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Coronavirus Italia, come cambia l’Università per i disabili

L'Università per i disabili è garantita? Abbiamo provato a scoprirlo intervistando uno studente disabile di Venezia.

Il tema Coronavirus Italia è, come sempre, all’ordine del giorno. Nelle scorse settimane, i vari Dpcm che si sono susseguiti hanno completamente stravolto la vita di numerosi cittadini. Un sacrificio essenziale, ovviamente, atto ad arginare il contagio da Coronavirus.

Insomma, misure necessarie che, salvo aggiornamenti dell’ultimo minuto, dovrebbero cessare di esistere intorno al 3 aprile 2020. In questa situazione, come cambia la vita delle persone con disabilità?

Tempo addietro abbiamo ascoltato la storia di Francesca, che sottolineava l’esigenza della garanzia della riabilitazione e della responsabilità comune. Oggi, invece, ci soffermiamo sulla questione scuole chiuse. Tale provvedimento, infatti, inficia anche nella vita dei disabili. E molti studenti hanno manifestato la perplessità della tutela degli studi per chi ha una disabilità.

Coronavirus Italia, cosa dice il decreto sulla chiusura scuole

Dopo il decreto dell’8 marzo 2020, che indicava alcune province italiane come zona arancione, il Dpcm del giorno successivo ha esteso le stringenti misure in tutto il Paese. Provvedimenti che hanno limitato fortemente anche la dimensione scolastica e universitaria. Di fatto, si potrà tornare nelle strutture competenti dal 4 aprile 2020. Fino ad allora, ognuno si attrezza come può. Gli stessi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, per esempio, esortano professori e addetti ai lavori a utilizzare sistemi di e-learning. Le stesse misure, inoltre, hanno posto attenzione sulla difesa dello studio anche per studenti con disabilità.

Coronavirus Italia, Francesco: “Seguo lezioni online, ma a casa ho troppe distrazioni”

Francesco Bressan ha 24 anni e abita a Mestre (Veneto). È uno studente con Distrofia Muscolare di Duchenne dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dipartimento di Scienze Ambientali. Inoltre, Francesco è un atleta di Wheelchair Hockey, milita nei Treviso Bulls. Lo abbiamo contattato per raccontarci la sua nuova routine, in relazione soprattutto alla sua vita universitaria.

A seguito dei numerosi Dpcm sul Coronavirus in Italia, com’è cambiata la tua quotidianità?

“Fin da quando il virus ha iniziato a diffondersi in Italia, trascorro le mie giornate a casa. Senza dubbio, esse sono scandite dalla monotonia. Sono quasi sempre davanti al computer o alla televisione, non potendo più uscire per andare all’università, allenarmi o passare il tempo con gli amici. Tuttavia, ho la possibilità di svolgere molte attività che mi tengono impegnato e mi aiutano a non pensare troppo alla difficile situazione.

Oltre a seguire le lezioni dell’università a distanza e andare avanti con lo studio individuale, guardo spesso video, film, serie tv, documentari, consulto giornali online per essere aggiornato su quanto succede in Italia e nel mondo, chatto o faccio videochiamate con qualche amico. Mi ritengo fortunato perché, grazie alla tecnologia, è possibile, anche in momenti difficili, mantenere un alto livello di socialità e un accesso illimitato all’informazione, cosa che in passato sarebbe stata impossibile”.

Sono state mobilitate soluzioni alternative per garantirti il prosieguo degli studi?

“Sì, la mia università ha disposto a tutti i docenti di erogare, ove possibile, le proprie lezioni in modalità online, e tutti i miei professori si sono adeguati. Sicuramente è un’ottima modalità per far fronte all’emergenza consentendo comunque agli studenti di proseguire la propria carriera. Ma nel caso di alcuni professori poco ‘tecnologici’, il livello di comunicazione e di apprendimento può risentirne. Quando posso mi collego per seguire le lezioni, tuttavia non riesco a farlo con la stessa costanza e attenzione che impiego nelle lezioni in presenza. In casa mi concentro più difficilmente, perché ci sono più fonti di disturbo, date ad esempio dai miei familiari o i miei gatti, ma anche per la semplice consapevolezza di essere meno controllato e sapere di poter godere di maggiore libertà”.

