Monica Vitti: biografia dell’attrice, malattia e carriera

Redazione:

Monica Vitti, il cui vero nome era Maria Luisa Ceciarelli, nacque a Roma il 3 novembre 1931 e morì sempre nella Capitale il 2 febbraio 2022. Fu un’attrice italiana stimata e lodata, vista la sua capacità di far ridere il pubblico, la sua iconica voce roca e le numerose pellicole in cui ha lavorato con altri colleghi di grande spessore, come Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi e Ugo Tognazzi. Monica Vitti nacque in una famiglia numerosa: il padre, Angelo Ceciarelli, e la madre, Adele Vittiglia, è la terza di tre figli.

La carriera di Monica Vitti

La sua strada artistica iniziò nel 1953, quando si diplomò all’Accademia nazionale d’arte drammatica diretta da Silvio D’Amico. Qui conobbe il maestro Sergio Tofano, il quale le suggerì di trovarsi un nome artistico. Visto il forte legame con la madre, persa in giovane età, Maria Luisa scelse di accorciare il cognome Vittiglia in Vitti e di usare il nome Monica che aveva letto in un libro.

Il debutto vero e proprio arriverà con il teatro, con la commedia “La nemica” (1952), a cui seguirono diverse pellicole cinematografiche: “L’avventura” (1960), “La notte” (1961), “L’eclisse” (1962) e “Deserto rosso” (1964).

In questi anni è il regista Michelangelo Antonioni a dare ampio slancio alla carriera dell’artista, che in lei vedrà una vera e propria musa, tanto che i due fuori dal set condivideranno anche una relazione. Nel 1968 approfondì il suo desiderio di fare commedia nel film “La ragazza con la pistola”: lavorando in questo contesto, ebbe l’occasione di creare un sodalizio molto importante con Alberto Sordi, iniziato nella pellicola “Polvere di Stelle” (1973).

Furono tanti gli attori che poterono lavorare con Monica, come Gigi Proietti ne “La Tosca”, film del 1973 che ha rivisitato in chiave comico-musicale l’omonimo dramma di Victorien Sardou. Monica Vitti avrà modo di entrare anche nel campo televisivo: ad esempio nel 1974 si esibisce durante il varietà “Milleluci”, assieme a Raffaella Carrà e Mina, nel brano “Bellezze al bagno”.

Gli splendidi anni di carriera di Monica Vitti sono stati contraddistinti anche da numerosi premi, riconoscimenti e candidature: ben 5 David di Donatello come migliore attrice protagonista, 3 Nastri d’Argento, 12 Globi d’oro, un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro alla carriera, un Orso d’argento, una Cocha de Plata e una candidatura al premio BAFTA.

Complessivamente, Monica Vitti ha lavorato in 55 film, tra cui troviamo anche “Amore mio aiutami” (1969), “Le coppie” (1970), “Il fantasma della libertà” (1974) e “L’anatra all’arancia” (1975). Di lei si ricordano anche alcune frasi celebri, come “Mi fanno male i capelli” e “Ma ‘ndo hawaii se la banana non ce l’hai”.

Le cause della morte: la malattia di Monica Vitti

Dagli anni Ottanta in poi però l’attrice inizierà una lenta uscita dalle scene. Lavorerà solo nelle pellicole in cui era coinvolto il suo compagno, Roberto Russo, con il quale si sposò nel 2000 in Campidoglio.

La sua ultima apparizione in pubblico risale al marzo 2002, durante la prima teatrale italiana di Notre-Dame de Paris al GranTeatro di Roma, periodo nel quale concesse anche l’ultima intervista. Già da tempo però l’artista si stava ritirando a causa delle sue condizioni di malattia, su cui c’è sempre stata enorme riservatezza, tanto da far nascere numerose speculazioni.

Speculazioni che costrinsero il marito Russo a dover smentire alcune voci. Ad esempio nel 2016 dichiarò che i rumors secondo cui la moglie fosse degente presso una clinica svizzera fossero falsi, affermando che Monica viveva ancora a Roma, accudita da lui come caregiver.

Infine, Monica Vitti si spense nella Capitale il 2 febbraio 2022 all’età di 90 anni, come annunciato da Roberto Russo attraverso l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni. Secondo le prime ricostruzioni, le cause della morte veniva imputate a condizioni di salute aggravate da una malattia neurodegenerativa simile all’Alzheimer.

Fu però il marito in un’intervista del 19 giugno 2022, condotta da Walter Veltroni per Il Corriere della Sera, a svelare che si trattava invece di Demenza a corpi di Lewy, patologia neurodegenerativa caratterizzata da una progressiva perdita delle facoltà mentali e cognitive di una persona: è la terza forma di demenza più diffusa dopo l’Alzheimer e la demenza vascolare.

“Io mi ero accorto che qualcosa non andava come sempre – raccontò l’ex marito -. Che la memoria la stava abbandonando, lentamente ma, per me, visibilmente. La portai da un famoso medico. Lei sfoderò le sue doti di camuffamento e alla fine questo luminare mi investì dicendo che Monica stava benissimo e che ero io a dovermi far visitare. Un’altra volta la portai a fare analisi in clinica e lei si arrabbiò. Mi chiese come mi era venuto in mente, che lei stava benissimo e le analisi lo avevano confermato. Io mi scusai e le dissi che lo avevo fatto per togliermi la paura”.

Alla fine però anche Monica Vitti si dovette arrendere all’evidenza. “Una volta mi disse: “Roberto non mi ricordo questa cosa, è una cosa facile. Come mai? Cosa mi sta succedendo?””. E poi, la scomparsa. “La sera prima che morisse ci siamo accorti che qualcosa non andava. Monica non era come sempre. La mattina dopo ho chiamato l’ambulanza ma non c’è stato nulla da fare, ci siamo fermati all’ospedale più vicino… Da lì ti ho telefonato per dirti di dare la notizia. Monica mi ha fatto vivere una vita bellissima, ogni giorno pieno di felicità e di amore”.

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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