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Legge contro Omotransfobia, Zan: “Approvazione? Spero primavera 2021”

Intervista al deputato Zan, primo firmatario legge contro Omotransfobia: "Se il Senato approva il testo, l'Italia fa passo in avanti"

Mercoledì 4 novembre 2020 la Camera ha approvato il testo unificato sulla Legge contro l’Omotransfobia, l’omolesbobitransfobia e la misogenia con ben 265 sì, 193 no e un astenuto. Si tratta di una legge che riguarda anche le persone con disabilità, in quanto il 27 ottobre 2020 il documento ha esteso i reati commessi tenendo conto anche della disabilità della vittima.

Legge contro l’Omotransfobia, deputato Zan: “Testo a beneficio di tutti”

La legge contro l’omotransfobia approvata alla Camera amalgama ben 5 proposte di normative passate (BoldriniZanScalfarottoPerantoniBartolozzi). Per comprendere meglio alcuni degli argomenti proposti, abbiamo chiamato il deputato Alessandro Zan, primo firmatario del disegno di legge.

Come mai è stata apportata l’integrazione relativa alla disabilità della vittima?

“Durante le audizioni in Commissione Giustizia, alcuni penalisti hanno ritenuto importante inserire anche il tema della discriminazione nei confronti delle persone disabili, e parlare dunque dell’abilismo, in relazione al fatto che una direttiva europea del 2012 ha individuato che, tra le vittime più vulnerabili dei crimini d’odio e dell’istigazione all’odio e alla violenza, ci sono le donne, le persone LGBT+ e le persone disabili, oltre ai migranti che sono già inseriti nella Legge Mancino.

Si è maturato un convincimento che è venuto da più parti, ma soprattutto dalla deputata di maggioranza Lisa Noja, che su questo tema è sempre stata molto presente e ci ha invitato a fare molte riflessioni. Con gli emendamenti in Aula siamo arriva a costruire un percorso di condivisione che ci ha portato a inserire la fattispecie della disabilità nei 604-bis e 604-ter del codice penale.

Vi erano alcune perplessità da parte di alcuni deputati sul fatto che la disabilità avesse già una tutela legislativa con delle aggravanti. Tuttavia ci si è resi conto che inserire i crimini d’odio nei confronti della disabilità avrebbe costituito un arricchimento ulteriore nel contrastare quelle forme di violenza che avvengono soprattutto attraverso i social network. Credo sia una conquista veramente importante e rappresenta un avanzamento europeo.”

Leggi anche: Perché il ddl Zan riguarda anche i disabili?

Nei giorni scorsi c’è stato un forte dibattito sull’istituzione della Giornata Nazionale contro l’omotransfobia (prevista per il 17 maggio). Come mai?

“Tale Giornata è riconosciuta dalle Nazioni Unite dal 2004 e successivamente istituita dal Parlamento Europeo. Si celebra il 17 maggio di ogni anno poiché in questa data nel 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cancellato l’omosessualità dalle malattie mentali. E l’ha fatto anche tardivamente, parliamo di 30 anni fa, sembra quasi assurdo. Questa parte era presente in uno dei progetti di legge e ci è sembrata utile inserirla anche nella Legge contro l’Omotransfobia.”

L’Italia mostra comunque ancora arretratezza culturale nell’affrontare questo tema: alcuni articoli infatti parlano di legge contro l’omofobia, quando in realtà è la legge contro l’omotransfobia. Come si può arricchire culturalmente il nostro Paese per non parlarne sempre troppo tardi?

“In base alla Rainbow Map, che mostra quali stati europei accettano e includano socialmente le persone LGBT+ e quelle considerate più vulnerabili (donne e persone disabili), l’Italia è agli ultimi posti, e si trova accanto a paesi come Estonia, Lituania e Polonia, dove vi sono tantissimi problemi di discriminazioni contro gay, lesbiche e trans.