Tu sei anche un atleta di Wheelchair Hockey, in quanto militi nei Treviso Bulls. Ci sono stati cambiamenti significativi nella tua vita da sportivo? I decreti hanno avuto effetto anche su partite e allenamenti?

“Come tutti, purtroppo, la palestra è stata chiusa. Non ci possiamo allenare e le partite del nostro campionato sono state momentaneamente sospese. Personalmente mi dispiace non poter praticare il mio sport per così tanto tempo, perché rappresenta per me una continua sfida, una valvola di sfogo, un’opportunità di miglioramento e di trascorrere il tempo e divertirmi in compagnia. Allo stesso modo però riconosco l’assoluta necessità di sospendere per un periodo tutte le attività che possano favorire la diffusione del virus, mettendo quindi a rischio la mia salute e quella delle altre persone”.

In un post su Facebook hai esortato alla responsabilità comune, diffondendo l’hashtag #iorestoacasa. Ecco, c’è qualche consiglio che vorresti dare a chi, come te, passa il tempo tra le propria mura domestiche e non sa cosa fare?

“È certamente una brutta situazione, in cui nessuno vorrebbe essere. Però, affinché essa si risolva nel più breve tempo possibile, è necessario che tutti facciano il sacrificio di limitare il più possibile i contatti con le altre persone, riconoscendo la vulnerabilità di numerose categorie di persone agli effetti negativi del virus, prime su tutte le difficoltà respiratorie. In questi tempi dover rinunciare alla vita sociale può essere visto come un’impresa impossibile, ma la gente spesso non si rende conto delle cose che la tecnologia ci permette di fare anche restando comodamente seduti sul divano.

Possiamo ad esempio comunicare e interagire con amici e parenti, lontani e vicini che siano, guardare contenuti illimitati di ogni genere e su ogni piattaforma, giocare con la realtà virtuale, ascoltare interi concerti, e naturalmente studiare e lavorare da casa. Una cosa che mi piace particolarmente, e che consiglio a tutti, è esplorare luoghi e ammirare attrazioni di tutto il mondo utilizzando Street View di Google Maps, che permette di fare lunghi ‘viaggi’ senza muoversi da casa e dà anche la possibilità di entrare nei musei o in altri posti inaspettati”.

In una nostra recente intervista, un’altra persona con disabilità ci ha raccontato le difficoltà di riuscire a seguire le cure fisioterapiche previste. Tu hai esigenze particolari di questo tipo? Se sì, sono state prese delle misure per garantirle?

“Io solitamente faccio fisioterapia presso la sede della UILDM di Venezia, anche se non in maniera continuativa, in quanto mi sono garantiti solamente alcuni cicli composti da un certo numero di sedute durante l’anno. In questo periodo non stavo effettuando sedute, tuttavia non posso dire con certezza se, a causa di questa emergenza, il centro sia stato chiuso e le fisioterapie, tra cui quelle a domicilio, siano state sospese. Invece, per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, di cui usufruisco tutte le mattine per alzarmi e due pomeriggi alla settimana per fare il bagno, posso confermare che il servizio sta proseguendo regolarmente senza problemi, e gli operatori sono provvisti di tutti i dispositivi di protezione necessari”.

Sei fiducioso che l’Italia riuscirà ad arginare questa situazione?

“Sì. Non so quanto durerà questa situazione, ma ho visto che la maggior parte degli italiani ne ha compreso la gravità e sta facendo la propria parte, unendosi agli enormi sforzi del sistema sanitario nazionale e di tutto il personale che lavora senza sosta negli ospedali. Quindi sono convinto che la nostra vita tornerà come prima. L’importante è essere positivi, ma non al virus”.

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Ultima modifica: 20/04/2020

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.