Cambiamento climatico (o crisi climatica): cause, conseguenze e rimedi

Redazione:

Il cambiamento climatico, noto anche come crisi climatica, è sempre più un’evidenza da non sottovalutare. Gli attuali fenomeni climatici sono sempre più devastanti, estremi e frequenti, causando morti e conseguenze che le società non possono più ignorare.

Incendi, piogge torrenziali e le repentine variazioni climatiche sono sintomi di un quadro ancora più urgente da affrontare. Il mutamento climatico non si può più ignorare: ma per combatterli, bisogna conoscerli.

Che cos’è il cambiamento climatico e come si manifesta?

Per spiegare cos’è il cambiamento climatico, e quando possiamo parlare di crisi climatica, dobbiamo snocciolare alcuni dati diffusi dal WFF:

  • 1,5°C è il limite massimo al riscaldamento globale per contenere i danni provocati dall’innalzamento delle temperature;
  • 55% è l’obiettivo dell’Unione Europea per ridurre la produzione di gas serra entro il 2030 al fine di non superare la soglia precedentemente esposta;
  • 12,85% è il tasso del calo del ghiaccio articolo per decennio.

Grazie a questi numeri, possiamo introdurre alcuni concetti che ci serviranno per spiegare come si manifesta il cambiamento climatico e la differenza con il riscaldamento globale. Quest’ultimo infatti si riferisce al solo innalzamento della temperatura media sulla Terra, mentre i cambiamenti climatici sono l’insieme degli effetti dovuto al cambiamento climatico terrestre.

Di per sé elevate temperature (come il troppo caldo registrato nell’estate 2023) o le terribili alluvioni durante le stagioni mite (come accaduto nella primavera del 2023 in Emilia-Romagna) singolarmente non spiegano la crisi climatica, ma sono solo sintomi. Ciò che bisogna studiare invece sono le variazioni climatiche sul lungo periodo, che coinvolgono argomenti come i gas serra e i combustibili fossili.

Come funziona il cambiamento climatico: cause della crisi climatica

A cos’è dovuta la crisi climatica? I cambiamenti climatici sono sempre esistiti, e possono avvenire in maniera naturale per via delle variazioni del ciclo solare. Tuttavia la comunità scientifica è concorde sul fatto che l’attuale crisi climatica è dovuta principalmente alle attività umane che influenzano il cambio delle temperature.

Come mai si parla di attività umane? Perché tutto dipende dall’uso e dalla produzione dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas, tra cui riconosciamo anidride carbonica, metano, ossido di azoto e gas fluorurati): di fatto, secondi i dati del Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite, la Terra oggi è più calda di 1,1°C rispetto alla fine del 19esimo secolo.

In particolare, il dito viene puntato verso l’aumento dei gas serra emessi nell’atmosfera, e in Italia l’uso dei combustibili fossili è addirittura aumentato: secondo i dati di Legambiente, nel 2021 stanziati 41,8 miliardi di euro per le fonti fossili, 7,2 miliardi in più rispetto al 2020. E nel mondo ha raggiunto livelli record: in base allo State of the Global Climate in 2022, rispetto ai livelli preindustriali, c’è stato un aumento dell’anidride carbonica di quasi il 150%, del metano del 262% e del protossido di azoto del 123%.

A preoccupare è la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, la quale provoca l’innalzamento delle temperature medie, causando più frequentemente conseguenze gravi: incendi, siccità, inondazioni, dissesti idrogeologici, diffusione di malattie, crisi agricole, estinzione di specie e flora. Basti pensare, come riporta il WWF, che nel maggio 2022 la media di concentrazione era di 420,99 parti per milione (non si registrava da almeno 650mila anni).

Ma come mai al centro della questione sono messi i gas serra e i combustibili fossili? Quest’ultimi generano appunto i gas serra che causano una variazione della temperatura media globale: restano attorno alla Terra trattenendo calore e innalzando le temperature.

Oltre a situazioni come l’uso della benzina per guidare un auto o il carbone per riscaldare un edificio, anche il disboscamento di terreni e le discarichi di rifiuti costituiscono un problema. In soldoni, le cause del cambiamento climatico possono essere sintetizzate in questo modo:

  • combustione, produzione e uso di carbone, petrolio e gas;
  • deforestazione (gli alberi regolano il clima assorbendo CO2, senza essi mancare la possibilità di immagazzinare il CO2);
  • sviluppo dell’allevamento di bestiame;
  • fertilizzanti azotati;
  • gas fluorurati.
cause cambiamento climatico
By SabrinaBracher da Envato Elements

Quali sono le conseguenze del cambiamento climatico?

