Cos’è e come funziona il WheelChair Hockey

L’Hockey in carrozzina è uno sport bellissimo e praticabile da tutti! Per dare un inizio ufficiale alla collaborazione tra Ability Channel e la FIWH – la Federazione Italiana WheelChair Hockey – andiamo insieme alla scoperta di questa fantastica disciplina, quali sono le sue regole e come funziona. 

La passione per il WheelChair Hockey

La mia prima partita l’ho giocata nel 1998 – racconta Marco Lazzari, capitano dei Thunder Roma e Vicepresidente FIWH – ero proprio un bambino, avevo 15 anni, e mi ricordo ancora la forte emozione che provai quando entrai in campo per disputare la partita, una bellissima sensazione. 

Ci siamo conosciuti tra una chiacchiera ed un’altra, cosa fai, cosa non fai, pratichi sport, e così mi sono incuriosito ed ho cominciato a seguire le partite, sono stato loro ospite alle finali proprio per vedere meglio, al di là degli allenamenti come si svolge il campionato…Sono 12 anni che sto con loro! – ci dice con entusiasmo Marco Malcotti, mazza in campo dei Thunder Roma. 

Noi ci alleniamo due volte a settimana più le partite di campionato e vari tornei che vengono organizzati durante l’anno da noi e anche da altre società – continua Marco Lazzari – . Ho scoperto il WheelChair Hockey tramite un amico che già lo praticava e sentendogliene parlare mi sono incuriosito molto. Così venni ad assistere ad un allenamento e fu amore a prima vista.

Coach Alessandro

Si gioca 5 contro 5 – spiega Alessandro Marinelli, Coach Thunder Roma e Vice-allenatore della Nazionale Italiana – e i ruoli sono anche determinati in base alle varie patologie che possono avere i ragazzi. Per quanto riguarda i ragazzi con poca forza questo sport da’ modo di poter giocare sia in porta sia in mezzo al campo con uno stick, un qualcosa che si monta davanti alle pedane dei giocatori e permette loro di poter controllare la palla anche se non hanno la mazza. Si ha quindi una duttilità di ruolo, perché appunto i giocatori possono giocare in mezzo al campo e portare i blocchi ai compagni come avviene nel basket, così come possono giocare in porta.
Per quanto riguarda gli altri ruoli invece sono determinati dal punteggio che ogni giocatore ha in base alla patologia: il punteggio massimo è 5 e nella somma dei punteggi in campo si deve raggiungere 10, quindi ogni squadra in base ai ragazzi ed alle loro patologie può schierare una, due o tre mazze oltre agli stick.

Questo sport è nato principalmente per le patologie neuromuscolari soprattutto la Distrofia muscolare. Negli anni però si è capito e si è voluta dare la possibilità di praticare questo sport anche alle persone con altre patologie alle quali venivano dati dei punteggi. Essendo “patologie ospiti” spesso il punteggio raggiunto è quello massimo proprio perché queste persone, potendo fare tantissimi altri sport ma volendo fare proprio questo si sono dovute adeguare al nostro regolamento e questo da’ modo di avere un campionato decisamente equilibrato. 

La squadra che ha vinto di più nella storia di questo sport sono gli Scorpions di Varese che purtroppo però da qualche anno a questa parte sono fuori dal palcoscenico più importante, i Thunder Roma che sono fortunatamente la mia squadra, in 21 anni di storia sono arrivati tra i primi 4. Con il tempo ne stanno emergendo delle altre, una di queste è proprio la nostra avversaria di oggi, i Black Lions di Venezia, così come Padova che lo scorso anno ha tenuto banco vincendo tre campionati consecutivi. Ce ne sono poi delle altre che secondo me riserveranno delle belle sorprese.

Mi ha portato qui l’amicizia che mi legava e mi lega tutt’ora ai gemelli Lazzari che a fine anni ’90 inizi 2000 erano nuovi di questo sport ma già degli ottimi giocatori fino a diventare due dei migliori giocatori della storia di questo sport. Un po’ l’amore per loro quindi ed un po’ per lo sport mi ha portato prima sugli spalti e poi otto anni fa ho avuto questa grandissima occasione di poter allenare i Thunder Roma e non ho potuto assolutamente dire di no visto che era il mio sogno. Con loro ho vinto due campionati e giocato delle finali molto importanti di Coppa Italia e Super Coppa e da 2 anni a questa parte alleno anche la Nazionale Italiana come Vice-allenatore. 

Vincere, una grande emozione 

Le carrozzine con il passare degli anni si evolvono e vengono utilizzate appositamente per l’attività sportiva, quindi sono diverse da quelle che ognuno di noi utilizza nella vita quotidiana – spiega Marco Lazzari

La difficoltà più grande non riguarda tanto i ragazzi quanto i loro familiari, il contorno delle squadre – commenta il coach Marinelli. I ragazzi scendono sempre in campo da professionisti e da atleti mentre intorno a loro purtroppo c’è sempre chi li tratta da disabili. Forse sono un po’ duro su questo ma è la verità, pensano sempre che bisogna dargli un contentino o un occhio di riguardo mentre per me non è così, io li ho sempre trattati da atleti e questa cosa mi ha ripagato molto nel corso della mia esperienza. Sicuramente il più grande problema psicologico ce l’hanno le persone intorno a questi ragazzi, non loro. 

Questa che è iniziata per me è la diciannovesima stagione, sono tanti anni che gioco, ho tanta esperienza e quindi sicuramente faccio sentire questo anche agli altri – racconta Marco Lazzari

Io sono il “bomber” dei Thunder Roma, ho fatto un sacco di finali, 4 scudetti, una Coppa Italia, una Super Coppa ed un anno ho vinto un Triplede – ci dice Marco Malcotti

Devi essere molto preparato perché sennò perdi – ci dice Simone Ranzato – e quando vinci è un’emozione. Sono felice, tanto felice. 

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