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Trasporto disabili Roma, Comitato Metro X Roma: “Accessibilità a chiazze”

Nella 3° puntata della nostra inchiesta sul trasporto disabili di Roma diamo voce al coordinatore del Comitato Metro X Roma

Il nostro viaggio nel mondo del trasporto disabili di Roma continua con Riccardo Pagano, coordinatore del Comitato Metro X Roma, una realtà che si occupa di reperire tutte le informazioni necessarie atte a informare i cittadini. Anche in questo caso, la chiacchierata con il rappresentante del Comitato Metro X Roma è stata indirizzata sul tema dell’accessibilità fisica, spaziando anche sui problemi legati a chi ha una disabilità visiva.

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Secondo te, l’accessibilità è garantita dal servizio del trasporto disabili di Roma?

“Purtroppo l’accessibilità è a chiazze. Non è diffusa su tutte le infrastrutture della città e, nel caso del servizio di superficie, è limitata solo a 21 linee. Cioè sono linee in cui Atac garantisce mezzi adatti anche al trasporto disabili. Nel senso che, ad esempio, hanno la pedana. Cosa che non è frequentissima in alcuni modelli di autobus che abbiamo a Roma. Inoltre, in quanto elettriche, negli anni le pedane si rompono. Molte non sono funzionanti.

Ci sono 21 linee garantite, anche se, a causa della carenza di mezzi, è capitato spesso che venisse effettuato il servizio con autobus non dedicati al trasporto disabili. Chiaramente, quando c’è una grande esiguità di mezzi, si manda in strada quel che si può. Che succede quando alla fermata arriva un mezzo con la pedana rotta? Teoricamente si dovrebbe attivare l’invio di un bus attrezzato, dal deposito dovrebbero mandare un mezzo che l’abbia funzionante. Ma è un modo molto carino per dire che si aspetta l’autobus successivo.

Invece, sulla rete metropolitana, la situazione è leggermente migliore. Più che altro perché la linea C, la parte della linea B degli anni Novanta (da Termini a Rebibbia), la linea B1 e le parti più recenti della linea A hanno gli ascensori. Però alcune delle principali stazioni della metro A, purtroppo, hanno solo un servizio con servoscala. Questo è un problema, perché se non c’è personale fisso in stazione l’accessibilità è falsata. Il servoscala è una misura di miglioramento di una situazione preesistente, ma non è un vero e proprio sistema di accessibilità reale.

Per accessibilità intendo un contesto in cui autonomamente un disabile è in grado di scendere in stazione o entrare nel mezzo. Tuttavia negli autobus questo non è possibile, serve qualcuno che tiri giù la pedana. Nelle metropolitane, invece, è possibile solo quando non c’è il servoscala. Per farti capire, le stazioni con servoscala e senza ascensore sono Ottaviano, Lepanto e Flaminio. Mentre a Barberini, Repubblica e Vittorio Emanuele addirittura è assente lo stesso servoscala. La stazione più controversa, però, è San Giovanni (snodo tra linea A e C, ndr). Tu hai la linea C fornita di sistemi accessibili contro la A che non ne ha. Così tu vedi un utente con disabilità che arriva dalla C e che non può andare alla A”.

Tuttavia, oltre alla disabilità fisica, c’è anche il problema di quella visiva. Molte volte la segnaletica preposta è spesso mal curata e poco diffusa.

“Tieni conto che ci sono stazioni che non hanno proprio questi percorsi. Sempre Ottaviano, Lepanto, Flaminio, Spagna, Barberini, Repubblica… anche sulla Carta dei Servizi te ne puoi rendere conto. Soprattutto nella metro A, la linea principale verso il centro storico. Purtroppo l’adeguamento delle vecchie strutture vanno estremamente a rilento. I piani di Ammodernamento Linea A, che intervenivano anche su questo, purtroppo non sono mai stati completati”.

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Secondo te, come mai non c’è un graduale miglioramento del servizio nonostante sia un tema più volte affrontato negli anni da svariati giornalisti?

“Ci sono due ordini di problemi. Il primo legato alla funzionalità dell’infrastruttura, indipendente da chi la gestisce. Ad esempio, se alla stazione manca un ascensore o ci sono solo scalini, dovrebbe essere l’amministrazione capitolina a farsi carico del tema. È vero che i giornali ne hanno parlato, ma è anche vero che la tendenza della politica, già nelle tante difficoltà del trasporto pubblico locale, è trattare l’accessibilità come un problema minore rispetto al resto. Non è una cosa né etica né corretta, siamo comunque di fronte a utenti come gli altri. Viceversa, c’è anche un problema di gestione. Quel poco che c’è, molto spesso non è in funzione o è danneggiato. Lo vediamo spesso sulle scale mobili, sui montascale o sugli ascensori. Se si va sul sito di Atac, nella sezione dedicata all’accessibilità per disabili, c’è l’elenco di tutti i servizi che non funzionano. E sono tantissimi.

