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Peter Dinklage: biografia, filmografia e dibattito sul nanismo

Peter Hayden Dinklage è un attore americano con acondroplasia famoso soprattutto per aver recitato in "Game of Thrones". Ecco la sua storia

Peter Hayden Dinklage è nato l’11 giugno 1969 a Morristown, nel New Jersey, ed è un attore e produttore con acondroplasia (è alto 1,35 cm), una forma comune di nanismo. Dinklage è famoso per numerosi ruoli teatrali, televisivi e cinematografici che lo hanno reso celebre in tutto il mondo, a cominciare da “Il Trono di Spade” (in inglese “Game of Thrones), serie tv nella quale ha interpretato Tyrion Lannister.

Peter Hayden Dinklage: bio e vita privata

Peter Dinklage è nato da John Carl Dinklage, un venditore di assicurazioni, e Diane Dinklage, un’insegnante di musica di scuola elementare, ed è l’unico componente della famiglia con acondroplasia. Ha un fratello, Jonathan Dinklage, che ha ereditato la passione della madre per la musica, diventando un famoso violinista. Peter è vegetariano dall’età di 16 anni.

L’attore è molto riservato riguardo la sua vita privata. Al momento è noto che nel 2005 ha spostato la regista e attrice teatrale Erica Schmidt, dalla quale ha avuto due bambini, una figlia nata nel 2011 e un figlio nato nel 2017. In merito alla cicatrice sul volto dell’attore invece, sappiamo che è comparsa a seguito di un incidente (fu accidentalmente colpito da una ginocchiata) nel nightclub CBGB di New York, dove Dinklage si stava esibendo con la band Whizzy negli anni Novanta.

Dinklage ha subìto numerose operazioni di rasatura delle ossa. “Una procedura comune” per prevenire le complicanze della sua condizione, ha raccontato nel 2012 a Rolling Stone, ma a cui non tutti si sottopongono: “Ma se non lo fai può tornare indietro e farti f*ttere. Può portare alla scoliosi e alle gambe molto arcuate e difficoltà a camminare”.

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Peter Dinklage assieme alla moglie Erica Shmidt (Photo by Evan Agostini/Invision/AP)

La carriera attoriale di Peter Dinklage

L’interesse per la recitazione da parte di Dinklage emerse già nei primi anni di età, una passione che lo porterà nel 1991 a laurearsi in recitazione al Bennington College, dando così il via alla propria carriera.

Una carriera che, contrariamente a quanto vediamo oggi, agli inizi ha stentato a decollare. In primis perché lo stesso attore rifiutava ruoli di personaggi con la sua stessa disabilità, soprattutto se ricalcavano grottescamente tale condizione. E poi perché, nonostante ricevesse elogi dalla critica, in alcune occasioni ha fatto parte di pellicole che non hanno avuto un gran successo commerciale. Perciò, prima di diventare attore a tempo pieno, ha lavorato per diversi anni in una società di elaborazione dati.

Un primo cambio di passo avvenne nel 1995, quando recitò assieme a Steve Buscemi in “Living in Oblivion“, una commedia drammatica che vide Dinklage nel ruolo di un attore con nanismo stanco dei suoi ruoli cliché. Un anno dopo invece prese parte alla pellicola drammatica “Bullet” insieme a Tupac Shakur.

Ma la vera svolta di carriera ha una data ben precisa: il 2003, quando vestì i panni di Finbar McBride nel film “The Station Agent“, ottenendo una nomination come Miglior interpretazione di un attore maschio in un ruolo da protagonista alla “Screen Actors Guild” e una nomination come Miglior protagonista maschile al “Film Indipendent Spirit Awards”.

Prima di allora però, Dinklage aveva acquisito un’ampia esperienza teatrale recitando in numerosi spettacoli, come “The Killing Act”, “Imperfect Love”, “A Month in Ivan Turgenev”, “the Country”, “Richard III” e “Uncle Vanya”. Insomma, il bagaglio di esperienza prima e il giusto ruolo cinematografico nel giusto momento poi hanno permesso alla stella dell’attore americano di iniziare a brillare.

Successivamente infatti Dinklage prese parte a numerose pellicole cinematografiche, come “Elf” (2003), “Find Me Guilty” (2006), “Le cronache di Narnia: il principe Caspian” (2008), “X-Men- Giorni di un futuro passato” (2014), “Pixels” (2015), “Avengers: Infinity War” (2018) e “Cyrano” (2021) – quest’ultima pellicola gli ha fatto ottenere una nomination ai Golden Globe Award come miglior attore in un musical.

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In linea generale Dinklage ha spesso ottenuto critiche positive nei confronti del suo lavoro: la maggior parte delle recensioni infatti – anche di pellicole che non hanno avuto un certo successo – hanno elogiato la performance dell’attore con nanismo. Una dimensione però che non è limitata solo al palcoscenico di un teatro o al grande schermo, ma che ha invaso anche la televisione.

