La Palestina non può partecipare all’Eurovision Song Contest, diversamente invece da come avviene per Israele. Non si tratta di una questione di politica internazionale o di boicottaggio, bensì di regolamento.
Di fatto, i Paesi che possono partecipare all’Eurovision Song Contest devono essere membri dell’EBU, l’European Broadcasting Union, nota in Italia come Unione Europea di Radiodiffusione (EUR). Proprio per questo motivo, paesi come Israele e Australia possono gareggiare nella kermesse canora internazionale.
Le bandiere della Palestina sono vietate all’Eurovision Song Contest?
L’Eurovision Song Contest 2025, che si terrà alla St. Jakobshalle di Basilea (Svizzera), dovrebbe aver cambiato le regole sull’esposizione delle bandiere rispetto al passato. Di fatto, durante la precedente edizione, l’Unione Europea di Radiodiffusione aveva vietato l’esposizione della bandiera della Palestina durante l’evento, ma anche messaggi e simboli politici. Erano ammesse solo le bandiere delle nazioni partecipanti – con eccezione per le bandiere del Pride.
Questa disamina è stata centrale durante l’evento a causa delle polemiche relative alla partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest, a fronte dei fatti riguardanti la striscia di Gaza. E questa controversia sulle bandiere, da molti, è stata intrecciata con la sopracitata guerra.
Adesso invece sembra che le cose cambieranno. Secondo quanto riporta l’emittente televisiva danese DR, che avrebbe ottenuto una copia delle nuove regole sulle bandiere dell’Eurovision Song Contest 2025, tutte le bandiere potranno essere sventolate dai fan. Anche quelle che rappresentano il proprio orientamento sessuale e credo politico.
Ci sarebbe però una regola aurea da rispettare: qualsiasi bandiera non deve violare la legge svizzera. Per cui, scrive DR, non saranno permesse:
- Bandiere con contenuti razzisti e discriminatori, compresi simboli che incitano all’odio o alla violenza
- Bandiere che possono essere considerate offensive o diffamatorie
- Bandiere con simboli di organizzazioni terroristiche vietate
Se da una parte però le regole sulle bandiere vengono allentante per il pubblico presente, per gli artisti in gara invece sarà possibile sventolare solo il vessillo del proprio Paese. Sarà la stessa emittente televisiva svizzera SRG SSR a fornire la bandiera.
Contattati da DR, l’organizzazione dell’Eurovision Song Contest ha dichiarato quanto segue: “Sebbene siano previste sanzioni per le violazioni delle regole sulla concorrenza, ci aspettiamo che tutte le delegazioni affrontino la politica sulle bandiere in buona fede e comprendano che è concepita per creare chiarezza ed equilibrio quando si tratta di esprimere identità nazionali e di altro tipo“.
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Eurovision 2025: lettera aperta contro Israele per la Palestina
Intanto si fanno più intense le critiche contro l’organizzazione dell’Eurovision Song Contest in merito alla partecipazione di Israele. È stata firmata una lettera aperta da 70 ex concorrenti della kermesse, tra cantanti e ballerini di diverse nazionalità, che hanno sottolineano i motivi che dovrebbero portare all’esclusione dell’emittente pubblica israeliana Kan.
“Noi sottoscritti – si legge -, ex partecipanti all’Eurovision, esortiamo tutti i membri dell’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) a chiedere l’esclusione di KAN, l’emittente pubblica israeliana, dall’Eurovision Song Contest. KAN è complice del genocidio israeliano contro i palestinesi di Gaza e del regime decennale di apartheid e occupazione militare contro l’intero popolo palestinese“.
“Il silenzio non è un’opzione – aggiungono i firmatari -. Con l’ascesa dei movimenti autoritari e dell’estrema destra in tutto il mondo, il nostro dovere di far sentire la nostra voce diventa ancora più impellente. Ci uniamo quindi per affermare che la complicità dell’EBU con il genocidio israeliano deve cessare“. Tra le persone che hanno firmato la lettera, non è presente alcun italiano.
Palestina contro l’Eurovision Song Contest: l’iniziativa Gazavision
Nel 2019, quando Tel Aviv ospitò la 64esima edizione dell’Eurovision Song Contest, gli attivisti per la causa palestinese organizzarono Gazavision, una risposta di protesta contro “l’aparheid israeliana“, scrive Euronews citando We are not numbers, l’organizzatore dell’evento.
Gli artisti si esibirono in diversi luoghi simbolo, tra cui ad esempio edifici distrutti da attacchi israeliani, come riporta Middle Est Eye. L’obiettivo fu diffondere una critica provocatoria e pacifica nei confronti dell’Eurovision e dei vari paesi che non boicottarono l’organizzazione della kermesse, gestita quell’anno da Israele.
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