Tutto ciò causa la situazione in cui ci si rinfaccia questi problemi, senza arrivare alla soluzione. È giusto che il gestore dica al Comune che l’infrastruttura è inadeguata, ma è giusto anche che il Comune dica al suo gestore che quell’infrastruttura non la sa gestire. Si creano queste forme di scarica barile. Bisognerebbe prenderne atto e decidere il prima possibile di concludere i piani di ammodernamento e il rinnovo del parco mezzi. Questo chiaramente migliora la gestione del servizio. In aggiunta, il gestore dovrebbe creare delle routine più efficaci. Ti faccio un esempio: il numero verde della disabilità funziona tutti i giorni feriali, escluso il sabato, dalle 8 alle 18. Già qui uno storce il naso, si potrebbe garantire un servizio h24.

C’è un ulteriore ordine dei problemi: la gestione della disabilità è demandata ad Atac. A Roma, però, esistono due gestori: Atac e Roma Tpl. E teoricamente ce ne sarebbero anche altri. Secondo la normativa, poi, nel tempo se ne potrebbero aggiungere. In questa situazione dovrebbe essere il Comune a dotarsi di un sistema di informazione sull’accessibilità nei mezzi per i disabili. Anche Londra ha dovuto affrontare un problema simile, quando fece il passaggio dalla gestione pubblica a quella privata”.

Dunque cosa servirebbe?

“Andrebbe fatto un ragionamento. Non necessariamente la gestione della disabilità dovrebbe essere in capo del gestore del servizio. Potrebbe essere in capo a una struttura comunale che, in realtà, si occupa proprio di questo. Teoricamente è stata tentata, ma non mi risulta abbia avuto particolare successo”.

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Anche la comunicazione lascia molto a desiderare. In generale, arrivano spesso informazioni sbagliate. Basti pensare alle app per smartphone. Peggio accade agli utenti con disabilità. Anche qui, è colpa del fatto che tale problematica viene sentita come secondaria?

“Sì, purtroppo. È un tema che finisce in secondo piano rispetto a una complessità già fragile, è questo il problema. Il trasporto disabili è considerato come un surplus, quasi una iattura. Ed è assurdo. Non ci si rende conto poi che ognuno di noi potrebbe incorrere nella disabilità motoria, la più considerata sui mezzi per via della morfologia degli impianti. Anche l’invecchiamento ci riguarda, ad esempio. La popolazione del centro storico di Roma sta invecchiando, e questo diventa un motivo per non abbandonare l’automobile. Chi si fa anziano dubita che il trasporto pubblico locale possa essere sicuro.

Intercorre quindi un altro problema: ‘Se mi rompo una gamba, non vado più a lavoro?’. Questo tema c’è, è abbastanza rilevante. La difficoltà dell’accessibilità è complesso, vale per tutti, non si può ridurre a mettere solo un montascale. Nelle progettazioni per le linee del futuro bisognerà apporre maggiore attenzione. C’è da dire che nelle stazioni più recenti gli ascensori ci sono, ma spesso i percorsi sono complessi, perché anche nella costruzione di questi sistemi si ragiona per le persone che camminano. Con tutti i grattacapi della mobilità che ci sono, purtroppo chi va a gestire le problematiche finisce per ignorare quelli che ritiene minori”.

Riccardo Pagano del Comitato Metro X Roma ci aiuta a guardare al problema a 360°: a tutti può capire di avere problemi deambulatori – permanenti o temporanei. Dunque, diventa assolutamente vitale condurre l’argomento in una funziona di un’ottica completamente sociale. Si conclude così la terza puntata della nostra inchiesta. Ecco chi abbiamo già intervistato e chi presto interverrà e cosa proporremo sul tema:

L’intervista a Riccardo Pagano, coordinatore del Comitato Metro X Roma, è stata realizzata mercoledì 7 agosto 2019. Eventuali aggiornamenti in merito all’accessibilità sulle tratte affrontate non sono state tenute in considerazione. Se siete stati sfortunati protagonisti di vicende simili oppure avete riscontrato delle migliorie, raccontateci la vostra testimonianza a redazione@abilitychannel.tv.

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Ultima modifica: 26/10/2020

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.