Brazzo, il rapper sordo che canta in LIS: “Ma ora rischio di smettere”

Redazione:

Brazzo? È il mio soprannome di un sordo dato da sordi, non ha un vero significato, deriva da una assonanza in parte col mio cognome e in parte con un noto sito per adulti: tra ragazzi i soprannomi spesso nascono da una battuta”.

Ad Ability Channel si presenta così Francesco Brizio, rapper sordo di 33 anni, impiegato in una compagnia assicurativa e di origine pugliese, ma trapiantato a Milano. La sua disabilità dovrebbe impedirgli a priori di avere a che fare con la musica, eppure all’artista non interessa, e canta lo stesso.

Dal video “Sono sordo mica scemo” all’esibizione a Italia’s Got Talent, Brazzo è riuscito a far ricredere anche i più scettici, mostrando che la musica è accessibile a tutti. Ma la sua carriera artistica potrebbe concludersi molto presto.

Brazzo: “Un sordo che canta? Servono anni di logopedia”

Partiamo dagli inizi e dalla la curiosità principale: come fa una persona sorda a cantare?” Ci vogliono anni di logopedia – ci svela l’artista -, una buona tonalità di voce e una buona cadenza nello scandire bene le parole, ore e ore di esercizi vocali ed esercizi per utilizzare il diaframma. Occorre poi imparare a memoria il ritmo utilizzando un metronomo e riconoscere il suono attraverso le vibrazioni. E tanta passione”.

Il metronomo, appunto, è uno degli strumenti che permettono all’artista pugliese di esprimersi attraverso la musica, insieme anche a un forte rumore dalla cassa: “Con il metronomo ci lavoro con una persona di fronte per non farmi andare fuori tempo con la base e che mi dia una mano a rallentare se rappo veloce o ad accelerare se vado piano. Il suono della cassa ho imparato a riconoscerlo, è fondamentale per poter capire dove inizia il pezzo del brano”.

La passione di Brazzo si esprime attraverso il rap, un genere musicale che storicamente è adatto per affrontare tematiche sociali di una certa rilevanza: “Di musica conosco pochissimo – ammette -, mi appassiono alla lettura dei testi di vari cantanti. Ho scelto il rap perché mi rappresenta: sono un tipo abbastanza tosto e diretto, ed è uno dei generi musicali che consente di affrontare qualsiasi tema”. 

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brazzo sordo rapper

La discografia di Brazzo: il rapper che canta ‘segnando’

La notorietà di Brazzo inizia fin da subito, grazie alla pubblicazione del primo brano “Sono sordo mica scemo”, con il quale il rapper parte da un concetto molto semplice: non è necessario urlare per farsi comprendere da una persona sorda. “A volte noi sordi non veniamo trattati con rispetto – ci sottolinea l’artista -. Eppure, un sordo può raggiungere ottimi risultati in qualsiasi campo: nella musica, nello sport, nel mondo della televisione, dello spettacolo e della moda perché, come dice la canzone, in fondo siamo tutti esseri umani”.

In linea generale balza all’occhio la propensione a cantare ‘segnando‘, cioè accompagnando la voce con la Lingua dei Segni: “Fare musica è inviare un messaggio ed è un mezzo potentissimo, può fare da megafono, da amplificatore. La mia intenzione è far conoscere il nostro mondo a più persone possibili, tenendo alta l’attenzione e aiutare questo processo non solo negli adulti, ma anche nei bambini”.

Per questo motivo, ogni volta, Francesco si butta in gioco in prima persona, arrivando a mettersi a nudo con “A noi va bene così“, un brano autobiografico in cui svela come ha affrontato la sua disabilità da bambino: “Tutto cominciò quando vidi il film ‘Wonder’, come il protagonista ha affrontato il primo giorno di scuola con la sua malattia rara e come ha accettato i suoi compagni e i suoi insegnanti. Quando una domenica mattina d’inverno ho sfogliato album di vecchie fotografie, ho iniziato a pensare a quel film. Quella sera mi misi sul divano e cominciai a scrivere pezzo per pezzo”.

Dunque in questo singolo il tema della sordità è centrale, “un problema che sono riuscito a superare grazie all’amore e al supporto morale dei miei genitori e alla mia grande forza di volontà. Tutta la comunità sorda, nonostante tutto anche il non sentire, ha accettato e superato e ha imparato a conviverci serenamente”.