Di fatto è sul piccolo schermo che Peter Dinklage ottenne la fama mondiale. Prima di tutto, tra il 2005 e il 2006, recitò nei panni di Marlowe Sawter nella serie tv “Nip/Tuck” e nelle vesti di Arthur Ramsey in “Threshold“, ma la vera spinta di carriera arrivò qualche anno dopo, e in un preciso arco temporale: tra il 2011 e il 2019 interpretò Tyrion Lannister ne “Il Trono di Spade“, serie televisiva dal successo commerciale mondiale che gli fece ottenere un Emmy Award come miglior attore non protagonista in una serie drammatica nel 2011, 2015, 2018 e 2019, e il Golden Globe 2012 come miglior attore non protagonista.

Oltre a ciò, l’attore americano si è cimentato anche nel ruolo di doppiatore, donando la sua voce nel 2012 al Capitan Gutt in “L’era glaciale 4: Continenti alla deriva” e nel 20124 a Spettro nel videogioco Destiny. In Italia Peter Dinklage è stato più volte doppiato da Gaetano Varcasia, il quale però è morto a causa di un tumore il 10 novembre 2014.

Peter Dinklage: il dibattito sul nanismo

Oltre a rifiutare ruoli grotteschi riguardanti la sua disabilità, Peter Dinklage ha preferito non diventare una vera e propria bandiera delle persone con nanismo. Un’uscita molto importante però arrivò in occasione della vittora del Golden Globe nel 2012, quando lo stesso attore invitò il pubblico a ‘googlare’ il nome di Martin Herderson, un uomo con nanismo del Somerset (Inghilterra), che morì nel 2016 a seguito di numerose ferite riportate alcuni anni prima, dopo esser stato lanciato in un bar da un tifoso di rugby.

In poche e semplici parole, Dinklage alzò l’attenzione sul “Lancio del nano“, una pratica barbarica diffusa nei pub e nelle discoteche, caratterizzata appunto dal lancio di una persona con nanismo – un accenno lo abbiamo nella pellicola “The Wolf of Wall Street”.

Successivamente, sempre a Rolling Stone, Dinklage tornò sull’argomento, spiegando che comunque non sente di avere una responsabilità verso le altre persone con nanismo: “Forse 20 anni fa avrei fatto tutti questi spettacoli, sbraitato e delirato, ma ora sono un po’ più in pace con le cose e ho fatto quello che volevo fare e ho detto quello che volevo dire. Ho un amico che dice che il mondo non ha bisogno di un altro nano arrabbiato”.

Un altro accenno sulla storia delle persone con nanismo da parte dell’attore americano arrivò sempre nell’intervista rilasciata nel 2012 a Rolling Stone. In base a quanto riportato all’interno del pezzo, molti fan dei libri de “Il Trono di Spade” vedevano nel Tyrion di Dinklage un personaggio diverso da quello presentato dall’autore George R. R. Martin: troppo alto e attraente rispetto a quanto scritto nei libri.

“Questo mostra solo quanto siamo andati avanti – commentò l’attore -. Se fossi nato 400 anni fa, invece di adesso, non avrei la vita che ho. C’erano spettacoli da baraccone e c’era un’orribile discriminazione. Siamo stati i primi a essere uccisi dai nazisti. Quindi penso che sia solo un buon segno dei tempi che le persone possano dirlo”.

Recentemente, nel gennaio 2022, Dinklage è però entrato a gamba tesa sul ritratto della Disney dei Sette Nani del prossimo remake live-action “Biancaneve e i sette nani“.

In un episodio del podcast WTF di Marc Maron, l’attore americano ha spiegato il proprio punto di vista: “Letteralmente senza offesa per nulla, ma sono rimasto un po’ colto alla sprovvista. Erano molto orgogliosi di aver scelto un’attrice latina per il ruolo di Biancaneve, ma stai ancora raccontando la storia di ‘Biancaneve ei sette nani’. Fai un passo indietro e guarda cosa stai facendo lì. Non ha senso per me. In un certo senso sei progressista, ma stai ancora realizzando quella f*ttuta storia arretrata su sette nani che vivono insieme in una grotta. Non ho fatto nulla per portare avanti la causa dalla mia soapbox? Immagino di non essere abbastanza forte”.

La risposta della Disney alle critiche di Dinklage arrivò molto presto: “Per evitare di rafforzare gli stereotipi del film d’animazione originale, stiamo adottando un approccio diverso con questi sette personaggi e ci siamo consultati con i membri della comunità del nanismo. Non vediamo l’ora di condividere di più mentre il film entra in produzione dopo un lungo periodo di sviluppo”.

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Ultima modifica: 21/04/2022

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.