Scienza

Tetraplegia: cos’è, cause, sintomi, cure e chi è un tetraplegico

La tetraplegia è una delle forme peggiori di paralisi e può emergere a seguito di un trauma o una lesione al midollo osseo in zona cervicale

La tetraplegia è una forma grave e complessa di paralisi, in quanto comporta la parziale o completa perdita del movimento volontario a causa del deficit di controllo di uno o più muscoli.

In base al caso, può riguardare in modo permanente l’articolazione di tutti e quattro gli arti del nostro corpo e il torso. Certe volte, riguarda anche i sensi. In sostanza, questa condizione è caratterizzata da una immediata o progressiva perdita di mobilità e sensibilità degli arti. È una delle principali cause di disabilità in Italia.

In genere le cause sono da ricercare in una grave lesione del midollo spinale a livello cervicale. A seconda della localizzazione del trauma però, il paziente potrebbe incorrere anche in situazioni più severe. Oggi le cure disponibili mirano a correggere le lesioni minori, senza però guarirle del tutto.

Ma quanti sono i tetraplegici in Italia? Secondo i dati diffusi da Inail, nel Bel paese abbiamo circa 70mila persone con esiti di lesione al midollo spinale, di cui 2/3 di età inferiore ai 60 anni. Ogni anno invece 1.500 / 2.000 persone diventano paraplegiche o tetraplegiche. La tetraplegia si differenzia dalla paraplegia in quanto quest’ultima riguarda solamente la parte inferiore del corpo.

Quanti tipi di tetraplegia esistono?

Dietro a un paziente tetraplegico ci sono lesioni o traumi del midollo spinale e delle arterie vertebrali. A seconda della localizzazione e dell’intensità del trauma, la condizione può assumere diversi connotati. Sappiamo che può riguardare ben 7 vertebre cervicali che sorreggono il cranio, e che possiamo identificare con le sigle C1- C2 – C3 – C4 – C5 – C6 – C7. Tranne per le lesioni alla vertebra C7, i restanti traumi non consentono alla persona una nuova attività quotidiana.

Cause e conseguenze: a cosa è dovuta la tetraplegia?

Le cause della tetraplegia sono da ricercare nelle lesioni e nei traumi patiti dal midollo osseo a livello cervicale. Le conseguenze che determinato un grave trauma sono:

  • incidente d’auto;
  • cadute da motociclette e motorini;
  • violenti impatti da cadute accidentali;
  • violenti impatti derivati da attività sportive (anche estreme);
  • ferite da armi da fuoco o ferite da taglio.

Nel caso in cui la colonna vertebrale sia già indebolita, è più probabile andare incontro a tetraplegia. Ciò riguarda persone con artrite reumatoide, osteoporosi e stenosi spinale. Ne può conseguire anche un deficit neurologico, come tetraplegia incompleta, tetraplegia completa e paralisi incompleta.

A questa condizione possono essere associate diverse malattie, in quanto le lesioni che colpiscono il midollo osseo in questo segmento possono dar vita a tumori celebrari, forme di necrosi del midollo, poliomielite, distrofia muscolare, sclerosi multipla e rabbia.

Diagnosi della tetraplegia

Le persone con tetraplegia vanno trattate presso le Unità Spinali. Gli strumenti per la diagnosi sono:

  • test neurologici;
  • TAC;
  • analisi radiologiche con liquido di contrasto alle membrane delle meningi;
  • stimolazioni magnetiche del cranio.

Quali sono i sintomi della tetraplegia?

Come affermato precedentemente, la gravità della patologia dipende dalla zona e dall’intensità del trauma. Perciò, anche i segni che evidenziano la presenza della tetraplegia possono differire in base alle sigle sopracitate. Se volessimo comunque elencare un quadro generico dei sintomi, bisognerebbe annoverare:

  • dolore;
  • difficoltà o incapacità di movimento volontari;
  • difficoltà respiratoria;
  • contrazione incontrollata dei muscoli;
  • progressiva perdita della forza muscolare;
  • stipsi, incontinenza o spasmi della vescica.

Più nel dettaglio, possiamo trovare:

Vertebra danneggiataCosa provoca
C1-C2Morte del soggetto o dipendenza da ventilatore meccanico
C3Paralisi del tronco e perdita della funzionalità del diaframma
C4Perdita della funzionalità di bicipiti e spalle e difficoltà respiratorie
C5Incapacità di muovere o spostare bicipiti, spalle, polsi e mani e paralisi del tronco
C6Limitato controllo di movimento del polso e completa perdita di movimento della mano
C7Oltre alla possibile paralisi del tronco, una limitazione al movimento degli arti superiori impedendo anche l’articolazione di mani e dita

Quanto si vive con la tetraplegia?

Tenendo in considerazione che attualmente i trattamenti disponibili mirano a migliorare la qualità di vita della persona, e non a correggere il trauma, il tasso di mortalità è più elevato nei bambini con lesioni spinali. Tuttavia la tetraplegia può colpire chiunque, in particolare persone tra i 15 e 35 anni d’età. Una stima effettiva su quanto può vivere un tetraplegico è difficile da fare, visto che ogni caso ha una storia e una gravità a parte.

Si può guarire dalla tetraplegia?

Questo articolo ha uno scopo puramente informativo e non sostituisce in alcun modo il parere di un medico, eventuali dubbi o scelte terapeutiche vanno discussi con i professionisti del settore.

Allo stato attuale, non esiste un intervento risolutivo che possa contrastare questa patologia. Le terapie innovativi più recenti hanno provato l’utilizzo delle cellule staminali, con lo scopo di ripristinare la funzionalità dei movimenti e della sensibilità.

Altre soluzioni invece mirano al contenimento dei sintomi e a rendere più efficiente e autonoma possibile la vita di una persona tetraplegica. In particolare:

  • somministrazione di corticosteroidi e medicinali per rilassare muscoli ed alleviare il dolore;
  • trazioni spinali e sedute fisioterapiche-riabilitative;
  • intervento chirurgico per rimuovere detriti ossei o liquidi che possono premere sul midollo spinale;
  • terapia fisica, occupazionale e riabilitativa.

Leggi anche: ‘Tetraplegico recupera l’uso delle mani’: non è proprio così

Ultima modifica: 06/07/2023

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.