A ogni modo la discografia di Brazzo non è solo caratterizzata da impegno sociale: basti pensare a “Un egoista sotto il cielo di Ha Long” e “Resta con me“, canzoni con cui l’artista parla degli amori che finiscono: “Qui metto da parte temporaneamente la denuncia e la contestazione sociale per dare spazio alla parte più intima, riflessiva e romantica della mia vena artistica. Li ho dedicati alle persone che non fanno più parte della mia vita e con cui ho avuto un legame speciale, purtroppo finito in direzioni opposte”.

Infine il percorso televisivo a Italia’s Got Talent lo ha portato sulla bocca di tutti: “Mi ricordo che c’erano lunghe attese e tanti concorrenti. Prima di salire sul palco mi dicevano che era solo una prova, ma avevo comunque una sensazione di emozione a duecento all’ora. Al mio fianco c’era Sara, mia interprete e mio metronomo. Quando salimmo sul palco, le luci erano puntate su di me e vidi la platea strapiena: capii che non era solo una prova e mi arrivò il cuore in gola. Da lì un bel respiro profondo e mi dissi: ‘Vai e spacca il mondo’. Finì alla grande”.

Brazzo: “Per i sordi manca accessibilità, ci siamo sempre arrangiati da soli”

L’attivismo musicale e sociale di Brazzo si inserisce in un momento storico quasi favorevole: nel 2021 l’Italia ha riconosciuto la Lingua dei Segni italiana. “È stato un passo importante, ora ci tocca fare ancora di più. Vedo che non ci sono ancora scuole con assistenti alla comunicazione o sostegni educativi a tempo pieno. Il bambino sordo rischia di rimanere isolato e apprendere poco dalle attività scolastiche”.

Un contesto complesso che non si ferma alla scuola: “Anche fuori non c’è il servizio apposta per noi sordi: abbiamo difficoltà in caso di emergenza o alcune importanti commissioni o riunioni di lavoro. Manca ancora l’accessibilità e servizi di interpretariato negli uffici pubblici, soprattutto in quest’ultimi anni con la pandemia siamo in piena difficoltà con le mascherine senza leggere il labiale. Sono tante le cose che mancano e ci siamo sempre arrangiati da soli”.

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brazzo con la mascherina da Coronavirus

Attenzione però: mai dire non udente invece di sordo. “Le parole sono importanti – ci sottolinea il pugliese – e usarle nel modo corretto contribuisce alla costruzione di una società più inclusiva. Dire non udente è una negazione, è più positivo dire sordo, che ormai è diffusa nella nostra comunità”.

L’attivismo di Brazzo nasce ovviamente dal proprio vissuto personale: “Per noi senza la LIS è come se il mondo fosse senza comunicazione, e ci porta all’isolamento sociale e culturale. Vedere la tv o il cinema sono cose a noi precluse, a meno che non ci siano sottotitoli: questa mancanza di accessibilità ci rende meno acculturati e ci priva di informazioni. Per ordinare a un fast food o cose del genere possiamo comunicare con la voce essendo abituati a un mondo udente, troviamo di volta in volta la strategia più corretta per farci capire. Dobbiamo ringraziare la tecnologia che ci sta aiutando moltissimo a trovare più soluzioni possibili”.

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brazzo volere è potere

Il progetto Brazzo rischia di fermarsi

Nonostante gli sforzi e i buoni propositi, la carriera artistica di Francesco Brizio rischia di chiudere i battenti prima di conquistare altre soddisfazioni (come spiegato dallo stesso artista sui social). “Fino ad oggi – ci racconta Brazzo – per lavorare un singolo e girare un videoclip ho sempre fatto di tasca mia, e alcuni piccoli aiuti economici. È tosto lavorare nel mondo della musica, trovare un compositore che comprenda le mie difficoltà: per loro lavorare con un sordo come me è una cosa nuova, ci vuole tanta pazienza”.

Certo, la televisione ha dato un piccolo aiuto, ma serve qualcosa in più: “Dopo il botto di Italia’s Got Talent ho avuto buoni contatti per esibirmi sul palco in tutta Italia. Purtroppo qualche mese dopo c’è stata la sfiga mondiale, la pandemia, dove si è fermato tutto. Fare musica ha un costo e per incidere un album, che è il mio obiettivo attuale, ho necessità di sostegni economici. Sto cercando giorno per giorno associazioni o aziende che possano aiutarmi e che credano nel mio progetto”.

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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