Flebo e infusione endovenosa: l’importanza dell’infermiere

Redazione:

Quando si parla di flebo e infusione endovenosa, non si pone mai abbastanza l’accento sulla figura dell’infermiere. Staccare e attaccare i deflussori è un compito semplice. Per questo motivo, non sono pochi i pazienti che delegano questa pratica a parenti inesperti, familiari e badanti. Gli unici legittimati a farlo invece sarebbero gli infermieri, che hanno le competenze necessarie per gestire questo servizio in totale sicurezza.

Flebo e infusione endovenosa: cosa sono

La fleboclisi (detta anche terapia endovenosa) consiste nell’infusione di sostanze liquide direttamente in vena. Una pratica all’apparenza semplice, ma che nasconde parecchie insidie e che dovrebbe essere sempre effettuata da un professionista. Non si tratta infatti solo di chiudere o aprire un deflussore: è un processo fondamentale che prevede un monitoraggio costante del paziente dall’inizio fino alla fine.

Le problematiche infatti sono dietro l’angolo. La terapia endovenosa va fatta in totale sterilità e bisogna conoscere in modo approfondito tutta l’apparecchiatura. Può succedere infatti che rimanga aria nel deflussore, che il sangue refluisca o che la cannula sia occlusa. In questi casi, bisogna prendere una decisione in tempi brevi ed è necessario che a prenderla sia un infermiere professionista.

Fleboclisi: quando è necessaria

Fleboclisi (o terapia endovenosa, terapia e.v., flebo o intravenous therapy) significa iniettare sostanze liquide nell’organismo direttamente in un vaso sanguigno attraverso un flacone, un deflussore e un ago. Una pratica all’apparenza semplice ma che nasconde insidie notevoli. Il buon funzionamento della camera di gocciolamento impedisce infatti all’aria di entrare nel flusso sanguigno: in questo caso, l’aria dentro la vena provocherebbe un embolo gassoso potenzialmente mortale.

La fleboclisi è fondamentale per somministrare farmaci ai pazienti ed è indicata per correggere squilibri elettrolitici, trasfondere sangue e rimpiazzare fluidi. Rispetto alla somministrazione orale, la terapia endovenosa scavalca l’apparato digerente e distribuisce fluidi e molecole in tutto il corpo in modo repentino. Per questo motivo, diventa la pratica più comune nelle situazioni di emergenza.

flebo e infusione endovenosa
L’OSS, per legge, non ha la competenza per cambiare o inserire la flebo e deve chiamare un infermiere (fonte immagine: Fanpage)

Fleboclisi e infusione endovenosa: come si compone il set di infusione

Per effettuare una flebo (o fleboclisi) o terapia endovenosa, è necessario disporre di un set di infusione molto preciso. Questo set deve essere composto da un contenitore sterile (bottiglia di vetro, bottiglia di plastica o sacchetto di plastica) pre-riempito di fluidi e da un deflussore. Questo consente al fluido di fluire una goccia alla volta e impedisce la formazione di bolle d’aria (causa di embolie).

Il deflussore per fleboclisi è costituito da un pozzetto (camera di gocciolamento) in plastica che consente l’infusione e da un connettore a baionetta che permette di bucare la chiusura in gomma e da un tubo sterile con un morsetto per regolare e interrompere il flusso.

Inoltre c’è anche un secondo deflussore che consente il collegamento con un’altra linea di infusione. Il kit è completato da un laccio emostatico e da una pompa da infusione che regola la velocità. Per aumentare la velocità di infusione si può applicare un manicotto gonfiabile attorno alla sacca oppure a un dispositivo elettronico che riscalda il fluido.

Procedura della fleboclisi

Inserire una flebo, nell’immaginario collettivo, può essere considerato un gioco da ragazzi ma la legge è chiara: solo il personale medico e infermieristico può inserirla. Prima di iniziare, è necessario assicurarsi di avere tutto il kit completo a portata di mano.

  • Guanti monouso
  • Ago cannula di misura appropriata (solitamente un gauge 14-25)
  • Sacca per flebo
  • Laccio emostatico (meglio se non in lattice)
  • Fasciatura o medicazione sterile
  • Garze
  • Salviette disinfettanti
  • Nastro adesivo medicale
  • Contenitore per rifiuti taglienti e pungenti
  • Tappetino o traversa sterile (su cui appoggiare tutti i tuoi strumenti e averli a portata di mano)

Il primo passo di una corretta infusione endovenosa è agganciare la sacca all’asta per la flebo e riempire il tubo con soluzione salina. Poi bisogna controllare che non ci siano bolle d’aria. Per farlo correttamente ed evitare che ci siano bolle d’aria (prima causa di embolia) bisogna srotolare il tubo e far scorrere la valvola a rullo fino alla camera contagocce. In seguito bisogna infilare il tubo nella sacca e pizzicare la camera contagocce. Una volta aperta la valvola, il fluido dovrebbe scorrere in maniera corretta.

Adesso non rimane che scegliere il catetere con il diametro più corretto e cercare le vene più evidenti. Non tutte sono idonee per inserire la flebo. Per esempio, non si possono inserire flebo nelle vicinanze di un accesso chirurgico o nello stesso punto in cui è stata inserita un’altra flebo. Inoltre, bisogna evitare di inserire flebo in zone infette (gonfie o arrossate) o nell’arto del lato di una eventuale mastectomia o impianto vascolare. A questo punto bisogna inserire l’ago, collegare i tubi e fissare la flebo.

Il ruolo dell’infermiere

Come si evince dalla strumentazione e dalla tecniche utilizzate, per effettuare un’infusione endovenosa in totale sicurezza è necessario avere una competenza specifica. Non basta infatti avere padronanza con la procedura, bisogna avere la professionalità necessaria (propria dell’infermiere) per risolvere (eventualmente) l’insorgenza di alcune problematiche. Alcuni effetti indesiderati possono essere: cefalea, capogiro, pressione del sangue elevata, nausea e (in caso rarissimi) lo stravaso paravenoso.

L’infermiere non è un semplice operatore sanitario, è un professionista laureato che opera nel campo sanitario ed è in grado di assistere e gestire un paziente in maniera totalizzante. Per diventare infermieri bisogna conseguire infatti una Laurea in Infermieristica e e superare un esame di Stato che abilita alla professione.

Angelo Dino Surano
Giornalista, addetto stampa e web copywriter con una passione particolare per le storie di successo. Esperto in scrittura vincente e comunicazione digitale, è innamorato della parola e delle sue innumerevoli sfaccettature dal 1983. La vita gli ha messo davanti sfide titaniche e lui ha risposto con le sue armi più potenti: resilienza e spirito di abnegazione. Secondo la sua forma mentis, il contenuto migliore è quello che deve ancora scrivere.

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