La conseguenza più evidente della crisi climatica è l’innalzamento della temperatura media della Terra, che interessa tutto il mondo attraverso effetti di portata catastrofica. Di fatto il cambiamento climatico porta alla presenza maggiore e frequente di eventi estremi dannosi per la natura, per gli animali e per gli esseri umani. L’Unione Europea ha individuato diversi tipi di conseguenze:

  • conseguenze naturali:
    • temperature elevate;
    • siccità e incendi boschivi;
    • calo della disponibilità e della qualità di acqua dolce;
    • inondazioni;
    • innalzamento del livello del mare e delle zone costiere;
    • cambiamenti della biodiversità: la fauna e flora stanno cambiando i propri comportamenti e cicli di vita;
    • cambiamenti della composizione fisica degli oceani, con impatto sull’ecosistema marino.
  • conseguenze sociali:
    • danneggiamenti o inaccessibilità di infrastrutture ed edifici a causa dell’innalzamento del mare, delle precipitazioni estreme, delle inondazioni e via discorrendo;
    • le ondate di calore modificheranno la domanda e l’offerta di energia, limitando la disponibilità di acqua di raffreddamento per la produzione di energica termica;
    • a causa della siccità sono previste perdite nella produzione agricola e una riduzione della superficie coltivabile;
    • problemi per le imprese, con danni alle proprietà, alle catene di approvigionamento e alle infrastrutture.

Secondo l’IPCC Sixth Assessment Report del 2022, in Europa ci sono 4 rischi:

  • le ondate di calore raddoppieranno o triplicheranno i numeri di decessi e persone a rischio;
  • la produzione agricola sarà colpita da caldo e siccità;
  • le risorse idriche saranno sempre più scarse;
  • aumento delle inondazioni.

Leggi anche: Ultima Generazione, la crisi climatica riguarda anche la disabilità: “Gli altri modi non portano molti risultati”

ultima generazione milano
Il blocco del traffito a Milano di Ultima Generazione (20 febbraio 2023, foto concessa da Ultima Generazione)

Chi è maggiormente colpito dai cambiamenti climatici?

Per quanto gli effetti della crisi climatica ci sembrino lontani da noi, in realtà colpiscono ferocemente la nostra vita quotidiana, in particolare il mondo del lavoro. In base a un report dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’impatto dello stress termico determinerà un rischio per la salute dei lavoratori e cambiamenti negativi nella produttività.

La stima è pressocché feroce: lo stress termico produrrà in tutto il mondo una diminuzione delle ore di lavoro totali del 2,2%, il PIL globale perderà 2400 miliardi di dollari e ci saranno meno 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno in tutto il mondo. Tutti i lavoratori sono a rischio, ma in particolare i seguenti settori:

  • agricoltura
  • beni e servizi ambientali
  • raccolta di rifiuti
  • trasporti
  • lavori di riparazione di emergenza
  • turismo
  • sport
  • reparti industriali al chiuso.

Tuttavia il lavoratore non è l’unica categoria sociale che rischia di subire i danni maggiori della crisi climatica, in quanto rientrano anche persone povere, minoranze etniche e donne. Questa dinamica è stata evidenziata da Oxfam attraverso gli hotspot climatici, cioè paesi dove l’innalzamento delle temperature è molto più veloce rispetto agli altri: parliamo di Afghanistan, Burkina Faso, Gibuti, Guatemala, Haiti, Kenya, Madagascar, Niger, Somalia e Zimbabwe. In queste aree, è stato registrato anche un peggioramento delle condizioni di vita, con 48 milioni di persone che soffrono la fame.

Ma chi provoca il cambiamento climatico?

Come detto precedentemente, a oggi l’emissione di gas serra da parte degli esseri umani è la causa principalmente della crisi climatica. Ma quali sono i Paesi che inquinano di più la nostra atmosfera? Banalmente, quelli più industrializzati.

In base agli accordi di Parigi, bisognerebbe diminuire le emissioni di gas serra del 43% entro il 2030 per essere relativamente tranquilli e non superare un aumento delle temperature globali dell1,5°C, ma è abbastanza evidente che non tutte le Nazioni sembrano intenzionate a invertire questa tendenza.

In base a un’analisi de Il Sole 24 Ore, la Cina è il Paese che produce più emissioni (33% del totale nel 2021). Ma troviamo anche Stati Uniti d’America, India, Russia, Giappone, Corea del Sud, Iran, Canada e Arabia Saudita. Ma attenzione a pensare che sono gli unici Paesi a dover fare qualcosa, in quanto la crisi climatica va combattuta in maniera corale.

Come si può combattere il cambiamento climatico?

La comunità scientifica ritiene che le emossioni di gas serra devono diminuire (se non azzerarsi). Da una parte, è responsabilità di governi e aziende trovare le soluzioni migliori per proseguire una strada verso la salvezza del genere umano: nonostante quello che si dice, la Terra continuerà a girare anche con la crisi climatica, ad essere in pericolo è la sopravvivenza dell’essere umano.

Dall’altra parte però anche noi, nella nostra vita quotidiano, possiamo fare la differenza. Ma, appunto, cosa possiamo fare noi per il cambiamento climatico? Alcuni consigli:

  • muoversi senza l’auto e prediligere mezzi pubblici o la bicicletta;
  • ridurre l’uso di energia elettrica;
  • usare lampadine al LED;
  • riciclare e riusare;
  • ridurre l’utilizzo di acqua corrente ed elettrodomestici;
  • regolare il riscaldamento domestico;
  • investire nelle energie rinnovabili.

Leggi anche: Ecoansia: cos’è, quali sono i sintomi e come si sviluppa

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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