Noi siamo molto orgogliosi di questa legge in quanto, oltre alla soluzione penale, abbiamo inserito degli strumenti. Ad esempio, la messa alla prova delle pene alternative. Se il reo che ha commesso la violenza o l’atto di istigazione accetta la pena alternativa, può essere recuperata facendola lavorare nelle associazioni che proteggono e difendono le vittime dei crimini d’odio, in modo tale che, stando vicino alla sofferenza di queste persone e conoscendo realmente cosa significa essere discriminati, possa trasformare i sentimenti di odio in sentimenti positivi.”

Rainbow Map 2020 (Fonte: ILGA Europe)

Gli oppositori della legge dicono che si rischia una limitazione alla libertà di espressione. Dove finisce questo concetto e dove inizia l’incitamento all’odio?

“Nel nostro ordinamento abbiamo due principi costituzionalmente stabili: la libertà di espressione (articolo 21) e la tutela della dignità umana (articolo 2 e 3). Siccome esiste la Legge Mancino che punisce i crimini d’odio per etnia, religione e razzismo, si tratta di un argomento consolidato. Noi non abbiamo inventato una legge, facciamo un’estensione.

Tra l’altro, la Legge Mancino ha avuto molte sentenza della giurisprudenza, le quali hanno stabilito che la libertà di espressione non può mai diventare istigazione all’odio. Ma quando accade ciò? Quando l’opinione e l’espressione determina un effettivo pericolo di discriminazione.

Quando l’espressione determinata un concreto pericolo di discriminazione per una persona, quella non è un’opinione, ma un reato, che è già presente nel nostro ordinamento. Chi critica questa legge lo fa in malafede, perché sa benissimo che nel nostro ordinamento è già reato, c’è già una fattispecie che noi stiamo semplicemente estendendo a sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.”

In un’intervista a Open parlavi del fatto che questa legge è un tuo riscatto personale perché hai vissuto certe discriminazioni. Come si può fare in modo che questi temi vengano condivisi non solo da chi è vittima?

“Tutte le persone che fanno parte dell’insieme delle potenziali vittime hanno subito delle discriminazioni. E se dicono di non averle subite, probabilmente è perché hanno rimosso questo fatto. Lo dico perché è capitato anche a me: ho sempre detto di non aver subito discriminazione per il mio orientamento sessuale, però tornando indietro nel tempo mi sono reso conto che non è così.

C’è questa grande capacità dell’essere umano di rimuovere esperienze dolorose del passato che possono essere riscoperte se uno si interroga a ritroso. Ritengo che tutte le ragazze e tutti i ragazzi che fanno parte di queste categorie cosiddette ‘vulnerabili’ hanno subito delle discriminazioni.

Questa legge non è per la ‘riserva indiana’, ma serve a tutto il Paese. Se noi contrastiamo i crimini d’odio, il bullismo e la discriminazione, creiamo una società più giusta, moderna, civile e avanzata.

Esiste una correlazione molto stretta tra i Paesi che hanno una legislazione molto avanzata e il loro welfare sociale, la loro qualità della vita e il loro benessere economico. Invece nei Paesi dell’Est Europa c’è omofobia di stato, si discriminano donne e disabili: qui c’è una bassa qualità della vita, c’è un basso salario, c’è un un welfare sociale molto ridotto. Quando vai ad avanzare un Paese in termini sociali, ciò va a beneficio di tutti, non solo di una parte.”

La legge contro l’omotronsfobia passa al Senato. Quali sono i prossimi step? Ci sono date certe?

“Non ci sono date certe, dipende molto dal calendario del Senato. Inoltre stiamo entrando nella sessione di Bilancio che impedisce per regolamento di affrontare leggi che abbiano degli impegni di spesa (noi stanziamo dei soldi per centri anti-discriminazione).

Ragionevolmente, penso che la legge inizierà l’iter al Senato per gennaio. Quando si concluderà? Se come accaduto alla Camera la Destra presenterà tanti emendamenti ostruzionistici, ci vorrà molto tempo per approvarla.

Per la primavera del 2021 spero di avere la legge approvata. Certo è che non deve essere cambiata: se viene modificata, torna alla Camera, e questo ne comprometterebbe l’esito. Se il Senato approvasse il testo così com’è, l’Italia farebbe un passo in avanti molto importante.”

Ultima modifica: 15/10/2021

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.