le infezioni possono colpire persone con un sistema immunitario debole (come anziani e bambini piccoli), tra cui pazienti con deficit immunologici, reduci da interventi chirurgici, diabetici e fumatori. In alcuni casi quindi, i sintomi potrebbero essere confusi con malattie preesistenti nell’organismo.

Il segno più evidente dell’infezione resta comunque la febbre, che anche a seguito di una terapia antibiotica non migliora. Troviamo anche bruciore, dolori muscolari, affaticamento, difficoltà a deglutire, otiti e infezioni varie (del torrente ematico, intra-addominali e di ferite).

Qual è l’origine della Candida Auris?

Tra le varie difficoltà legate a questo particolare fungo, c’è l’incertezza su cosa abbia causato la sua nascita. Al momento gli esperti ruotano attorno a un’ipotesi, come ricorda mypersonaltrainer: tale micete sarebbe nato grazie all’uso indiscriminato di terapie antibiotiche e antimicotiche.

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Fonte grafico: CDC

Come si trasmette e si diagnostica la Candida Auris?

All’interno del suo rapporto – che approfondiremo tra poco -, la CDC parla di diffusione “allarmante” della Candida Auris nelle strutture sanitarie statunitensi tra il 2020 e il 2021. Ma in che modo si può contagiare e colonizzare il prossimo? La trasmissione di questo fungo avviene attraverso il contatto con superfici o dispositivi medici contaminati da persone infette. C’è anche il contatto interumano, da persona a persona.

Sulla diagnosi invece va fatto un breve capitolo a parte, in quanto siamo di fronte a una forma di candida che può essere confusa con altre specie, e solo una specifica tecnologia (come la MALDI-TOF, Matrix Assisted Desorption Ionization – Time Of Flight) può aiutare ad individuarla. Per ora gli esperti si affidano alla coltura del sangue e di altri fluidi corporei.

Si può curare la Candida Auris?

Come sempre, ricordiamo che l’articolo ha uno scopo puramente informativo, e non sostituisce il parere di un medico. Qualsiasi dubbio o presa in carico di una terapia deve essere sempre prima discussa con il proprio medico curante o con un professionista.

Il trattamento più idoneo finora usato sono le echinocandine, una classe di antimicotici, tuttavia la Candida Auris si dimostra particolarmente resistente a diversi agenti antifungini, e dunque è possibile notare nei pazienti un lungo periodo di colonizzazione.

Ovviamente la prevenzione gioca un ruolo fondamentale. In prima istanza, vanno tracciati i contatti stretti delle persone infette, per poi ricoverarle in stanze singole. Chiunque entri in contatto con il paziente infetto deve osservare una corretta igiene delle mani e indossa guanti monouso. All’interno degli ospedali, bisogna indossare un camice monouso e assicurare la decontaminazione delle apparecchiature e dei dispositivi utilizzati da altri pazienti.

Perché siamo così preoccupati dalla Candida Aurus?

In parte la risposta è stata già ampiamente data dalla descrizione delle caratteristiche di questo fungo: è resistente ad alcune tipologie di farmaco, può attaccare in maniera letale persone con un sistema immunitario indebolito oppure già ospedalizzati, le persone possono rimanere colonizzate a lungo, c’è scarsa conoscenza del nemico (sia come sia nato sia come mai sia resistente ad alcuni farmaci) ed è particolarmente infettivo. Ma ci sono altri dettagli da sottolineare, come evidenzia il Ministero della Salute:

  • circa il 90% degli isolati risultano resistenti almeno ad una delle 3 classi di antifungini disponibili;
  • la letalità della forma invasiva è elevata (circa 30% – 70%);
  • è particolarmente persistente nell’ambiente e difficile da eradicare;
  • può formare biofilm e avere una ridotta suscettibilità ai comuni disinfettanti;
  • è molto difficile da identificare nei laboratori che non hanno tecnologie specifiche;
  • può provocare focolai epidemici negli ambienti assistenziali sanitari.

Per questi motivi la CDC ha voluto lanciare un’allarme mondiale, specificando comunque che al momento Candida Auris “non rappresenta una minaccia per le persone sane“. Resta comunque l’apprensione, visto che c’è stata “la triplicazione nel 2021 del numero di casi resistenti alle echinocandide” negli USA.

“Il rapido aumento e la diffusione geografica dei casi è preoccupante – spiega nella nota l’epidemiologa del CDC, la dott.ssa Meghan Lyman – e sottolinea la necessità di una sorveglianza continua, capacità di laboratorio ampliata, test diagnostici più rapidi e aderenza alla comprovata prevenzione e controllo delle infezioni”. E negli Stati Uniti d’America l’attenzione resta molto alta, visto che a livello nazionale “i casi clinici sono passati da 476 nel 2019 a 1.471 nel 2021“.

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infezione candida auris
Fonte grafico: CDC

Perché i casi di Candida Auris sono aumentati così tanto?

La CDC ha ipotizzato alcune cause che hanno prodotto un aumento così importante dei casi. Il primo riguarda “le scarse pratiche generali di prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie“. Poi viene enfatizzato l’aumento dello screening della colonizzazione: dal 2020 al 2021 negli USA i casi di screening sono triplicati, per un totale di 4.041.

Inoltre, questo peggioramento potrebbe essere legato alla pandemia da Covid: la forte tensione e stress alla quale le strutture ospedaliere hanno subìto tra il 2020 e il 2021 potrebbero aver creato un terreno fertile per la diffusione della Candida Auris.

La Candida Auris in Italia: cosa sappiamo?

L’allarme lanciato dalla CDC è stato raccolto da Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, che all’Adnkronos ha parlato di “una brutta bestia. Sta aumentando in maniera significativa in tutto il mondo, compresa anche l’Italia, e con il Covid la crescita è diventata impressionante. Dobbiamo alzare l’asticella. È fondamentale sorvegliare, evitando di commettere gli errori del passato”.

L’ISS spiega che dal 2019 “sono stati descritti e/o notificati sia casi importati che casi autoctoni per un totale di circa 300 casi in un focolaio epidemico che ha coinvolto principalmente Liguria ed Emilia Romagna“. Durante la pandemia però, specificatamente nel febbraio 2020, è stato notificato che il fungo è stato rivelato “un’unità di terapia intensiva per il trattamento di pazienti con COVID-19 grave nello stesso ospedale, con un successivo aumento del numero di casi nel corso del 2020 e un decremento nella seconda parte del 2021“.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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